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ostetrica

Professione ostetrica, l'evoluzione nel corso della storia

di Sara Visconti

Oggi quella ostetrica è una professione autonoma e intellettuale. La storia della professione ostetrica, però, è segnata da profonde discontinuità che tracciano un percorso irregolare in cui fasi di relativa autonomia si alternano a periodi di dominio e di subordinazione alla figura e all'atto medico.

Storia della professione ostetrica, tra autonomia e subordinazione

Le origini dell’ostetricia si possono far risalire a quelle dell’umanità. L’arte ostetrica nasce con la necessità della donna di essere aiutata nel momento del parto ed è influenzata da riti e pratiche magiche, così come lo erano nell’antichità tutti i momenti importanti della vita.

Le più antiche civiltà - come Sumeri, Egiziani, Greci, Romani - mostrarono interesse per la disciplina ostetrica e vedevano come figura di riferimento per l’evento parto/nascita la levatrice.

Dobbiamo aspettare il 1700 perché venga colta la necessità di una conoscenza teorica più approfondita e di un aggiornamento della professione in base alle innovazioni dell’epoca.

Questa rivoluzione scientifica portò sì all’istituzione di corsi, scuole e commissioni d’esame per levatrici e alla pubblicazione di numerosi trattati, ma anche all’avvento nella scena del parto del medico chirurgo, portando un cambiamento radicale nell’ideologia del parto: da evento naturale e inserito nella quotidianità, divenne un fenomeno la cui unica terapia era decisa dagli uomini di scienza che ne volevano controllare modi e tempi.

La levatrice, fino ad ora indipendente dal mondo e dalla scienza, diventa dipendente dalla conoscenza della classe medica, creando quindi una professione specializzata in senso medico, anche se ancora unicamente indirizzata alle donne.

Ecco che da un’autonomia nella gestione della gravidanza, del parto e in generale della salute della donna si assiste ad un periodo di subordinazione alla professione medica, all’abbandono della naturalità e all’avvento della medicalizzazione.

Tutto ciò ha determinato nel tempo l’inevitabile cambiamento culturale che decentra la donna nell’assistenza e che la vede come soggetto passivo delle cure mediche; le donne perdono fiducia nelle proprie capacità, delegando l’evento parto alla figura dell’esperto medico, situazione che peggiorerà ancor più con l’ospedalizzazione alla fine dell’800 e inizi ‘900.

Ostetrica in senso moderno

Si terrà nella seconda metà del ‘900 la grande sfida della moderna ostetricia, quella di riportare la donna e il suo bambino al centro delle cure, garantire la massima sicurezza con il minimo intervento, fornirle supporto e riscoprire “l’arte dello stare accanto”.

Nascono ideologie come la “nascita senza violenza” e “il parto attivo”, entrambe scelte assistenziali che vogliono dare importanza alla storia individuale di ogni donna, rispettare i protagonisti del parto - donna e bambino - sostituire la passività della donna con la partecipazione consapevole ed attiva alla nascita, aumentare l’autostima delle partorienti nelle loro competenze innate e non creare volontariamente un potere medico-ostetrico.

La storia della professione ostetrica è dunque segnata da profonde discontinuità che tracciano un percorso irregolare in cui fasi di relativa autonomia si alternano a periodi di dominio e di subordinazione; soltanto in epoche recenti, a seguito delle riforme sanitarie succedutesi in Italia a partire dagli anni ’90 del ‘900, tale figura riprende vigore.

In Italia le levatrici prendono il nome di ostetriche, il percorso formativo è in continuo cambiamento, viene revisionato e inserito all’interno del sistema universitario, un’evoluzione che porta ad una professione intellettuale più consapevole e basata su evidenze scientifiche, ma che conserva gelosamente le sue origini artistiche.

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