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COVID-19

Effetti del distanziamento sociale sulla salute dei giovani

di Daniela Berardinelli

Come ha influito il distanziamento sociale e la chiusura delle scuole sul benessere psicologico e fisico dei giovani? A questa domanda hanno risposto un gruppo di metodologi italiani, che attraverso la conduzione di due revisioni sistematiche di letteratura hanno individuato e selezionato gli studi internazionali condotti in merito nell’ultimo anno.

Salute psichica e benessere dei giovani in epoca Covid-19

Il distanziamento sociale durante il lockdown ha influito negativamente sul benessere psicologico e fisico dei giovani

I risultati, pubblicati sulla rivista scientifica italiana Recenti Progressi in Medicina, non sono confortanti. Uno studio condotto in Uk e uno in Giappone hanno evidenziato un aumentato tasso dei suicidi durante il primo lockdown, rispetto all’anno precedente, nei giovani di età inferiore ai 20 anni. Lo studio inglese ha inoltre analizzato le possibili cause relative al suicidio evidenziando che il 48% dei casi risultava essere associato alle misure restrittive indotte dalla pandemia.

Gli abusi e i maltrattamenti sono stati meno denunciati rispetto agli anni precedenti, con una riduzione di circa il 30%, segnalata da studi condotti in Inghilterra e in Florida. Questa apparente riduzione cela però un dato più inquietante, ovvero verosimilmente potrebbe non essere dovuta alla minore frequenza di questi eventi, ma alla loro mancata individuazione, che avviene soprattutto all’interno delle scuole, le quali non hanno potuto accogliere i loro studenti.

I giovani hanno anche sofferto di ansia e depressione, con delle punte che sfiorano il 30% o più di questi sintomi in età compresa tra i 13 e i 18 anni. Il genere femminile è stato più colpito rispetto a quello maschile ed hanno influito sull’insorgenza di questi sintomi la didattica a distanza, l’uso massivo dei social media, il senso di solitudine e di isolamento.

Nei bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni, la prevalenza di ansia e depressione sono state minori, rispettivamente circa del 17% e 6%. Tra le possibili cause concomitanti sono stati riscontrate una cattiva relazione con la famiglia, la scarsa attività fisica e l’assenza di regolarità nei tempi di studio e di riposo. Anche i più piccoli sono stati intaccati da questi disturbi, infatti in uno studio scozzese e uno italiano, i genitori di bambini di età compresa tra i 2 e i 7 anni, hanno espresso come ai loro occhi, le difficoltà emotive, di concentrazione, di autocontrollo dei bambini fossero notevolmente aumentate.

Il ritardo di accesso alle cure

Anche il ricorso alle cure ha subito una battuta d’arresto; ci sono stati molti ritardi, anche diagnostici, a causa soprattutto del timore di venire contagiati in ospedale. Uno studio italiano ha visto la riduzione degli accessi in Pronto soccorso di circa il 60% e dei ricoveri del 30% durante il lockdown, prevalentemente per patologie asmatiche, febbre ed infezioni respiratorie.

I ricoveri per incidenti domestici sono invece aumentati nel medesimo periodo, facendo purtroppo presupporre casi sospetti di abuso e violenza.

Le cattive abitudini

L’attività fisica è stata drasticamente ridotta, favorendo il tempo davanti agli schermi, sui social network, alimentando così anche rischi come l’obesità. Alcuni studi condotti in Italia, Spagna e India hanno anche evidenziato un maggiore consumo di cibo non sano fra gli adolescenti, soprattutto di patatine, carni rosse, bibite zuccherate, a sfavore delle tanto raccomandate frutta e verdura. Si sono avute ripercussioni anche sul ritmo sonno-veglia, con la segnalazione di stati di insonnia, difficoltà di addormentamento e una conseguente riduzione delle ore effettive di riposo.

Cosa ci insegna la pandemia

La pandemia ha fatto luce su molte carenze dei vari sistemi sanitari. La telemedicina, per le patologie che potevano consentirlo, ha funto da tampone, permettendo il collegamento a distanza, via web, del cittadino con il sanitario, abbattendo così anche i rischi di contagio.

La medicina e l’assistenza territoriale rappresentano senza ombra di dubbio il buco più grande da colmare. Sono infatti ambedue indispensabili per rispondere ai bisogni assistenziali e di salute della comunità, che non possono e non devono essere accolti dai grandi e piccoli centri ospedalieri, ma garantiti al cittadino con figure di riferimento e di prossimità nel territorio adiacente.

NurseReporter

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