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Politica Infermieri

Contratto del governo giallo-verde, ma le risorse?

di Annalisa Silvestro

Il contratto per il governo del cambiamento predisposto dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega è strutturato in 58 pagine e viene declinato per punti tematici. I punti tematici sono 30 e spaziano nei numerosi ambiti che definiscono, impattano e orientano la vita del Paese.

Governo giallo-verde, cosa prevede il contratto per la sanità

di maio e salvini

Luigi Di Maio e Matteo Salvini

In premessa nel contratto giallo-verde vengono espressi gli impegni tra i due contraenti, tra loro e i cittadini e infine vengono definite le modalità di funzionamento dei gruppi parlamentari utilizzando le seguenti titolazioni: cooperazione tra le due forze politiche, cooperazione tra i gruppi parlamentari, coordinamento politico con l’Europa, codice etico dei membri del governo, valutazione.

A proposito della titolazione “valutazione”, merita interesse specifico l’accordo delle due forze politiche sulla necessità di una verifica complessiva sull’azione del governo a metà legislatura allo scopo di accertare in quale misura gli obiettivi condivisi siano stati raggiunti e, se possibile, di condividerne degli altri.

Tra i temi trattati, quelli che racchiudono gli elementi di più immediato interesse, anche se non certamente di unico interesse, per le professioni sanitarie in generale e per la professione infermieristica in particolare sono due: sanità e università e ricerca. Per facilitare la riflessione e magari indurre a una lettura completa del contratto, ho ritenuto utile riportare gli impegni indicati dai contraenti in ognuna delle due aree tematiche per poi fare una riflessione finale su quanto rilevato.

Al di fuori del punto 21 vi sono altre indicazioni di interesse per la sanità: l’impegno a istituire un ministero per le disabilità (punto 16), l’impegno (punto 20 su “Riforme istituzionali, autonomia e democrazia diretta”) a porre come tema prioritario l’attribuzione a tutte le Regioni, che motivatamente lo richiedano, di maggiore autonomia con il conseguente trasferimento delle risorse necessarie per portarla a compimento e, infine, l’utilizzo dei costi standard per i servizi regionali e locali.

Qualche riflessione sul punto sanità

Molti degli argomenti inseriti e trattati nel punto 21 sono da tempo parte integrante del dibattito sia a livello nazionale che regionale. E sono condivisibili. Colpisce però la vaghezza programmatica e l’assoluta mancanza di un qualsiasi riferimento non solo alle risorse che si intendono impegnare per portare a termine quanto definito, ma anche del come e dove reperirle. Si indica – sempre molto genericamente – la lotta agli sprechi e alla inefficienza, la revisione della governance farmaceutica, la centralizzazione degli acquisti, l’informatizzazione e digitalizzazione del Ssn, la revisione delle procedure di convenzionamento e accreditamento e l’ormai mitica lotta alla corruzione. Argomenti che sono stati utilizzati dai governi di diverse legislature con i risultati a tutti noti.

L’indicazione della volontà di attribuire alle Regioni una maggiore autonomia - punto 20 dell’accordo - rende meno solidi gli impegni assunti a valenza sull’intero territorio nazionale. Se da una parte si intende preservare, tutelare e implementare l’autonomia regionale nell’organizzazione dei servizi sanitari e nel garantire i livelli essenziali di assistenza (i soli definiti dal governo centrale), dall’altra si è molto generici nel fare, di nuovo, un’affermazione molto generica e quasi ingenua: dovranno essere garantita ai cittadini la corretta e adeguata erogazione dei servizi sanitari erogati dai sistemi regionali. Come? Con quali strumenti, con quali metodi?

Lascia una qualche diffidenza, inoltre, l’affermazione davvero vaga e generica - di nuovo - che si assumeranno medici specialisti, infermieri e personale sanitario. Conosciamo l’ammontare della spesa pubblica, del debito pubblico e dei vincoli di bilancio; scopriremo quali e quante Regioni si muoveranno in tale direzione, superando le attuali assunzioni goccia a goccia. Rileveremo soprattutto come le risorse del fondo sanitario nazionale - che si intende implementare - saranno ripartite nelle Regioni e pubblica amministrazione e se saranno davvero sufficientemente incrementate.

Colpisce infine che nella manifestata logica di cambiamento e dopo aver sottolineato fortemente il problema delle disabilità, dell’invecchiamento della popolazione, delle comorbilià, della necessità di diffusione di strutture a bassa intensità di cura, della necessità di risorse adeguate per l’assistenza diretta e personalizzata, si riesca solo a pensare alla necessità di rafforzare e implementare il ruolo dei medici di medicina generale “che devono risultare come principali protagonisti della filiera di cura del malato”.

Riflessioni sul punto università e ricerca

Anche in questo punto, molti degli argomenti inseriti e trattati sono coerenti con le aspettative di coloro che operano nel sistema della formazione universitaria e con gli studenti che fruiscono di tale sistema. Anche qui, però la definizione programmatica è piuttosto debole e manca una indicazione delle risorse necessarie per incrementare le risorse destinate alle università, ampliare il numero degli studenti con esenzione totale del pagamento delle tasse di iscrizione, dare concretezza alla valorizzazione dei docenti e ricercatori, superare la precarietà. Non va dimenticato, infatti che se vi può essere un intervento senza mediazioni per quanto attiene l’accademia, dall’altro esiste ed è ben radicata l’autonomia dei diversi atenei del nostro Paese. Richiederà senz’altro accurata attenzione il proposito di incentivare l’offerta formativa online e telematica e di regolamentare l’offerta formativa delle università telematiche private.

Concludo la riflessione sul punto chiedendomi come si penserà di intervenire per “liberare” le università in cui è ancora forte la presenza di “baronati”.

Ma comunque e ad ogni buon conto: Buon lavoro al futuro governo della XVIII legislatura

Editorialista
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