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Belonefobia: chi ha paura degli aghi?

di Angelo

Belonefobia

Chi ne soffre sarà perennemente ansioso anche in situazioni in cui gli oggetti non rappresentano una minaccia.

RIMINI. Chi di voi conosce la Belonefobia? E' una delle fobie più diffuse e meno conosciute tra i pazienti e tra gli operatori sanitari. Parliamo della paura persistente, anormale e ingiustificata degli aghi e gli spilli (conosciuta anche come Aichmofobia). Le persone affette da questa fobia si mostrano intimoriti dagli oggetti acuminati/taglienti, quali aghi, siringhe, coltelli, pezzi di vetro, coltelli, seghetti e qualsiasi altro supporto che possa provocare ferite e sanguinamenti.

Ad essa spesso si associano l'Emofobia (paura del sangue) e la Traumatofobia (paura delle ferite). Tale fobia può scatenarsi non solo nella vita reale, ma anche guardando un film in tv o al cinema. Non è altro che la reazione del corpo davanti ad una situazione sgradevole, di emergenza e/o di pericolo.

Chi soffre di Belonefobia sarà perennemente ansioso anche in situazioni in cui gli oggetti non rappresentano una minaccia (il solo pensare di dover andare in un laboratorio per farsi un'analisi del sangue, oppure nel veder qualcuno in cucina manipolare un coltello). Nei casi pù gravi i Belonefobici evitano di vedere tali oggetti e rifiutano di manipolarli. E' evidente che chi soffre di tale fobia avrà grandi difficoltà ad assistere alle consulte mediche, in quanto temono le iniezioni. La stessa cosa può accadere dal dentista. Al momento del parto anche le donne gravide belonefobiche manifestano difficoltà al momento di ricevere l'anestesia pre-nascita.

Tra i sintomi associati a tale fobia si ricordano: svenimenti, sudore dei palmi delle mani, capogiri, pallore, nausee, vertigini nel momento in cui si viene a contatto o si pensa ad un oggetto tagliente. Alcune ricerche hanno evidenziato, infine, che questa fobia può avere origini ereditarie e genetiche.

L'assistenza infermieristica per tale fobia deve essere mirata e sempre più individualizzata, soprattutto se chi ne soffre è in età pediatrica.

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