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Prescrizione infermieristica, è legge. Passo storico in Spagna

di Giordano Cotichelli

Lo scorso 24 ottobre, in Spagna, è stato siglato l’accordo fra l’associazionismo medico e quello infermieristico in tema di prescrizione farmaceutica. Un avvenimento storico che pone la parola fine ad una diatriba prolungatasi per circa un decennio, sin dalla modificazione della “Ley del Medicamento” del 2006, fino al decreto reale del 2015 sulla prescrizione infermieristica, il quale ha subito le modificazioni scaturite dal confronto fra le due professioni.

Infermieri spagnoli tra prescrizione di farmaci autonoma o collaborativa

Il risultato è quello di un testo che pone in termini chiari le competenze infermieristiche, dal titolo “Modificazione del Decreto Reale 954/2015, del 23 ottobre, per il quale si regolamentano l’indicazione, uso e autorizzazione alla erogazione di farmaci e prodotti sanitari ad uso umano, da parte degli infermieri”.

Il documento modificato consta di 11 articoli (ripartiti in quattro titoli) e varie disposizioni finali e transitorie. Sin dall’inizio viene sottolineato lo spirito della legge lungo un percorso funzionale a garantire la continuità assistenziale e la razionalizzazione dell’uso dei prodotti farmaceutici, in linea con protocolli e linee guida, per gli infermieri in materia di indicazioni, uso e autorizzazioni all’erogazione dei farmaci e dei prodotti sanitari ad uso umano, in relazione al loro proprio esercizio professionale, sia in ambito delle cure generali sia in quelle specializzate, nei servizi privati e in quelli pubblici.

Negli articoli si specifica che gli infermieri, nell’esercizio della loro attività professionale, potranno indicare, usare e autorizzare l’erogazione di farmaci non soggetti a prescrizione medica e dei prodotti sanitari soggetti a prescrizione medica, ad uso umano, attraverso disposizioni precise.

Per far questo tanto l’infermiere di cure generali e quanto quello di cure specializzate, non avranno bisogno di una formazione aggiuntiva, ma dovranno essere comunque titolari di una relativa certificazione dalla direzione Generale degli Ordini professionali del Ministero della salute, servizio sociale e equità.

In sintesi, quindi, le aree di riferimento dei farmaci prescrivibili sono sostanzialmente due: quella non soggetta a prescrizione medica e quella soggetta.

Nel primo caso si realizza una prescrizione autonoma, che segue la capacità del professionista di sviluppare l’intervento all’interno di un piano assistenziale definito.

Nel secondo caso ci si troverà di fronte ad una prescrizione collaborativa, in cui la prescrizione del farmaco ed i relativi dosaggi, legati ad una diagnosi medica, si svilupperanno caso per caso e dietro le precise indicazioni di protocolli e linee guida elaborate.

Quali saranno i farmaci interessati in questo secondo caso? Quelli che verranno censiti da un’apposita Commissione, composta da rappresentanti delle professioni medica e infermieristica, del Ministero della Salute, delle Comunità autonome. In questo, molte indicazioni già si ravvisano all’orizzonte, come nei casi di:

  • terapia insulinica
  • terapia anticoagulante
  • antibiotici in fase pre-operatoria
  • medicinali per le lesioni da pressione
  • medicinali per alcune campagne vaccinali (es. antinfluenzale).

Nei fatti un percorso abbastanza complesso sul piano giuridico, ma che sembra destinato a sviluppi notevoli e ad aprire aree di intervento relazionale ed assistenziale importanti.

La prescrizione infermieristica di farmaci nel mondo

In Spagna si è realizzato quello che è già in atto in altri paesi, quali: Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito, Irlanda, Francia, Svezia, Stati Uniti, Brasile, Sud Africa, Botswana, Zambia.

I termini sono diversi, ma gli obiettivi sostanzialmente simili, all’interno di un percorso destinato ad estendersi a molte altre nazioni.

Infatti la prescrizione infermieristica è utile in quei casi di presa in carico sia del paziente acuto (es. pre-operatorio) sia nella cronicità (terapie anti-diabetiche, anticoagulanti, etc.), a livello ospedaliero, territoriale e domiciliare, nell’ottica dello sviluppo delle pratiche infermieristiche avanzate o nella quotidianità degli interventi (es. prevenzione e medicazione lesioni da pressione).

L’elemento che maggiormente però deve richiamare il professionista è lo stesso messo in evidenza dal documento “Closing the gap, increasing access and equity”, stilato nel 2011 dall’International Council of Nursing (ICN) come strumento specifico per la riduzione delle disuguaglianze nella salute e lungo la prospettiva di favorire l’accesso universalistico ai farmaci.

Nell’elenco dei paesi interessati, non è un caso dunque che ve ne siano alcuni quali lo Zambia, il Sud Africa e il Botswana dove la povertà e l’epidemia di AIDS chiamano ad un’urgenza sanitaria difficilmente sostenibile dalla scarsità di personale medico e troppo onerosa per una figura infermieristica unicamente ancillare.

Nel documento dell’ICN si può leggere, ad esempio, proprio come la Svezia sia riuscita a sviluppare l’ambito della prescrizione infermieristica con la redazione di un prontuario farmaceutico specifico per gli infermieri, riguardante 230 specialità medicinali relative a 60 patologie censite.

Alla fine però resta la necessità di dover porre in evidenza una considerazione irrinunciabile, quella legata alla sovrapposizione di ruoli.

La prescrizione infermieristica non va e non può essere letta né in termini “concorrenziali” con la professione medica, né men che meno in termini “ancillari”, ma è un campo di azione e sviluppo finalizzato a sostenere il percorso diagnostico terapeutico del paziente e i bisogni della salute della comunità, garantire e monitorare la compliance terapeutica, l’equità delle cure, la sostenibilità di un sistema sanitario universalistico.

La prescrizione infermieristica prima che essere letta in correlazione con i farmaci prescrivibili dal medico, deve essere valutata in quei presidi e farmaci non prescrivibili, che necessitano di tutto il sapere scientifico e identitario in termini di assistenza che il professionista infermiere può e deve erogare come advocacy – sostegno - dell’altro, al fine di non lasciarlo solo, angosciato, spaventato, povero, di fronte alla fantasmagoria della scienza dei social, o alle promesse del mercato.

Un antiinfiammatorio si può acquistare individualmente senza alcun problema, meglio però se veicolato dalla valutazione di un farmacista. Meglio ancora se correlato ad una diagnosi medica della sintomatologia presente e sostenuto dalla prossimità del sapere scientifico della presa in carico assistenziale da parte dell’infermiere, forte anche dello strumento della prescrizione farmaceutica.

In tutto questo in Spagna si è fatto un altro passo avanti per l’infermieristica e qualcuno potrebbe dire, parafrasando un vecchio moto delle Brigate Internazionali: “Oggi in Spagna, domani in Italia!”, ma gli animi sono troppo colmi di apprensione per quanto sta avvenendo in queste settimane a ridosso della crisi catalana, per confidare in facili storicismi.

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