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IVG, l'interruzione volontaria di gravidanza

di Mavì Puglia

L'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) consiste nel ricorso alla conclusione della vita di un embrione per ragioni esogene. L'IVG - che può essere eseguita mediante due modalità, quella farmacologica e quella chirurgica - è normata dalla Legge 194/78, che ha come obiettivo primario la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell’aborto attraverso la rete dei consultori familiari.

Legge 194/78 regolamenta l'interruzione volontaria di gravidanza

Per interruzione volontaria di gravidanza (IVG) si intende l’intervento che porta alla conclusione della vita di un embrione per ragioni esogene. Lo stesso è regolato in Italia dalla legge 194/78 per la “tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza” attivata dopo un referendum popolare.

Lo scopo principe della legge è la tutela sociale della maternità e la prevenzione dell’aborto attraverso la rete dei consultori familiari, al fine di perseguire le politiche di tutela della salute delle donne.

Iter per attuazione dell’interruzione volontaria di gravidanza

La donna, accompagnata da un referto del test di gravidanza eseguito in laboratorio e un documento valido d'identità, deve far riferimento al consultorio, il quale garantisce colloqui e consulenza per rimuovere eventuali cause che portano alla decisione di ricorrere all’IVG.

Prima dell’intervento la donna deve avere la possibilità di prendere in esame la situazione e di cercare possibili soluzioni con l’aiuto dei professionisti sanitari a disposizione e gli stessi devono poter aiutare, laddove necessario, a rimuovere le cause che hanno portato a prendere tale decisione.

Se necessario la donna deve poter far riferimento non solo a ginecologi ed ostetriche, ma anche a psicologi e servizi sociali.

Qualora le cause siano irremovibili, il ginecologo del consultorio, quello di fiducia o il medico di base effettua la visita, certifica la decisione all’intervento, informa sulle metodiche di esecuzione dell'IVG, assicura il controllo medico post-intervento e il collegamento con i reparti ospedalieri di riferimento per l'esecuzione dell'intervento e invita a far passare sette giorni (in assenza di urgenza) sia entro che oltre i 90 giorni di gravidanza.

Dopo ciò è possibile intervenire, lasciando fino all’ultimo minuto la possibilità di scelta informata alla donna. Ogni struttura dovrebbe garantire la presenza di medici non obiettori per attuare l’intervento. Qualora vi siano solo medici obiettori questi non sono esentati dalle cure pre e post intervento, durante le quali hanno tutto il dovere di prendersi cura della donna

Metodi di interruzione volontaria di gravidanza

I metodi per effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza sono sostanzialmente due: l’aborto farmacologico e l’aborto chirurgico.

Interruzione volontaria di gravidanza
attraverso il metodo farmacologico
Interruzione volontaria di gravidanza
attraverso il metodo chirurgico
Prevede che la donna venga ricoverata in regime di day hospital e la somministrazione prima di un farmaco, la RU486 o mifepristone al seguito del quale (all’incirca 48 ore dopo), dopo essersi accertati che il frutto del concepimento non sia stato ancora espulso, viene somministrato un secondo farmaco prostaglandinico.
Il primo farmaco causa la cessazione della vita dell’embrione e l’eventuale espulsione, il secondo ne facilita l’espulsione. L’espulsione può avvenire anche a domicilio e si presenta come una mestruazione.
Gli effetti collaterali possono essere: dolore, nausea e vomito, diarrea, mal di testa e temperatura fino a 38°.
Normalmente non eseguito oltre la decima/undicesima settimana di gestazione, prevede, previa somministrazione di compresse di misoprostolo per la preparazione cervicale e la profilassi antibiotica pre-operatoria, un intervento in regime di DaySurgery della durata di alcuni minuti, che porta alla suzione attraverso uno speciale macchinario dell’embrione dalla cavità uterina.
Per l’intervento viene praticato il blocco paracervicale o dall’anestesista una sedazione profonda e la somministrazione di FANS per il controllo del dolore post-operatorio.
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