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indagine diagnostica

Test di Coombs

di Monica Vaccaretti

Il test di Coombs, detto anche test dell'antiglobulina, è un esame ematochimico e consiste in una raccolta di un campione di sangue intero, tramite prelievo da una vena del braccio, che viene analizzato con una particolare tecnica di laboratorio. Permette di rilevare la presenza di specifici anticorpi - detti antigeni anti Rh - sulla superficie dei globuli rossi oppure liberi nel siero, che sono in grado di attaccare e distruggere gli eritrociti. Il test di laboratorio è ritenuto importante per riconoscere ed evitare pericolose reazioni avverse, che possono portare alla morte, dovute all'incompatibilità tra gruppi sanguigni.

Cos’è il test di Coombs

Il meccanismo che scatena l'emolisi dei globuli rossi può essere autoimmunitario, alloimmunitario oppure indotto dall'assunzione di alcuni farmaci (es. chinidina, metildopa, procainamide). I segni e i sintomi tipici di una eccessiva distruzione dei globuli rossi, da riconoscere tempestivamente, sono frequente sensazione di stanchezza, respiro affannoso, mal di testa, pallore.

Il test di Coombs prende il nome dall'immunologo di Cambridge che nel 1945 mise a punto la tecnica di laboratorio che permette di provocare l'agglutinazione tra globuli rossi, i quali normalmente non vengono mai a contatto tra loro perché sulla loro membrana sono presenti cariche elettriche negative che creano una continua repulsione. Coombs scoprì che, aggiungendo una antiglobulina, questa si interpone tra due IgG che si trovano sulle membrane dei globuli rossi legandoli ad una distanza maggiore a quella del raggio d'azione della repulsione che questi hanno tra loro.

Si tratta di un test di emoagglutinazione in vitro e si distingue in diretto ed indiretto. L'agglutinazione è una reazione immunologica tra antigene e anticorpo specifico che provoca la formazione di agglomerati di antigene che precipitano. Se si verifica significa che i gruppi sanguigni sono incompatibili. Quando una persona produce anticorpi contro i propri globuli rossi, come nelle malattie autoimmuni, i globuli rossi possono agglutinarsi spontaneamente (autoagglutinazione).

Test di Coombs diretto

Il test di Coombs diretto permette di individuare autoanticorpi detti auto-Ab o frazioni del complemento, adesi direttamente, fissati e legati alla superficie dei globuli rossi. Viene eseguito cimentando il sangue intero raccolto con il siero di Coombs, un siero di coniglio con Ab anti-autoanticorpi.

Il test è positivo se gli anticorpi presenti nel siero di Coombs creano dei legami a ponte responsabili dell'agglutinazione dei globuli rossi e formazione di precipitato. Il test è negativo se il campione risulta inalterato. Viene utilizzato nella diagnosi di malattie emolitiche autoimmuni, nella malattia emolitica del neonato e nelle reazioni trasfusionali.

Test di Coombs indiretto

Il test di Coombs indiretto rileva eventuali anticorpi anti-eritrocitari circolanti nel sangue, svincolati dal legame con le emazie e diretti contro i globuli rossi. Il siero di Coombs viene aggiunto al campione di sangue soltanto in un secondo momento, dopo aver cimentato il siero del paziente ricevente con gli anticorpi del donatore contro cui si vuole ricercare la presenza di anticorpi.

Nel caso siano presenti anticorpi anti-eritrocitari nel siero cimentato con i globuli rossi, si vengono a formare complessi antigene-anticorpi sulle membrane degli eritrociti che, legati a loro volta dagli anticorpi del siero di Coombs, determinano agglutinazione (test di Coombs indiretto positivo).

Il test di Coombs indiretto è negativo quando non vi è nessuna reazione tra gli anticorpi del siero e gli antigeni dei globuli rossi. Viene utilizzato nella ricerca di compatibilità donatore/ricevente nel caso di emotrasfusione.

Test di Coombs in gravidanza e malattia emolitica del feto

L'esecuzione del test di Coombs è fondamentale e prioritario in gravidanza perché, se il sangue della madre è incompatibile con quello del feto, c'è il rischio di sviluppare la malattia emolitica del neonato.

Si tratta di una condizione patologica nella quale i globuli rossi vengono degradati o distrutti più rapidamente del normale dagli anticorpi della madre, che riconoscono come estraneo il sangue del figlio. Quando un neonato possiede globuli rossi Rh-positivi e la madre globuli rossi Rh-negativi si ha una incompatibilità Rh e si verifica la sensibilizzazione Rh, ovverosia il sistema immunitario della madre Rh negativa può riconoscere gli eritrociti del sangue del feto Rh positivo come estranei e produrre anticorpi contro il fattore Rh sui globuli rossi del feto.

Attraverso la placenta gli anticorpi della madre possono passare dal suo sangue al sangue del feto ed emolizzare, ossia distruggere gli eritrociti del feto. La rapida degradazione dei globuli rossi, che provoca una forte anemia, inizia quando il feto è ancora nell'utero e continua dopo il parto.

La maggior parte dei casi di malattia emolitica si verifica in un feto la cui madre è stata sensibilizzata durante una gravidanza precedente. Dopo il parto i neonati con malattia emolitica possono essere gonfi, pallidi o itterici e presentare ingrossamento di fegato e milza, anemia.

Per la prevenzione della malattia emolitica del neonato alle madri Rh negative si somministrano iniezioni di immunoglobulina Rh0(D) dopo circa 28 settimane di gestazione ed entro 72 ore dopo il parto.

Le immunoglobuline rivestono rapidamente eventuali eritrociti fetali Rh positivi entrati nella circolazione della madre in modo che non siano riconosciuti come estranei dal sistema immunitario materno e quindi non scatenino la formazione di anticorpi anti-Rh. Il trattamento della malattia emolitica comprende talvolta trasfusioni di sangue al feto prima e dopo il parto e trattamento dell'ittero con fototerapia, in caso di grave anemia del feto.

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