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editoriale

Di Covid-19 si muore

di Monica Vaccaretti

Ciò che sta accadendo è troppo per noi. Noi non siamo vostri nemici, il sistema sanitario nazionale è con voi. Non seguite false illusioni e mistificazioni della realtà che acquisite dal web o falsi miti propinati anche da colleghi che nell'idiota luce della ribalta appaiono come guru della medicina. Di Covid si muore, non dateci anche il peso di vedere vite che si spengono per una assurda visione distorta della realtà, ascoltateci. Alcuni di voi credono che vi raccontiamo falsità quando vi chiediamo di potervi aiutare con manovre anche invasive di Terapia Intensiva. Pur nel completo rispetto della vostra autonomia, è perché, ammesso che riusciamo, vogliamo aiutare nel nostro piccolo la Natura a ridarvi la vostra vita. La Rianimazione è come un ponte su cui vi poniamo sospeso nel vuoto di un baratro, raccogliendovi dal ciglio e sostenendo le vostre funzioni vitali finché la Natura, i farmaci o l'intervento chirurgico possano risolvere la cosa, per appoggiarvi poi, se ci riusciamo, sulla sponda opposta. Noi tutti siamo con voi, non siamo i nemici che alcuni vogliono vedere.

Non dateci anche il peso di vedere che vi lasciate morire

Di Covid si muore male e si muore ancora, anche se ora hanno messo in giro la voce che Omicron è soltanto un raffreddore.

È con queste parole drammatiche che il Primario della Rianimazione dell'ospedale San Bortolo di Vicenza, il dottor Vinicio Danzi, si rivolge, in una lettera aperta inviata ai giornali, a chi non accetta di farsi curare e a chi ancora non vuole vedere e capire l'insidia di questa malattia che da due anni ci tiene in scacco.

Ha sconvolto tutti i medici e gli infermieri del San Bortolo il caso di Alessandro Mores, il 48enne vicentino, padre di tre figli, che ha rifiutato di farsi intubare anche in punto di morte. Risultato positivo, cercava di curarsi da solo a casa con farmaci alternativi. I familiari raccontano che era un convinto no-vax e considerava il Covid poco più di un raffreddore. Martedì dopo Natale il figlio di 21 anni, di fronte all'ostinazione del genitore e rendendosi conto che il padre respirava sempre più a fatica, ha allertato il 118.

Prontamente ricoverato in area Covid del Pronto Soccorso, Mores ha chiesto subito di poter firmare il consenso alla non adesione alle cure. Giunto poco dopo in rianimazione ha rifiutato di essere intubato. Il Medico Rianimatore, scongiurandolo di farsi aiutare per avere almeno una possibilità di salvarsi vista la devastante situazione dei polmoni che non riuscivano più a ventilare, ha telefonato ai familiari nella speranza che l'affetto dei suoi cari tenesse l'uomo aggrappato alla vita. Nemmeno la videochiamata con il figlio maggiore in lacrime che gli scongiurava di vivere affidandosi ai medici, ha fatto cambiare decisione ad Alessandro.

Informandolo che la fine sarebbe sopraggiunta presto, nel giro di pochi minuti, per arresto cardiocircolatorio, il Rianimatore è riuscito all'ultimo secondo, prima dell'ultimo respiro, soltanto a strappargli il consenso alle manovre rianimatorie. Ma ormai era troppo tardi anche per essere rianimato. Alessandro Mores è morto due ore dopo il suo arrivo in ospedale con l'ambulanza.

Un uomo non muore così. È una sofferenza inutile, senza senso. Atrocemente stupida.

Non si può morire così, deliberatamente. Senza accettare l'aiuto di chi ha le competenze di salvarti la vita. Di tenerti ancora qui e di guarirti. Non si può morire in nome di una ideologia sbagliata. Di un pensiero che non ha nessun fondamento scientifico. Per chi fa il nostro mestiere è sempre devastante ogni morte che vediamo.

La morte di un paziente, per quanto sia fine naturale della vita, viene vissuta dai sanitari come una sconfitta. Ho visto chirurghi imprecare in sala operatoria per rischiare di perdere qualcuno sotto i ferri, ho visto infermieri piangere in un angolo o mentre ricomponevano una salma dopo aver fatto l'impossibile per salvare uomini e donne. Quando è un bambino a morire, va in lutto tutto l'ospedale.

Non è mai una cosa bella da vedere lo spirito di una persona che se ne va, non è cosa da tutti andarlo a comunicare ai parenti, non è una cosa che puoi dimenticare. La puoi soltanto metabolizzare, per far posto a tutte le altre morti che vengono dopo. Non ci si abitua a veder morire qualcuno. Te le porti dentro, le morti. Pertanto ti devasta l'anima che qualcuno possa morire per scelta e per convinzione. Per niente, Dio santo.

Perché il Covid non esiste, dicono. Perché si vogliono cure che non sono cure, porca miseria. Perché credono di saperne più di noi, credono che siamo noi a far morire con le manovre salva vita, le stesse che si mettono in atto per cercare di salvare da qualsiasi trauma, insulto o malattia quando si rende necessario custodire le funzioni vitali di una persona.

Ho appreso la notizia al risveglio, due giorni dopo l'accaduto, dal giornale della città. E ho pianto. Si piange quando fa tanto male dentro. Ho sentito tutto il dramma che devono aver vissuto, con una intensità travolgente e distruttiva, i sanitari in turno quella notte. Fa male perché morire così è un insulto alla nostra umanità e alla nostra professionalità. È un pugno nello stomaco, una sberla in faccia, uno sputo sul viso, una coltellata alle spalle.

Morire così significa non credere in tutto quello che siamo e facciamo. A questo punto, visto il dilagare del fenomeno sociale, vien da pensare che questa sfiducia non nasca solo adesso con la gestione di questa emergenza planetaria. Lasciarsi morire così, apposta, vuol dire dubitare non tanto delle nostre capacità umane, ma piuttosto della verità. Della realtà. Della scienza. Della medicina. Persone come Alessandro non hanno fiducia di noi come persone, della divisa che onoriamo, del ruolo di responsabilità che abbiamo nella società.

Vedere che qualcuno decide di morire così e che, capace di intendere e di volere, ti proibisce di salvargli la vita o di alleviargli la sofferenza è qualcosa che ti annienta. È aberrante. Disumano.

Chiunque si attacca alla vita quando la morte arriva in maniera traumatica. Quando poi ti manca il respiro tutti cercano ossigeno, è fisiologicamente naturale. Tutti in queste condizioni ti scongiurano di salvarli. Una cosa così non si è mai vista con nessun'altra malattia che sia comparsa sulla faccia della terra. Nessun malato vuole morire così. Anche quando si muore per altro, si desidera essere accompagnati alla morte e si muore serenamente.

Il caso di Alessandro non è isolato, anche se più drammatico di altri per il suo sviluppo. Ci sono tanti troppi Alessandro in corsia tra i ricoverati non vaccinati. I medici vicentini raccontano di aggressività contro i sanitari e di lettere di avvocati che minacciano denunce se gli assistiti non vengono curati con le cure che richiedono. Mi chiedo come sia possibile che ci siano in giro legali che si prestano a redigere queste volontà che non sono testamenti, ma imposizioni contro ogni ragione e logica. Il Primario della Rianimazione di Vicenza ha dichiarato, in un'intervista rilasciata alla tv locale, che farà quello che tali avvocati gli dicono di fare soltanto quando saranno laureati in medicina e avranno esercitato come medici.

Alessandro Mores veniva ogni due giorni a farsi il tampone nel nostro Hub

L'ho riconosciuto subito, dalla foto sul giornale che accompagnava l'articolo. Non diceva una parola. Aveva modi gentili, cordiali. Teneva sempre stampato sulla faccia quel sorriso beffardo. Come se il Covid non fosse e non potesse mai essere un problema suo. Mi aveva colpito per questo suo atteggiamento. Sorrideva sempre, un sorriso strano. Taceva. Ora capisco cosa aveva in animo. Mi viene da pensare che abbia affrontato la morte con lo stesso piglio. Morire così, senza lasciarsi amare dalle lacrime dei propri figli, non è volersi bene. È autodistruggersi. Sembra un suicidio, come è stato scritto.

Di Covid si muore male e si muore ancora, anche se ora hanno messo in giro la voce che Omicron è soltanto un raffreddore. Forse lo è ma soltanto per coloro che si sono vaccinati. Non dateci anche il peso, allo stremo delle nostre forze, di vedervi morire insultando la vita. La vostra e la nostra, con voi. Questo atteggiamento fa morire tutti, il corpo di chi muore e l'anima di chi resta con questo peso e dolore addosso.

Penso che l'odio, la rabbia, la paura, l'ignoranza, la presunzione, l'arroganza o qualsiasi altro diamine ci sia dentro a persone come Alessandro sono segno doloroso di un mondo malato, già prima del Covid.

Infermiere

Commenti (1)

marcoastoni

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1 commenti

Falso

#1

Mio fratello ha accettato di farsi intubare e comunque è morto ...
Intubarsi non significa che ti salverai dal covid nelle forme gravi ...
E' morto per infezioni sopraggiunte facendosi intubare ...
L'informazione che ti salvi facendoti intubare è ovviamente fuori luogo e falsa...
CHi arriva ad uno stato grave difficilmente si salverà ...

SI  è intubato ha resistito per un po' al ECMO circa 20 giorni, poi però hanno preferito staccare il macchinario perché c'erano poche speranze e perché qualcuno con più speranze poteva occupare quel macchinario ...

20 giorni tutti i parenti a soffrire con una speranza falsa e inutile ...

SE arrivi allo stadio grave è durissima salvarsi ... era meglio che fosse morto subito ...

Tra l'altro infermieri e dottori non davano nessuna speranza ... mi domando anche se fosse vero chi ama il proprio lavoro un po' ci dovrebbe credere ...

Quando chiedevo ai vari dottori e infermieri rispondevano che era impossibile ma è durato 20 giorni con ECMO e poi hanno preferito staccare macchinario ...

Per favore non diffondete falsa notizia che se ti intubi sarai salvo ...

Anche padre di un collega è morto per infezioni sopraggiunte dopo essersi fatto intubare ...

Per quanto riguarda mio fratello sarebbe stato meglio non si fosse fatto intubare non avrebbe devastato moralmente tutte le persone intorno dando false speranze ...

L'unica speranza era un trapianto di polmoni ma ovviamente pochi eletti hanno diritto ...