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Articolo 49 Codice Deontologico Infermieri: le IPASVI lombarde dicono no a Carlotti

di Redazione

Emiliano Carlotti

Lo fanno con una missiva indirizzata agli “ammutinati” di Pisa firmata dai presidenti di Bergamo (Beatrice Mazzoleni), di Como (Oreste Ronchetti), di Lecco (Cristina Tentori), di Milano - Lodi - Monza - Brianza (Giovanni Mutilo), di Sondrio (Tonino Trinca Colonel), di Brescia (Stefano Bazzana), di Cremona (Enrico Marsella), di Mantova (Andrea Guancialini), di Pavia (Michele Borri) e di Varese (Aurelio Filippini).

MILANO. Il Coordinamento Regionale dei Collegi Ipasvi della Lombardia dice no alla proposta del presidente Ipasvi di Pisa, Emiliano Carlotti (nella foto), di abolire l’articolo 49 del Codice Deontologico dell’Infermiere, per giunta già in fase di revisione.

Lo fa con una missiva indirizzata agli “ammutinati” di Pisa firmata dai presidenti di Bergamo (Beatrice Mazzoleni), di Como (Oreste Ronchetti), di Lecco (Cristina Tentori), di Milano - Lodi - Monza - Brianza (Giovanni Muttillo), di Sondrio (Tonino Trinca Colonel), di Brescia (Stefano Bazzana), di Cremona (Enrico Marsella), di Mantova (Andrea Guancialini), di Pavia (Michele Borri) e di Varese (Aurelio Filippini).

Emiliano Carlotti

Emiliano Carlotti, presidente IPASVI di Pisa.

“Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto la Sua ‘richiesta di disapplicazione Art. 49 Codice Deontologico’ che così recita: l’Infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera; rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale e ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale. La richiesta è motivata, a Suo dire, dalla necessità di ‘prendere atto e soddisfare il bisogno di colleghi e colleghe che rappresentiamo e tuteliamo’. Ci sia consentito di esprimere alcune perplessità rispetto a quanto da Lei proposto - spiegano all’unisono le Ipasvi lombarde - La prima: la natura prettamente giuridica, rileva l’ovvia conseguenza che una difformità di lettura ed interpretazione di un articolo del Codice Deontologico, che ricordiamo essere una fonte integrativa di precetto legislativo, a livello Provinciale e Regionale porterebbe ad una perdita de facto dell’univoca valenza nazionale che esso, per definizione, necessariamente deve possedere comportando agli iscritti una chiara condizione di confusione legislativa e per conseguenza una difficoltà nell’agire professionale. La seconda: l’ipotesi di ‘disapplicare’ o meno uno degli articoli del Codice Deontologico, che è stato pensato ed ideato quale corpus unico, coerente con il contesto professionale, sanitario e sociale del 2009, implica l’idea di focalizzare l’attenzione su un singolo riferimento, additando ad esso tutti, o quasi, i mali della Professione Infermieristica; a noi appare ovvio, come del resto più volte sottolineato dalla FNC IPASVI e dalla presidente Barbara Mangiacavalli, che il rapido mutare del contesto stesso ha determinato la necessità di una revisione globale del Codice Deontologico dell’Infermiere, al fine di adeguare la Professione alle sempre più complesse richieste, tanto degli assistiti quanto dei professionisti che di essi si prendono cura.”

Un processo di revisione che da mesi vede l’impegno di un Gruppo di Lavoro istituito dalla FNC IPASVI, che sta affrontando quegli argomenti che negli ultimi anni sono stati messi “in crisi” dall’evoluzione del contesto stesso di una società che costantemente muta nei bisogni e nella sua etica - continuano dal Coordinamento IPASVI della Lombardia - ci si riferisce al fine vita, al coinvolgimento nel processo di assistenza dei familiari degli assistiti, alla necessità di sviluppare relazioni interprofessionali sempre più complesse, all’aggiornamento scientifico, alle implicazioni dello stesso rispetto al disegno di Legge relativo alla Responsabilità professionale e ad altri temi, non ultimo quelli inerenti la carenza ormai cronica di personale infermieristico, cui. l’Art. 49 fa parte di diritto.

“Naturalmente, proprio perché sappiamo che tale strumento è una fonte integrata di precetto legislativo, il lavoro di revisione che si sta compiendo prevede il coinvolgimento di tutti gli iscritti attraverso una consultazione provinciale - aggiungono le IPASVI della Lombardia - pertanto, l’idea stessa di ‘disapplicare’, o incitare i nostri iscritti ad ‘ignorare’ un articolo del Codice Deontologico ci risulta pretestuosa, strumentale a istanze che nulla hanno a che vedere con il nostro mandato istituzionale, e persino fuorviante rispetto alle reali problematiche che la nostra Professione in questi anni è chiamata ad affrontare”.

La lettura del Codice Deontologico - aggiungono da Milano - non può prescindere dalla visione che vede i principi e i valori della professione come base, e a questo proposito si precisa che anche l’Art. 49 vi si ispira, analizzandolo si evidenziano alcuni passaggi importanti”.

Vediamo quali sono:

1. nell’interesse primario degli assistiti (concetto di advocacy e principio di beneficienza, valore di continuità);

2. compensa le carenze e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi nella struttura in cui opera (valore di ideale di servizio e principio di non maleficienza);

3. rifiuta la compensazione, documentandone le ragioni, quando sia abituale o ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente il suo mandato professionale (principio di responsabilità professionale, valore d’ideale di servizio).


Secondo l’ottica deontologica, commentano ancora le IPASVI lombarde, l’Art. 49 tutela il diritto della persona assistita di avere un percorso di cura e assistenza appropriato e sicuro; chiede al professionista di espletare il dovere di assistere anche in condizioni non ideali e di attivarsi affinché i disservizi e le carenze non perseverino nel tempo e non ledano se stesso e la professione; attivarsi vuole anche dire rivolgersi a chi ha tra i suoi obiettivi associativi di adoperarsi affinché l’organizzazione ponga in essere i correttivi necessari per far operare i professionisti nelle migliori condizioni possibili.

“Ciò che auspichiamo è che si possa sviluppare con le associazioni sindacali, così come con altri attori chiamati ad esprimersi nell’immediato futuro quali associazioni infermieristiche e società scientifiche in primis, strategie che possano realmente portare alla valorizzazione ed alla tutela, anche sotto l’aspetto occupazionale ed economico, della Professione Infermieristica - conclude il Coordinamento degli Infermieri lombardi - tutto ciò perché crediamo che, per dirla con Camus: l’uomo in rivolta è un uomo che dice no… ma se rifiuta non rinuncia tuttavia; è anche un uomo che dice sì fin dal suo primo muoversi; questo no afferma l’esistenza di una frontiera”.

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