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Salute

Diarrea del viaggiatore

di Alice Tovo

La diarrea del viaggiatore è la malattia più comune che può colpire in viaggio e si manifesta con un aumento della frequenza, del volume e della consistenza delle evacuazioni. Nell'80% dei casi (dati EpiCentro) sono enteropatogeni batterici a causare la diarrea del viaggiatore, che solitamente si risolve da sola senza bisogno di trattamenti specifici. Reidratazioni orali sono utili per ripristinare i liquidi persi e chi sperimenta tre o più episodi di diarrea in un periodo di 8 ore, specialmente in associazione a nausea, vomito, crampi addominali, febbre o sangue nelle feci, può trovare beneficio da una terapia antimicrobica.

Cause e sintomi della diarrea del viaggiatore

Diarrea del viaggiatore, cosa c'è da sapere

Tra gli inconvenienti più temuti durante un viaggio intercontinentale si annovera la diarrea del viaggiatore, un malessere temporaneo dovuto prevalentemente all’azione di diversi microrganismi che hanno come elemento comune la trasmissione per via alimentare (in particolare in Paesi della fascia tropicale e subtropicale o in Paesi poco sviluppati).

La diarrea del viaggiatore può insorgere nel 20-50 % di coloro che si recano in Paesi con standard igienico-sanitari inferiori rispetto a quelli della zona di partenza.

Porre attenzione a dove e a cosa si mangia e beve rappresenta il sistema più efficace per ridurre la probabilità di sviluppare disturbi gastrointestinali.

Cosa fare in caso di diarrea del viaggiatore

  • Se si è colpiti da diarrea la prima cosa da fare è non allarmarsi: la maggior parte degli attacchi si risolve spontaneamente in pochi giorni. Tra i maggiori rischi da evitare c’è però la disidratazione: appena iniziano i sintomi assumere abbondantemente liquidi, come acqua preparata in confezioni sigillate, bollita o eventualmente del tè caldo.
  • In caso di diarrea non grave è preferibile non utilizzare antidiarroici o antibiotici. È necessaria la reidratazione (attenzione particolare ai bambini e agli anziani) e l’assunzione di fermenti lattici termoresistenti; in alternativa può essere usata la seguente soluzione indicata dall’Oms: 6 cucchiai rasi di zucchero, 1 cucchiaino di sale da cucina e 1 litro di acqua potabile.
  • Nei casi di diarrea più grave con sintomatologia dolorosa e/o febbre e/o vomito e/o sangue nelle feci con sintomatologia che persiste per oltre due giorni o se le scariche sono molto frequenti (più di tre al giorno): in questi casi, quando non si disponga di soccorso medico, si possono assumere i seguenti farmaci mantenendo sempre la terapia idratante: antidiarroici, che servono per ridurre il numero di scariche, da utilizzare solo se non c’è sangue nelle feci e solo se le scariche sono liquide.
  • Antibiotici ad azione locale se non sono presenti febbre e sangue nelle feci, agiscono solo a livello intestinale e solo nel caso permangano per più di tre giorni i disturbi come nausea, vomito e crampi addominali dopo il trattamento con antidiarroici e/o fermenti lattici.
  • Antibiotici ad azione sistemica, possono essere impiegati anche per il trattamento di infezioni di altri organi e apparati; da utilizzare solo in presenza di febbre alta (>38.5°), che persiste dopo tre giorni di trattamento con sola Tachipirina. Se dopo questi accorgimenti la sintomatologia non regredisce rivolgersi al centro medico o Ospedale più vicino per le cure del caso.

Porre attenzione a dove e a cosa si mangia e si beve resta il sistema più efficacie di prevenzione, non solo per la diarrea del viaggiatore, ma anche per le numerose malattie a trasmissione alimentare (epatite A, tifo, poliomielite, infezioni parassitarie).

Infermiere

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