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Lesioni Cutanee

Il dolore ti fa sentire prigioniero, è un'oppressione

di Sandra Ausili

Dolore

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Una storia di sofferenza. È questo che si trovano di fronte infermieri e medici quando prendono in carico una persona con lesione cutanea. Una storia che li ha visti isolarsi fino al punto di desiderare di scomparire oppure gridare con tutta la forza che avevano in corpo. Nel mezzo, un’infinita gamma di sfumature. Sì, perché il dolore è per sua natura un’esperienza soggettiva influenzata da fattori emotivi, comportamentali e sensoriali. La qualità della cura e dell’assistenza fornite ai pazienti affetti da ferite e lesioni croniche di tipologia differente dipende in grande misura proprio dalla capacità di valutazione da parte del personale sanitario dell’impatto di ognuno di questi fattori.

Lesione cutanea dolorosa, prima c’è la persona

Un paziente con una lesione cutanea dolorosa è una persona che si sente prigioniera, oppressa, che non dorme la notte. Una persona che vive con l’impressione che delle lame le trafiggano un arto, che si chiude nel silenzio o che convive con la paura di non sapere che cosa le stia accadendo e cosa le riservi il futuro. A volte, è una persona che ha perso tutto.

In Italia circa 20milioni di persone (di cui 30mila bambini) sono affette da lesioni cutanee di varia natura e spesso il “fenomeno dolore” viene sottostimato, perché considerato componente ineludibile della malattia e, quindi, inevitabile.

La sofferenza rappresenta un concetto centrale della presa in carico del paziente con lesione cutanea - spiega Sonia Silvestrini, infermiera specializzata in wound care - e la valutazione del dolore è il primo ed essenziale passo che dobbiamo compiere per rispondere allo specifico bisogno di assistenza di ogni singola persona, per poi pianificare interventi finalizzati a prevenzione e gestione.

Anche se forse con un po’ di ritardo rispetto all’introduzione della legge che conferisce la piena legittimità al diritto per il paziente a non soffrire inutilmente (Legge 38/2010), oggi la consapevolezza di quanto il dolore non sia più considerato solo un sintomo, bensì un problema multidimensionale che richiede conoscenza, competenza e professionalità, è sempre più presente nei professionisti.

Prima c’è la persona poi c’è la lesione, ma spesso ce lo dimentichiamo

In particolare, per quanto riguarda il dolore procedurale (quello che si manifesta a seguito di un intervento terapeutico, ndr.) – sottolinea Massimo Danese, Dirigente Responsabile Unità di Day-Surgery Vascolare A.O. San Giovanni Addolorata di Roma – noi operatori dobbiamo mostrare sempre di più tutte quelle accortezze e quei percorsi della best practice che ci portano ad operare in assenza di dolore.

Anestetici topici per contenere il dolore

Documenti di consenso e di buone pratiche di caratura internazionale sul dolore procedurale legato alla medicazione di lesioni cutanee hanno introdotto con risultati incoraggianti pratiche di contenimento del dolore.

Ad esempio, l’applicazione di medicazioni avanzate e anestetici topici, che agiscono diminuendo o eliminando temporaneamente la sensibilità e quindi anche la percezione degli stimoli dolorosi a livello della cute con vantaggi in termini di efficacia clinica del trattamento e di compliance del paziente.

Combattere il dolore – continua Silvestrini – è propedeutico per tutte le fasi successive della gestione di una lesione.

Un paziente spaventato, che ha provato dolore in passato, può arrivare a bloccarti le mani e impedirti di eseguire una medicazione. Dobbiamo ricordarci che prima c’è la persona, poi c’è la lesione

Le evidenze individuano nell'applicazione di un anestetico topico in crema il gold standard per il trattamento del dolore in caso di cute lesa, chiarisce Silvestrini. In quanto tale, questa tipologia di anestetico topico risulta efficace nella pratica di cambio medicazione e pulizia della ferita e come mantenimento della riduzione della sintomatologia dolorosa nel tempo.

Il suo utilizzo risulta particolarmente consigliato su ferite di diversa eziologia e in relazione a diverse indicazioni: dalle lesioni da ustione alle ferite da taglio, dalla gestione delle ferite infette a quella della cute perilesionale, che può diventare dolente in seguito a macerazione, escoriazione o stripping epidermico causato dalla rimozione di medicazioni adesive.

Raggiungendo il picco di effetto anestetico locale nel giro di 2-5 minuti che si protrae per 30-45 minuti, l'anestetico topico in crema permette inoltre all'operatore di ottimizzare i tempi necessari per il debridement, il primo step della preparazione del letto della ferita, che a sua volta è il primo passo per favorire la guarigione della lesione e le altre misure terapeutiche, ove necessarie.

Alterare il meno possibile il letto della ferita significa lavorare in sicurezza e lavorare in sicurezza significa garantire la miglior qualità di assistenza possibile, enfatizzando l'aspetto umano della cura e del prendersi cura. Significa rispondere ad un reale bisogno del paziente. Significa restituire fiducia all'assistito.

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