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Piemonte: mancano 4.000 infermieri, si ricorre agli interinali

di Redazione Roma

Gli infermieri di questi tempi? “Merce” assai rara. Chiamati dalle graduatorie sia a tempo determinato sia indeterminato, a replicare sono pochi. E al concorso per 80 infermieri, hanno risposto in tre. Tutto questo a svantaggio del servizio erogato. Intanto gli ospedali ravvisano difficoltà a causa dei sanitari no vax.

Piemonte: mancano infermieri per sostituire personale non vaccinato

Vengo anch’io? Sì, tu sì. Quantomeno è questa la risposta che la direzione amministrativa della Città della Salute a Torino pensava di ascoltare dagli infermieri di cui è alla disperata ricerca. Motivo: sostituire il personale non vaccinato e che, pertanto, è impossibilitato a lavorare (seppure la denuncia della Fnopi, in questo senso, è cristallina: in Italia ci sono sanitari no vax che continuano a lavorare) . Ma la replica, da parte di molti professionisti sanitari, è assai diversa: No, grazie, non veniamo. Numeri alla mano, sono oltre cento nei quattro ospedali della super azienda – ovvero Molinette, Sant’Anna, Regina Margherita e Cto – i lavoratori non vaccinati (non solo infermieri, ma anche oss e tecnici), seppur questi numeri stiano lentamente scemando. Ma le cifre più rilevanti si registrano proprio tra i professionisti sanitari, circa 60, mentre 40 sono gli oss restii a immunizzarsi.

Il problema è strutturale, pluriennale di carenza di infermieri nel Sistema sanitario nazionale. È una mancanza complessiva di figure per tutti i servizi.

In Piemonte mancano 4.000 infermieri

Le difficoltà, però, non concernono solo le assunzioni a tempo determinato (laddove il “no” può apparire anche comprensibile in un frangente nel quale la mobilità fa la voce grossa) ma anche quelle a tempo indeterminato. Per il presidente del Collegio infermieri di Torino, Massimo Sciretti, in Piemonte mancano 4.000 infermieri su un totale di 24.000 dipendenti assunti a tempo indeterminato. E in ogni caso il problema della carenza di professionisti sanitari – in questo senso non fanno difetto i lavoratori delle Rsa – è a monte, come ha spiegato il vicepresidente di Uneba, Fabio Toso, nel corso di una videointervista a Nurse24.it: Il problema è strutturale, pluriennale di carenza di infermieri nel Sistema sanitario nazionale. È una mancanza complessiva di figure per tutti i servizi.

Parole, queste che – seppur indirettamente – vengono riprese dal direttore generale della Città della Salute, Giovanni La Valle: Abbiamo attinto alla graduatoria a tempo determinato e a rispondere sono stati soltanto tre infermieri su un elenco di ottanta. Anche guardare alla graduatoria a tempo indeterminato non ha prodotto grandi risultati seppur se la ricerca è stata condotta sia in Piemonte sia nelle vicine regioni. Da fuori non ha risposto nessuno, da Biella finora hanno risposto due o tre persone.

E ancora, pure l’avviso di mobilità non ha dato i frutti sperati: le aziende dove lavorano i sanitari disponibili allo spostamento sono restie a lasciarli andare e non è da escludere che, anche in questo caso, la ricerca si concluda con numeri risibili. Più di un professionista potrebbe giungere a gennaio 2022, ma ad ogni modo tardi nel caso in cui alla necessità di sostituire i no vax dovesse aggiungersi un incremento dei contagi e un aumento dei ricoveri.

E proprio in merito alla sostituzione dei sanitari non vaccinati (parliamo sempre di numeri non definitivi e altri potrebbero incorrere nelle sospensioni), La Valle non cela la propria preoccupazione: Se si prosegue in questo modo non escludo che ci potrebbero essere dei problemi. Ma faremo ricorso agli interinali e auspichiamo di risolvere. Decisamente meno ottimista la Cgil: Urge intervenire con tutti i mezzi possibili per trovare il personale che serve. Si doveva ascoltare di più il sindacato che insisteva sulle assunzioni già mesi fa, quando forse sarebbe stato più semplice trovare persone.

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