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Procedura

Medicazione della ferita chirurgica

di Sara Di Santo

Procedure

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La guarigione di una ferita passa attraverso tre fasi: la fase infiammatoria, la fase proliferativa e la fase maturativa. A seconda di come rimargina la ferita si parla poi di chiusura per prima intenzione (ferite i cui lembi sono accostati l’uno all’altro, non presentano secrezioni e guariscono rapidamente) o per seconda intenzione (ferite i cui lembi non sono stati ben accostati tra loro a causa di una perdita di materiale spesso dovuta ad infezione; guariscono più lentamente e possono essere necessari dei drenaggi per favorirne la guarigione).

Come eseguire la medicazione di una ferita chirurgica

Nel medicare una ferita chirurgica occorre fare attenzione a ridurre a zero la contaminazione batterica e a non provocare dolore e disagi all'assistito

Nella fase pre–operatoria è necessario valutare il rischio di sviluppare complicanze legate alla ferita chirurgica; in particolare, occorre tenere presente che alcuni fattori predispongono ad un maggior rischio di complicanze.

I fattori a cui è necessario porre particolare attenzione sono:

  • Obesità
  • Fumo
  • Diabete
  • Stato nutrizionale scadente
  • Malattie immunosoppressive e uso di cortisonici
  • Comorbidità
  • Co-presenza di ferite sporche o contaminate
  • Chemioterapia
  • Presenza di protesi
  • Intervento chirurgico in urgenza/emergenza o di lunga durata

L’infermiere responsabile dell’assistenza generale infermieristica, conosce la classificazione delle ferite chirurgiche:

  • ferita pulita: una ferita operatoria non infetta e senza segni di infiammazione non relativa ad interventi nei distretti respiratorio, alimentare, genitale, urinario. È sottoposta a chiusura di prima intenzione e, se necessario, drenata con drenaggi chiusi;
  • ferita pulita – contaminata: una ferita operatoria relativa ad interventi interessanti il tratto respiratorio, alimentare, genitale o urinario in condizioni controllate e senza contaminazioni. Gli interventi che coinvolgono le vie biliari, l’appendice, la vagina e l’oro faringe si includono in tale categoria se non occorrono evidenze di infezione e/o alterazioni macroscopiche della tecnica chirurgica;
  • ferita contaminata: ferita aperta ovvero post traumatica recente. Si inseriscono in questa categoria anche gli interventi con interruzioni delle procedure asettiche (es. massaggio cardiaco a torace aperto) o spandimento del contenuto gastroenterico, ed incisioni nel cui contesto si evidenzi un processo infiammatorio acuto non purulento.
  • ferita sporca – infetta: ferita traumatica non recente con ritenzione di tessuto devitalizzato, ferita che coinvolge infezioni clinicamente evidenti, ferita di intervento relativo a perforazioni viscerali. (Si intende che i microrganismi causali dell’infezione della ferita chirurgica fossero già presenti sul campo operatorio prima dell’intervento).

Discrezionalità dell’infermiere

Insieme alle responsabilità appena esposte, l’infermiere agisce in autonomia anche competenze discrezionali:

  • in caso di più ferite, segue l’ordine delle medicazioni da quelle più pulite a quelle sporche con ordine “testa-piedi”;
  • conosce l’importanza e garantisce la sterilità della medicazione della ferita chirurgica;
  • sa valutare il tipo di ferita in base al grado, al colore, alla quantità di essudato, alle caratteristiche dei bordi, allo stato della cute perilesionale;
  • conosce i protocolli relativi alla frequenza del cambio della medicazione;
  • sa individuare eventuali segni e sintomi d’infezione

Poiché in assenza di complicanze post-chirurgiche le linee guida raccomandano di dimettere il paziente precocemente rispetto al passato, risulta fondamentale che lui stesso o il caregiver vengano addestrati ad una corretta gestione della ferita chirurgica.

È quindi responsabilità dell’infermiere educare la persona a mantenere la ferita asciutta e pulita, e ad identificare precocemente segni di flogosi.

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