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Gestione della fase latente del travaglio

di Sara Visconti

La gestione della fase latente del travaglio parte da una corretta informazione ed educazione della donna durante la gravidanza, nel percorso di accompagnamento alla nascita, fino al corretto riconoscimento in accettazione ostetrica e la seguente scelta di rimandare la donna a casa o ricoverarla in ospedale. La figura professionale predominante in questo percorso assistenziale è l’ostetrica, che attraverso un processo decisionale ben determinato assiste, consiglia ed educa la donna durante la fase latente del travaglio.

Educazione prenatale

Essa consiste nel fornire informazioni durante il periodo prenatale a tutte le donne circa le aspettative durante la fase latente del primo stadio, su come affrontare il dolore, come differenziare le contrazioni prodromiche dalle contrazioni del travaglio attivo e quindi riconoscerne la frequenza e la durata, come distinguere le perdite vaginali dal liquido amniotico e infine chiarire in maniera precisa i motivi per cui accedere al Pronto soccorso a termine di gravidanza (perdite di sangue, perdita di liquido amniotico, riduzione movimenti fetali attivi, attività contrattile dolorosa e regolare).

Triage di valutazione del travaglio

Secondo le linee guida NICE per le donne a basso rischio questa prima valutazione può essere offerta o tramite triage telefonico eseguito dalle ostetriche oppure di persona in accettazione ostetrica.

Le informazioni da raccogliere per una corretta valutazione riguardano:

  • La dimensione emotiva: indagare desideri, aspettative e preoccupazioni della donna
  • La dimensione del dolore: ascoltare la descrizione che la donna fa del dolore e quali strategie adotta per affrontarlo
  • La dimensione fisica: indagare la presenza dei segni clinici di travaglio
  • Il benessere fetale: indagare la presenza di movimenti fetali attivi (MAF) e rilevare battito cardiaco (BCF)

Al termine della valutazione l’ostetrica pianificherà con la donna e il partner il piano assistenziale più idoneo per quella coppia e quella storia clinica. La donna in fase latente del travaglio andrebbe incoraggiata a rimanere a/o tornare a casa, a meno che questa condotta provochi angoscia.

La Commitee Opinion–ACOG (febbraio 2019), a proposito degli approcci per limitare gli interventi durante il travaglio e il parto, raccomanda di ritardare il ricovero in ospedale per le donne che si trovano in fase latente del travaglio.

Studi osservazionali hanno rilevato che il ricovero nella fase latente del travaglio è associato a più arresti di progressione dello stesso, incremento del numero di cesarei, maggior uso dell’ossitocina e di antibiotici per febbre intrapartum.

Tuttavia, gli studi non specificano se gli outcomes riflettano gli interventi associati con la precoce e lunga esposizione all’ambiente ospedaliero o alla predisposizione di una disfunzione nel travaglio tra le donne che ricevono assistenza durante la fase latente.

Per le donne che sono in fase prodromica ma non ricoverate si raccomanda di creare, dietro un processo decisionale condiviso, un piano di attività self-care, di tecniche di coping e concordare comunque la rivalutazione al momento di ogni contatto. In particolare, offrire informazioni su come gestire il dolore, consigliare alla donna gli esercizi di respirazione, l’immersione in acqua e il massaggio.

Gestione fase latente in ospedale

Il ricovero in ospedale durante la fase latente del travaglio, benché non consigliato, talvolta si rende necessario per svariati motivi tra cui lo scarso contenimento antalgico, l’affaticamento e lo stato di distress emotivo materno.

Il piano assistenziale per la gestione della donna in prodromi comprende:

  • Conoscenza della storia clinica e anamnestica della donna
  • Percezione dell’attività contrattile uterina tramite palpazione addominale
  • Ascolto della descrizione materna del dolore: localizzazione, intensità, durata, frequenza
  • Osservazione dello stato emozionale
  • Sorveglianza del benessere fetale: rilevazione BCF, valutazione MAF
  • Sorveglianza del benessere materno: rilevazione parametri vitali
  • Pratica delle manovre di Leopold
  • Suggerimento di un’alimentazione a base di cibi leggeri ed energetici e un’idratazione costante
  • Mantenimento di un atteggiamento empatico
  • Cura dell’ambiente: promuovere un ambiente sicuro, confortevole, rilassante. Nelle realtà ospedaliere Italiane le donne in prodromi sono ricoverate in reparti di degenza e molto spesso condividono la stanza con le puerpere. L’assistenza per le donne in questa fase potrebbe essere facilitata dall’avere un’unità alternativa dove possono riposare ed è possibile offrire tecniche di supporto prima di essere ammesse in sala travaglio-parto
  • Consigliare il risparmio energetico: incoraggiare a riposarsi
  • Contenimento del dolore tramite supporto emotivo, uso di posizioni antalgiche, movimento, doccia o bagno con acqua calda
  • Informare la donna sull’andamento del travaglio ed educarla ad ascoltare il proprio corpo e riconoscerne i cambiamenti

L’ostetrica si fa garante del rispetto della fisiologia e dell’attenta ricezione di quei segnali che pongono il sospetto di deviazioni patologiche.

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