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COVID-19

Nessuno mai ha dichiarato che è finita

di Monica Vaccaretti

Sui mass media e tra la popolazione è un gran parlare di “dopo Covid”. La percezione è che sia sensazione comune o convinzione diffusa, alimentata ancora da pareri ed opinioni contrastanti, che la pandemia sia finita. Messaggi rassicuranti lanciati dalle autorità politiche creano illusione e confusione, stanchezza e sfiducia. La realtà ci descrive una ben diversa fotografia.

Covid-19: ci vuole lungimiranza

Dall'inizio della pandemia l'aggiornamento epidemiologico giornaliero e i report settimanali forniscono una panoramica dei casi, dei ricoveri, dei decessi causati da Covid-19 a livello globale, regionale e nazionale. Tale raccolta ed analisi permette di evidenziare i dati, prevedere le tendenze chiave e riportare le azioni raccomandate dall'Oms e dalle maggiori autorità sanitarie mondiali in risposta alla pandemia che ci affligge da due anni e mezzo.

Dagli ultimi dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’Health Emergency Dashboard del 30 giugno 2022, i numeri sono eloquenti. I casi confermati nel mondo dall'inizio della pandemia sono 544.324.069, ma si stima che la cifra reale sia maggiore a causa della mancata notifica alle autorità sanitarie, negli ultimi tempi, da parte di molti soggetti infetti che rendono il contagio invisibile e sommerso.

Sono certamente inequivocabili i morti, 6.332.963, e le dosi di vaccino somministrate, quasi 12 miliardi. Dal Dashboard Who European Region del 1 luglio 2022 emerge che i casi confermati in Europa sono quasi 230 milioni e i morti 2.030.539. Il continente europeo risulta essere attualmente il maggior focolaio nel mondo, seguito dall'America settentrionale.

Sulla base dei recenti dati forniti dagli Stati europei il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha pubblicato l'aggiornamento della mappa del rischio in cui si evidenzia che attualmente Italia, Francia, Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda ed Islanda – colorate in rosso scuro – sono ad alto rischio e pertanto tali Stati dovrebbero richiedere alle persone che viaggiano da tali aree di eseguire un test prima della partenza e di sottoporsi a quarantena ed autoisolammento. Questa forte raccomandazione non è stata accolta dagli Stati membri.

Dalla panoramica fornita dall'Oms è evidente che, dopo la tendenza al calo dall'ultimo picco di marzo 2022, a livello globale il numero globale di casi settimanali di Covid-19 è aumentato per la terza settimana consecutiva con un aumento del 18% rispetto alla settimana precedente. Soltanto nella settimana dal 20 al 26 giugno 2022 sono stati segnalati oltre 4,1 milioni di nuovi casi. I decessi sono rimasti stabili, altri 8500 morti a settimana.

Soltanto in Italia ci sono attualmente un milione di casi ma se ne stimano quasi tre, il dato ufficiale è ampiamente sottostimato. I morti settimanali sono mediamente circa mille, è prevista una inevitabile ricaduta sugli ospedali ma, secondo il sottosegretario alla Salute, sul tavolo del governo non c'è nessuna misura restrittiva.

In Italia nessuna Regione è classificata a rischio basso

Tredici sono a rischio moderato e ben otto a rischio alto per la presenza di molteplici allerte di resilienza e tre di queste sono ad alta probabilità di progressione. Nel report nazionale si legge che la percentuale dei casi rilevati e diagnosticati attraverso l'attività di tracciamento dei contatti, la comparsa dei sintomi e l'attività di screening è stabile. L'attuale situazione caratterizzata da elevata incidenza non consente una puntuale mappatura dei contatti dei casi, come evidenziato dalla bassa percentuale dei casi rilevati attraverso l'attività di contact e tracing.

Come denunciato dalla Fondazione Gimbe i casi sommersi non permettono di fare una fotografia realistica della situazione epidemica in Italia. Secondo le previsioni matematiche, analizzando i dati epidemiologici, i reali contagiati sarebbero tre volte di più di quelli segnalati. Come evidenziato dalla Federazione delle Farmacie c'è un elevato consumo di tamponi fai da te. Per sfuggire all'isolamento previsto molti non segnalano la positività scoperta autonomamente a domicilio.

Molti soggetti asintomatici o pauciasintomatici non eseguono nemmeno il tampone. La positività viene scoperta troppo tardi, con la comparsa di sintomi più importanti ed evidenti o con l'accesso in ospedale per le cure del caso. La rilevazione tardiva della positività con sintomatologia seria - che necessiterebbe di terapie monoclonali o antivirali per mitigare la gravità dell'infezione - non permette l'accesso a tali farmaci, che risultano efficaci nei primi giorni dalla comparsa dei sintomi.

Alla luce di quanto emerge dai report internazionali e nazionali, il Ministero della Salute sottolinea che nonostante il periodo estivo in cui molte attività vengono svolte all'aperto, si conferma una fase epidemica acuta caratterizzata da un forte aumento dell'incidenza, da una trasmissibilità al di sopra della soglia epidemica e da un aumento nei tassi di occupazione dei posti in area medica e in terapia intensiva.

Per questa ragione si ribadisce la necessità di continuare a rispettare le misure comportamentali individuali e collettive previste e raccomandate come l'uso della mascherina, l'aereazione dei locali, l'igiene delle mani e ponendo attenzione alle situazioni di assembramento. Si ribadisce inoltre che per mitigare l'impatto clinico dell'epidemia gli strumenti necessari restano l'elevata copertura vaccinale, il completamento dei cicli di vaccinazione ed il mantenimento di una elevata risposta immunitaria attraverso la dose di richiamo con particolare riguardo alle categorie indicate dalle disposizioni ministeriali.

Gli assembramenti sono ovunque

Nel carnaio delle spiagge, delle piazze e dei concerti negli stadi. Il distanziamento fisico e i metri di distanza tra i tavoli sono raccomandazioni e disposizioni dimenticate da tempo. Nei centri commerciali come nei piccoli negozi la mascherina è rara. Il gel fornito agli ingressi degli uffici pubblici e privati come nei supermercati è spesso sparito o posto in un angolo, meno in vista. I dispenser corner sono spesso vuoti, non rabboccati. Le misure comportamentali individuali e collettive persistono soltanto dove vige l'obbligo ma non sempre con il dovuto rigore.

Già nel riepilogo dell'ultima valutazione del rischio elaborata dall'ECDC nel gennaio 2022 emergeva che la probabilità di infezione per la popolazione dell'Unione Europea nelle prossime settimane era molto alta. Il rischio generale per la salute pubblica e per la società rappresentato dalla diffusione in corso di Omicron era valutato da alto a molto alto: A seconda della situazione nei paesi, si prevede che l'aumento esponenziale dei casi dovuto a Omicron 5 avrà un impatto da alto a molto alto in termini di carico di malattia, pressione sulla società e pressione sui sistemi sanitari a causa dell'aumento dei ricoveri e delle assenze del personale in diversi settori, anche sanitario.

Al fine di garantire che l'intensità della circolazione virale rimanga a livelli gestibili si raccomandava l'adozione, come opzioni per la risposta, di interventi non farmaceutici che includono il distanziamento fisico, l'uso coerente e corretto della mascherina, l'evitare situazioni di affollamento, il telelavoro quando possibile, il rimanere a casa quando si è malati, il mantenimento dell'igiene delle mani e delle vie respiratorie, una buona ventilazione degli ambienti interni.

Si legge inoltre che l'uso delle mascherine dovrebbe essere considerato anche in ambienti all'aperto affollati e che dato il rischio di infezione da Omicron anche tra le persone vaccinate le misure dovrebbero essere attuate a livello di popolazione senza esenzioni basate sullo stato di vaccinazione. Si devono altresì prendere in considerazione la rapida e proattiva implementazione di tali interventi non farmaceutici laddove si renda necessario con l'aumento dei contagi e nuovi picchi per ridurre l'impatto.

Il virus continuerà ad evolversi ed emergeranno nuove varianti

A gennaio 2022 L'ECDC riteneva che fino a quando non si verificherà un importante cambiamento genomico del virus, la maggior parte della popolazione europea, vaccinata complessivamente al 70%, avrà un grado di protezione da malattia grave. Ciò può comportare un periodo prolungato di impatto costante ma gestibile del Covid-19 sulla popolazione, durante il quale gli Stati dovrebbero concentrarsi sul rafforzamento della sorveglianza, dei sistemi sanitari e della preparazione generale alla pandemia. Nessuno mai ha dichiarato che è finita.

Non lo stiamo facendo. Abbiamo sperato che fosse tutto finito. Lo abbiamo detto, proclamando il ritorno alla normalità e la fase del post Covid e della convivenza con il virus. Invece ci sono falle concettuali e strutturali in tutti i sistemi. Ci sono bias cognitivi e nel frattempo è comparsa Omicron, variante 5 versione estiva, che rende tutto ingestibile per la contagiosità, per le reinfezioni, per la sua capacità di eludere gli effetti protettivi degli anticorpi provocati dalla vaccinazione e dall'infezione naturale.

Ci lasciamo sorprendere dall'ondata estiva che non si spiega, anomala. Ma se anche la nuova variante ci avesse travolto a settembre saremmo stati pronti ad affrontarla o avremmo ancora una volta improvvisato andando di corsa per inseguire il virus? Serve tempo e servono risorse per rimettere insieme hub e reparti, vaccini e tamponi, letti e persone

Secondo alcune stime statistiche sarebbero circa 30 milioni gli italiani oggi suscettibili a nuove infezioni, tenendo conto di quelli mai vaccinati, quelli con sole due dosi, quelli che hanno avuto la malattia o la terza dose parecchi mesi fa e quindi parzialmente protetti. E con questi numeri siamo ancora qui, come due anni fa, a raccontarci una narrazione diversa. A fare errori. A dimenticare quello che abbiamo imparato e, se ce lo ricordiamo e lo sappiamo, a non metterlo in pratica. Per paura. Per imprudenza. Per stanchezza fisica e mentale che è diventata esasperazione, frustrazione, indifferenza.

Insofferenza. Eppure i risultati dei modelli matematici dimostrano che c'è ancora una parte sostanziale della popolazione – in Italia, in Europa, nel mondo - che rimane vulnerabile a gravi esiti poiché non ha ancora aderito alla vaccinazione primaria perché la rifiuta o non vi ha ancora potuto accedere. Le dosi booster e di richiamo tra la popolazione anziana, fragile e a rischio sono state un flop. Non si è forse ancora capito che la protezione contro il rischio di un elevato carico di ospedalizzazione può essere ottenuta aumentando l'adozione complessiva della vaccinazione e che il contagio può essere ridotto con comportamenti virtuosi secondo le raccomandazioni dell'Oms.

Per l'immaginario collettivo Omicron è soltanto un'influenza

Il virus è diventato quasi innocuo, banale come un raffreddore e un colpo di tosse. Endemico. Secondo alcuni scienziati, come la dottoressa Ilaria Capua, ci vorrà ancora molto tempo perché diventi endemico e ci faccia meno male. È un processo lungo. Purtroppo non sì è ancora capito che l'insidia di questo virus è proprio la diversità con cui impatta sulle persone.

Un virus dovrebbe colpire tutti allo stesso modo. Sars-CoV2 invece dipende da come ti piglia. E lo scopri soltanto pigliandotelo. È vero che tutta la vita è un rischio e che per vivere bisogna rischiare. Del rischio tuttavia bisogna essere consapevoli. E consapevolezza non è leggerezza e noncuranza, soprattutto quando le evidenze scientifiche ci suggeriscono cosa fare nei documenti di valutazione del rischio. In fondo è sempre una questione di sicurezza. Come rischiare di morire sul lavoro, se non si rispettano le norme e si è frettolosi o maldestri. Come rischiare di morire sul ghiacciaio di una montagna che si scioglie per le alte temperature causate dal cambiamento climatico. Non è prudente salirci se ci sono 10 gradi a 3000 metri e si sa che sotto il ghiaccio ci sono ruscelli d'acqua.

Non è possibile prevedere l'imprevedibile

Si giustificano così molte autorità che ci governano. È impensabile pensare che possa capitare. Non è dato sapere quello che capiterà in autunno, si sente dichiarare nelle interviste. Il premio Nobel della Fisica, le autorità sanitarie mondiali, gli esperti ma anche tanti operatori sanitari sul campo sin dall'inizio della pandemia dicono invece che non è prudente la scelta di lasciare libero il virus di circolare e di abbandonare i mezzi efficaci di protezione che abbiamo adottato sinora e che ci hanno permesso almeno di contrastarlo se non possiamo sconfiggerlo.

Ci vorrebbe forse lungimiranza, io credo. Lungimiranza non è veggenza, ma capacità umana di prevedere, con la conoscenza scientifica che abbiamo acquisito sinora e con l'intelligenza che è propria della nostra specie, che le cose non possano andare bene se, per tanti motivi, continuiamo a raccontarci un'altra storia. A non fare. A rimandare.

Lungimiranza significa attitudine a individuare i possibili sviluppi di una situazione, confortata da una notevole capacità di prevenirne o sfruttarne le conseguenze. E allora perché diamine non lo facciamo visto che le massime autorità globali hanno individuato i possibili scenari degli avvenimenti futuri e ci propongono periodicamente una accurata valutazione del rischio? Ci ostiniamo ad esseri miopi, malaccorti, sventati. Forse anche questo fa parte della natura umana. Siamo esseri tanto intelligenti quanto imprevedibili. Siamo noi ad esserlo, non il virus.

Intanto preoccupa l'Asia ed il resto del mondo l'ultima sotto variante di Omicron, denominata BA.2.75, già segnalata in diversi Paesi tra cui Germania, Regno Unito, Giappone, Canada, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda.

È stata identificata in India, già terra devastata da Delta. Secondo gli esperti dell'Oms è preoccupante l'enorme numero di mutazioni. La definiscono una variante di “seconda generazione” con nuove mutazioni sulla proteina Spike che la renderebbero in grado di sfuggire agli anticorpi e di infettare maggiormente anche chi ha già contratto il virus o è vaccinato, similmente a quanto accade con Omicron 4 e Omicron 5. La differenza sta nel fatto che questa nuova variante indiana è la più contagiosa di sempre. Non ci resta che aspettarla anche qui. Che certamente arriva.

Infermiere

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