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Ordine Infermieri

Bologna sul nuovo Codice deontologico

di Redazione

Il 13 aprile 2019 è stato approvato il nuovo Codice deontologico degli infermieri, un vero e proprio vademecum per tutta la categoria professionale. Ripercorrere gli articoli che muovono l'agire di ogni infermiere e confrontarsi, in particolare, su quelli più delicati e complessi: questo il core del seminario formativo del 1 giugno presso Centro Avis di Bologna, un evento a cura dell’Ordine degli Infermieri della provincia.

Codice deontologico 2019: un confronto con l'Ordine infermieri Bologna

Un patto esplicito dei professionisti con la società e il più importante atto di autoregolamentazione, ecco cos'è il Codice deontologico degli infermieri che, a dieci anni dalla versione precedente, è stato finalmente rinnovato.

A fronte di questo cambiamento l’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bologna ha organizzato un seminario di formazione ECM per discutere proprio sulla nuova versione del Codice, un'occasione di confronto e dialogo sugli aspetti più importanti del documento: dal sistema dei valori agli aspetti giuridici. 

Le tematiche più dibattute dell’evento sono state la contenzionela responsabilità giuridica e professionale dell’infermiere e la libertà di coscienza, ma non solo. C'è stata anche l'occasione di riflettere sull'infermieristica intesa come scienza dalla forte impronta umanistica, sull'impossibilità di non comunicare e sull'importanza di formare ed educare gli infermieri ad essere prima "persone" - capaci di abitare sé stesse - e poi professionisti.

All'evento ha partecipato anche Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) che, nel suo discorso di apertura, ha presentato il percorso e il metodo che hanno portato alla nascita del nuovo Codice Deontologico. Un Codice orientato all'incontro con l'altro fin dalla sua genesi, un compenetrarsi di linguaggi, esperienze e saperi.

Se ci allontaniamo dalla relazione con i pazienti, qualcun altro occuperà quello spazio e noi così avremo perso la sfida della nostra professione basata sulla relazione con l’assistito (Barbara Mangiacavalli)

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