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Operatori Socio Sanitari

L’Operatore Socio Sanitario: un piano di studi standard

di Federica Putzu

Gli Operatori Socio Sanitari sono stati istituiti ufficialmente nel 2001 e da allora sono una corposa realtà in Italia. Solitamente la loro formazione di base è affidata ad aziende private convenzionate con le Regioni (raramente sono gli Enti regionali a realizzare dei corsi di qualifica tecnica). Non esiste a livello nazionale un piano formativo standardizzato, ma è possibile riassumere gli elementi essenziali che non dovrebbero mai mancare in un piano di studi per OSS.

oss in tirocinio

Operatori Socio Sanitari in formazione

Come viene formato l’Operatore Socio Sanitario?

L’Oss è l’operatore che, a seguito del conseguimento di qualifica al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a soddisfare i bisogni primari della persona nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario al fine di garantire benessere e autonomia all’utente.

Destinatari del corso Oss sono tutte quelle persone desiderose di sperimentare le proprie capacità andando a ricoprire un ruolo molto ricercato in ambiti ospedalieri ed extra ospedalieri, soprattutto tra le nuove realtà assistenziali domiciliari emergenti.

L’obiettivo della formazione OSS

La realizzazione di un corretto piano di studi forma un operatore in grado di garantire un’assistenza di base adeguata a pazienti di diverse fasce di età e affetti da patologie differenti, operando in collaborazione con l’équipe sanitaria.

Gli operatori devono essere formati per svolgere attività assistenziale in setting specifici: utenti anziani, malati terminali, contesti ospedalieri, contesti residenziali, Rsa, centri diurni e domiciliari.

La formazione dell’Oss parte dalla conoscenza del suo ruolo; l’Oss opera, poiché agisce in autonomia rispetto a determinati interventi, coopera in quanto svolge solo parte di attività alle quali provvede con altri membri dell’équipe e collabora agendo su precise indicazioni fornite da professionisti ai quali si affianca.

I metodi formativi

Il profilo formativo dell’Oss è suddiviso in diverse competenze che lo studente deve acquisire al termine del corso di studi. Per ogni competenza sono definite abilità implicate (che definiscono le capacità necessarie per acquisire la competenza) e conoscenze implicate (nozioni teoriche).

Un piano di studi che formi un ottimo operatore deve fornire per ogni area disciplinare un approccio adeguato per metodo e contenuti.

Il docente propone allo studente: 

  • lezione frontale, con utilizzo di tecniche interattive coinvolgenti lo studente; 
  • laboratori di simulazione e valutazioni delle competenze acquisite con utilizzo di check-list.

La lezione frontale utilizzata in associazione alla proiezione di video esplicativi e slides riportanti mappe concettuali che favoriscano l’apprendimento, permette un approccio didattico cooperativo sfruttando al massimo le risorse del gruppo classe. Con l’utilizzo di questa pratica didattica non si annulla il valore del trasferimento dei contenuti attraverso la lezione frontale, ma questo si arricchisce di rielaborazione, discussione, confronto, attualizzazione e scambio.

Il docente diventa un mediatore, non un trasmettitore; è colui che conduce gli studenti verso nuove prospettive nell’ottica di un obiettivo comune, quello che sarà la collaborazione all’assistenza del paziente.

L’utilizzo di risorse formative quali slides e video, oltre a permettere di catturare l’attenzione dello studente per un periodo maggiore, consente al discente che non ha ancora frequentato il tirocinio di concretizzare, attraverso l’osservazione, quella che sarà la realtà assistenziale. Le immagini esplicative di manovre e tecniche che l’operatore utilizzerà in futuro rendono più fruibile l’informazione trasmessa.

I laboratori di simulazione su manichino forniscono allo studente la possibilità di sperimentarsi in un contesto protetto, prima dell’inizio del tirocinio come attività propedeutica allo stesso. La realizzazione di casi clinici, con i quali lo studente si confronta, simulano situazioni lavorative e concretizzano le nozioni teoriche proposte dal docente avvicinando e preparando lo studente Oss alla variabilità degli scenari operativi nei quali si troverà coinvolto.

I laboratori per le esercitazioni sono funzionali a tutte quelle materie di studio relative a tecniche assistenziali specifiche, quali:

  • igiene alla persona;
  • identificazione dei bisogni assistenziali;
  • alimentazione;
  • eliminazione;
  • movimento;
  • riposo/sonno;
  • primo soccorso;
  • assicurazione di corretta termoregolazione e assicurazione di posture per un’idonea respirazione.

Una delle abilità imprescindibili per gli operatori socio sanitari è quella di sapere osservare nella persona assistita segni e sintomi che si discostano dalla norma e saperli riferire al responsabile dell’assistenza, individuandone la priorità.

Durante le simulazioni il docente addestrerà lo studente all’identificazione di ogni cambiamento dello stato psicofisico della persona. Uno dei metodi più validi a tale scopo è quello di simulare situazioni reali dove lo studente possa allenarsi in questa complessa attività di valutazione dei bisogni e identificazione delle alterazioni al normale stato fisiologico della persona assistita.

Al termine del percorso formativo lo studente sosterrà un esame finale, ma durante l’attività didattica è opportuno che ogni docente accerti la posizione dello studente rispetto all’acquisizione dei contenuti per poter mettere in atto quanto prima tecniche correttive che possano recuperare deficit formativi.

L’utilizzo delle check-list come strumento di management degli outcomes è essenziale per effettuare un’adeguata e quanto più possibile imparziale valutazione delle competenze tecniche acquisite dallo studente.

Le check list garantiscono al docente che il futuro Oss sappia fornire una prestazione efficace e la sappia svolgere in sicurezza, poiché l’errore non è privo di conseguenze in sanità.

Dopo un’analisi della letteratura il docente costruisce una check-list per ogni attività tecnica assistenziale attraverso la quale lo studente riceve la sequenza di attività da svolgere e in base alla conoscenza della stessa viene valutato.

L’utilizzo di questo strumento permette di contenere il rischio di soggettività durante la valutazione, poiché in esso è contenuto un elenco di azioni individuate a priori che consente di analizzare in modo strutturato e sistematico il grado di padronanza delle conoscenze dello studente in merito ad ogni argomento trattato.

È evidente che il docente diventa valutatore del processo assistenziale quale sequenza di procedure effettuate evitando di giudicare complessivamente lo studente attraverso un’analisi delle competenze tecniche e non di altro.

La costruzione della check-list prevede una scala per la valutazione di ogni singola attività attraverso la quale il docente si accerta dei tre livelli di capacità dello studente:

livello minimo: lo studente non sa svolgere l’attività;

livello intermedio: lo studente svolge l’attività, ma in modo non completo;

livello massimo: lo studente svolge l’attività in modo completo e autonomo.

Ogni check list contiene una sequenza di azioni, più o meno importanti; è fondamentale che lo studente raggiunga autonomia nello svolgimento dei passi critici di fondamentale rilevanza per l’attività svolta.

Ad ogni azione corrisponde un razionale a sottolineare che l’apprendimento non dipende esclusivamente dal “fare”, ma da un processo di riflessione sul “fare”: il docente deve allenare lo studente allo sviluppo di capacità di metacognizione circa le proprie azioni nel contesto professionale.

Le check-list sono costantemente revisionate dal docente e completate grazie al contributo del feedback con il mondo del lavoro che i docenti/tutor clinici conservano.

Non tutte le materie di studio del corso si prestano all’utilizzo di check-list per la didattica e la valutazione; l’esame scritto o l’interrogazione orale permettono di valutare le conoscenze acquisite in merito agli argomenti trattati per le materie quali: 

  • legislazione;
  • metodologia del lavoro;
  • assistenza sociale;
  • elementi di psicologia.

La durata della formazione

Il percorso di qualificazione dell’Oss è stabilito a livello regionale e prevede un buon numero di ore di frequenza (circa 1000 a seconda delle sedi) alle quali si aggiungono attività complementari di tirocinio e moduli di formazione teorico-pratica.

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