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editoriale

La narrazione no vax

di Giordano Cotichelli

I numeri della quarta ondata salgono, già diversi posti letto per i malati di Covid-19, in vari servizi, sono stati riattivati. Per tale motivo, e non solo, un maggiore impegno, oggi più che mai, sul piano dell’informazione per vincere paure e dubbi deve essere ricercato e attivato, specie a livello istituzionale e politico. Ed anche sul piano individuale, da parte di chi nega l’evidenza della scienza, è bene che provi per un momento a pensare in termini sociali e non individuali, sapendo che è possibile e giusto lottare contro il green pass, ma lo si deve fare da vaccinati. Una contraddizione? No, se si prova, per una volta, a condividere qualcosa con persone reali al posto di un profilo posticcio di un social.

In realtà dalla pandemia in atto non si è appreso nulla

È di questi giorni un’intervista rilasciata da Gilberto Corbellini, storico della Medicina della Sapienza, in merito alle contestazioni dei no vax, ma in particolare contro il green pass. Lo storico sottolinea come la scelta di forzare la mano, sul piano delle adesioni alla campagna vaccinale, non sia stata poi una “genialata”. Il risultato è stato l’aver acuito il disagio di chi non era ancora vaccinato.

I media poi hanno fatto il resto, accentuando l’attenzione sulle varie proteste svoltesi in giro per il paese di coloro che, sempre secondo Corbellini, non dovrebbero superare il mezzo milione di aderenti in generale, con poco più di 40.000 presenze su Telegram. Traspare dalle parole del professore quasi una denuncia della necessità da parte del Palazzo di polarizzare l’opinione pubblica sui cattivi no vax, eludendo un dibattito che facile non è – e non può essere –, impoverendo di argomentazioni ed analisi come del resto da anni è pratica consolidata della politica nello sviluppare e sostenere tifoserie da scegliere.

Certo, in questo non aiutano gli episodi di violenza fisica e verbale, da parte dei no green pass, che si sono registrati. Episodi condannabili, perseguibili nei casi previsti, numericamente molto circoscritti, fini a sé stessi, più pulsionali che non strategici. E i leader della politica si sono trovati pronti ad invocare una risposta forte e unitaria della condanna delle violenze. Il quadro attuale è molto delicato.

L’apertura delle scuole e l’inizio della stagione fredda sono alle porte ed il rischio di una quarta ondata – in atto – che possa arrivare a numeri importanti è sempre più presente, a fronte della necessità di vaccinare almeno un altro 25% degli italiani. Non aiutano le minacce sia dei negazionisti delle piazze sia degli uomini forti del potere. In Italia l’uomo forte, l’uomo della provvidenza, ha portato sempre male. Appare quindi decisamente sbagliata la provocazione (si spera rimanga tale) dell’assessore alla sanità del Lazio, sul minacciare di far pagare il conto delle cure ai non vaccinati che si ammalano.

È vero che i tempi stringono ed è necessario aumentare la popolazione vaccinata. Tutto giusto sul piano della prevenzione sanitaria, ma è vero pure che la campagna vaccinale, portata avanti da un generale dell’esercito – ohibò – ha mostrato molte problematiche strutturali e ritardi di sorta. Come è vero che oltre ad aprire e chiudere reparti Covid, assumere con l’acqua alla gola medici ed infermieri – con contratti precari, s’intende – o lasciare al palo migliaia di precari della scuola, mostra che in realtà dalla pandemia in atto non si è appreso nulla. La tutela della salute collettiva della popolazione è stata - e resta – un obiettivo primario, ma molte cose lasciano intendere la volontà del Palazzo di non tornare indietro sulle scelte di tagli e ristrutturazione in sanità; e nella scuola.

Come se non bastasse, nei giorni scorsi, l’Intesa Stato Regioni, in tema di assistenza domiciliare, ha fatto sue le linee di indirizzo di esternalizzazione dei servizi ai privati seguendo, lo denuncia un articolo on line su Salute internazionale, quel modello lombardo che ha mostrato tutta una sua drammatica inadeguatezza resa evidente dalla pandemia. Un modello simile a quello usato per la destrutturazione e privatizzazione delle ferrovie avvenuta decenni fa; le prospettive future delle cure territoriali assumono, in tale maniera, un aspetto molto preoccupante.

Trapela lentamente, ma non più di tanto, la consapevolezza che da questa pandemia si sia imparato poco, che le strategie – sbagliate – di ristrutturazione del welfare italiano non saranno, alla fine, messe in discussione. La caciara dei no vax, fatto salvo l’imperativo della vaccinazione e del ritorno alla normalità, ha avuto un’attenzione che in passato è stata negata a proteste ed eventi molto più partecipati e molto più argomentati. Lo spazio concesso ai sostenitori di bislacche terapie domiciliari, non è mai stato dato a chi lottava contro la chiusura di una fabbrica, o la privatizzazione dell’acqua, o… la chiusura di un ospedale.

Alla fine, i no green pass e i no vax rischiano di essere più funzionali al “sistema” di quanto non credano o, peggio, di quanto si illudano di “combatterlo”, risultando così il capro espiatorio o l’elettorato perfetto delle scelte sbagliate fatte da tutta una classe politica, al governo e all’opposizione. E sono anche l’espressione della parte più fragile del paese.

Fatta eccezione per qualche riccone o sapientone presente, la maggioranza dei no green pass rappresenta gli ultimi, quelli che hanno più paure che conoscenze, più frustrazioni che argomenti, più fake news in testa che soldi in tasca. Corbellini dice che non sono poi così tanti, in realtà sono la punta dell’iceberg di un paese imbruttito ed immiserito cui le classi dirigenti del paese, quelle che oggi sono pronte a far pagare loro i costi del ricovero, hanno nutrito ad ansie e recriminazioni all’infinito.

NurseReporter

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