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Codice deontologico, un pendolo tra novità e occasioni perdute

di Daniela Berardinelli

Sento ancora molti professionisti che si domandano: “Cosa posso fare? Lo posso fare? Spetta a me?”. Siamo ancora fermi in questa impasse, ma la Professione e l’Ordine ci chiedono di andare avanti, di maturare un processo ideologico in evoluzione da anni. Siamo una professione affetta da paradossi, oscilliamo continuamente tra degli estremi come un pendolo tra l’innovazione e la noia. Un po’ come il nuovo codice deontologico, in cui leggo rinnovamento e qualche occasione perduta. Quella di valorizzare meglio il campo d’azione del professionista, ad esempio.

Professione infermiere, la presa di coscienza singola e collettiva

Qualcosa è arrivato a scuotere le nostre coscienze ed è il nuovo codice deontologico di cui tanto si sta discutendo in questi giorni. Consapevolezza, autonomia, responsabilità. Tre grandi concetti, di certo non nuovi, ma al contempo ancora duro scoglio da superare in alcuni contesti: siamo veramente consapevoli? Autonomi? Responsabili? La Legge lo chiede, la deontologia anche, cosa manca perché si realizzi davvero il cambiamento?

Sento ancora molti professionisti che si domandano: Cosa posso fare? Lo posso fare? Spetta a me?. Siamo ancora fermi in questa impasse, ma la Professione e l’Ordine ci chiedono di andare avanti, di maturare un processo ideologico in evoluzione da anni.

Siamo una professione affetta da paradossi, oscilliamo continuamente tra degli estremi come un pendolo tra l’innovazione e la noia.

Da un lato abbiamo esempi di infermieristica virtuosa che costruiscono percorsi assistenziali, di ricerca, producono informazione scientifica, riflettono sull’identità professionale, lavorano adottando modelli come il primary nursing, si nutrono di evidenze; dall’altra ancora non ci documentiamo e non studiamo abbastanza, non ci rinnoviamo come dovremmo.

Questione solo di volontà? La domanda è sempre la medesima: siamo pronti al cambiamento? Stiamo crescendo e questo il cittadino lo vede, lo sente, nelle corsie degli ospedali e all’interno delle proprie famiglie dove crescono i nuovi professionisti.

Principi e valori professionali nel nuovo codice deontologico

Il nuovo codice deontologico si apre con l’articolo 1 – Valori, con l’invito ad essere agenti attivi nel contesto sociale e promotori di una Cultura, quella del prendersi cura, (che è la nostra arte) e della sicurezza. Scienza e coscienza.

Con l’articolo 3 - Rispetto e non discriminazione superiamo le discussioni sulle frontiere del gender e dichiariamo ufficialmente in un documento di deontologia professionale, che le differenze di genere, sesso, religione e cultura non ci interessano, siamo lì per la persona in quanto tale.

Era necessario nel 2019 fare questo distinguo?

Forse democraticamente parlando no, ma, d’altronde, il contesto socio-politico ancora discute molto su queste tematiche, noi, invece, le diamo per scontate nella loro infondatezza ideologica.

L’articolo 4 cita: “Nell'agire professionale l’Infermiere stabilisce una relazione di cura, utilizzando anche l'ascolto e il dialogo”. La relazione di cura rappresenta quindi ciò che veramente ci contraddistingue, lì fondiamo il nostro agire: sulla comunicazione, sul dialogo e sul consenso informato. Tutti elementi che ci rimandano alla Legge 219 del 2017, “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento".

Gli infermieri si interrogano già quotidianamente su problematiche a carattere etico, ma con l’articolo 5 – Questioni etiche sono invitati a discuterne di più, a ricercare il dialogo con altri professionisti per partecipare e prendere delle decisioni che siano realmente collegiali e che rispondano ai dilemmi etici proposti quotidianamente.

La libertà di coscienza del professionista, discussa nell’articolo 6, rimane imprescindibile, come naturalmente la responsabilità a questa annessa, l’astensione da un intervento, in contrasto con i propri valori personali, va quindi motivata e la continua assistenza ai pazienti ad ogni modo garantita.

Infermieri e responsabilità assistenziale

La responsabilità è il filo conduttore del II capo del nuovo codice deontologico dove, in apertura con l’articolo 7 Cultura della salute, l’Infermiere viene identificato come colui che, non solo agisce in modo consapevole, autonomo e responsabile (articolo 1), ma promuove anche una cultura della salute, ovvero facilita la promozione di stili di vita sani, agendo sui determinanti di salute, riducendo le disuguaglianze, progettando ed attuando interventi specifici nel campo della prevenzione.

L’Articolo 8 – Educare all’essere professionista, invece, ci chiede di riflettere sulla nostra identità e di educarci all’essere professionisti, di riconoscerci in quanto tali e di trasmettere questa verve ai neofiti di questa professione, non facendosi abbattere dalle consuetudini, dal “si è sempre fatto così”, dalla banalità della routinarietà.

Educhiamoci a credere in noi, nel nostro valore e potenziale, se non crediamo in noi stessi non spiccheremo mai il volo.

La ricerca citata nell’articolo 9 - Ricerca scientifica e sperimentazione diventa perno fondamentale della nostra professione, non qualcosa di altro, di esterno, ma un dovere professionale da portare avanti in favore di una migliore qualità assistenziale.

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