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Studenti Infermieri

Quel tirocinio in psichiatria che mi ha stravolto la vita

di Redazione

Il tirocinio per gli studenti infermieri è un’impagabile occasione di apprendimento, sia dal punto di vista tecnico che da quello relazionale. Spesso si tratta di un’esperienza che è in grado perfino di ribaltare quelle che fino a quel momento si credevano certezze. A Michela è successo: ha trovato nella psichiatria una passione insospettabile.

Pensavo di essere tipa da Pronto soccorso, ma ho scoperto la psichiatria

In psichiatria io non ero proprio convinta di volerci andare. Diciamocela tutta: me la facevo un po’ sotto.

Nonostante le lezioni di infermieristica della salute mentale, che avrebbero dovuto rendermi più matura sull’argomento, io ero molto, molto spaventata.

Purtroppo non riuscivo a fare il passo mentale di scollegare la psichiatria dalla violenza. Mi spiego. Nell’immaginario comune, il paziente psichiatrico è un essere spaventosamente violento ed imprevedibile, da legare e relegare e dal quale tenersi bene alla larga.

Ecco, io ero precisamente una da “immaginario comune”.

Sono orgogliosa, però, di poter usare il verbo al passato. Oggi, dopo aver terminato il periodo di tirocinio affiancata dal mio infermiere di psichiatria, ho cambiato totalmente idea e posso dire di aver scoperto un mondo estremamente affascinante.

La notte prima del primo giorno non ho dormito nulla. Ero agitatissima, cercavo di ripetermi mentalmente le cose che avevo studiato per il giusto approccio ai pazienti psichiatrici, ma non è stato molto utile.

Appena entrata in SPDC sono riuscita ad inanellare una figuraccia dietro l’altra. Avete presente quando vi ripetete in maniera quasi compulsiva non devi dire quella cosa, non devi dire quella cosa, non devi dire quella cosa…?

Ecco, quella sarà la volta buona che direte proprio quello che non dovreste. Un po’ come quando si dice ci vediamo ad un ipovedente. La sensazione di iper-idiozia che si avverte è la stessa!

Il primo giorno è iniziato subito con il botto: sedie volanti e armadi sfondati a pugni. Certo, con un primo impatto di questo tipo sarebbe stato difficile uscire “dall’immaginario comune”.

Voglio tornare in Pronto soccorso, questo non è il mio posto. Non potrò fare niente di buono in questo reparto – pensavo, mentre guardavo le lancette dell’orologio che sembravano congelate.

Tempo 4 o 5 giorni, però, e le cose sono cambiate in maniera radicale.

Non ho ben capito quando sia successo, ma io della psichiatria mi sono follemente innamorata

Stare accanto a chi crede di essere Geova, ma chiedeva aiuto per vestirsi bene, perché se mi viene a trovare mia figlia non posso riceverla in pigiama. Aiutare a “coprire” le voci insidiose di chi dentro la sua testa si sentiva dire le peggio cose.

Ascoltare, ascoltare e ascoltare chi è certo che qualcuno stia organizzando un complotto contro di lui. Sedersi a terra accanto a chi proprio non riesce ad avere un briciolo di stima verso sé stesso e si nasconde, si “appallottola” quasi come a voler sparire.

Tutto questo e tanto altro mi ha fatto scoprire una pazienza ed una predisposizione all’ascolto che non sapevo di avere. E, vi dirò, questa scoperta mi ha fatto bene.

Prima pensavo che solo riprendere una persona con il massaggio cardiaco significasse salvare una vita.

Ma cavoli, quanto era ristretta la mia visuale!

Credo che questo tirocinio in SPDC sia quello che più mi abbia fatta crescere come persona e adesso che la fine del mio percorso di studi è vicina ho stravolto tutte le mie convinzioni iniziali.

Ne riparliamo quando avrai 10, 20, 30 anni di servizio sulle spalle, mi direte. Chissà, magari ci risentiremo e avrete avuto ragione. Ma io adesso ho tanta fretta di iniziare a lavorare e vorrei proprio lavorare in psichiatria, lascio il Pronto soccorso a qualcun altro.

Michela, studentessa infermiera

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