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Salute

Curacari, la bellezza della cura rivolta a qualcuno che si ama

di Monica Vaccaretti

Curacari. Ho scoperto un modo diverso di definire quelle persone che si fanno carico di una persona, solitamente di famiglia, che si ritrova in una condizione di malattia o di fragilità. Di vulnerabilità, ossia una situazione variabile di vita in cui l'autonomia, la salute e la capacità di autodeterminazione di una persona sono minacciate da un evento instabile che crea perdita di equilibrio e di benessere psicofisico.

Sinora sono stati comunemente chiamati caregiver

I caregiver sono persone che vanno a colmare un vuoto istituzionale, quanto le politiche familiari non sono sufficienti.

Nella traduzione anglosassone il termine indica un assistente familiare che svolge attività di aiuto e assistenza a titolo gratuito ad un proprio congiunto o a livello professionale verso persone non autosufficienti con problematiche dovute ad anzianità, disabilità e a malattia. Nel mondo milioni di familiari assistenti erogano ore di attività non retribuita equiparabile, per impegno e costanza, a quella riconosciuta come attività lavorativa retribuita da alcune categorie professionali definite “badanti”.

I caregiver occupano un ruolo informale di cura, supporto e vicinanza e sono quotidianamente partecipi dell'esperienza di disagio e malattia della persona. Sono parte essenziale, talvolta insostituibile, del welfare perché svolgono un'azione sociale nel senso che garantiscono un'offerta di cura e di prendersi cura laddove lo Stato e il resto del sistema assistenziale (terzo settore) non arriva.

Sono generalmente familiari che si prendono cura di soggetti vulnerabili donando tempo di cura. In ogni caso sono figure vicine alla persona in stato di bisogno che svolgono un servizio assistenziale estremamente prezioso, sotto l'aspetto sia umano che sociale, perché mettono in atto un’azione completa e compiuta che talvolta va a completare o a sostituire il servizio svolto dalle figure sociali e sanitarie.

Sono persone che vanno talvolta a colmare un vuoto istituzionale, quando le politiche familiari non sono sufficienti. C'è carenza di capitale umano professionale da distribuire nel territorio che non potrebbe comunque andare a soddisfare l'enorme domanda sociale in costante aumento nella popolazione.

Tra il curacaro/caregiver e il suo caro/assistito interviene spesso, se c'è un bisogno di salute, l'infermiere territoriale, a tempo. A bisogno, secondo un programma di visite e di interventi più specialistici. È chiaro che l'operatore sanitario o sociale diventa un punto di riferimento per il curacaro/caregiver con cui interagire nei momenti più critici.

Anche quando non erano ancora definiti caregiver, si individuavano come tali quei familiari o figure vicine di riferimento a cui venivano rivolti da parte dei professionisti della salute gli interventi di informazione e di educazione, al momento della dimissione per un ritorno a casa protetto e in sicurezza.

Per prendersi cura di qualcuno occorre comprendere la condizione che ha generato e cha fa perdurare il disagio e il bisogno. In caso di malattia è opportuno conoscerla per saperla gestire lontano da un luogo abituale di cura com'è l'ospedale. Serve capire, ad esempio, il grado di dolore fisico e psicologico per alleviarlo, si pensi al dolore cronico o ad una malattia inguaribile e altamente invalidante che impatta sulla qualità di vita quotidiana.

I caregiver sono persone che responsabilmente integrano la cura e il prendersi cura. Hanno un forte senso di responsabilità, per amore e per dovere. Sono prevalentemente donne, ma non ci sono differenze di genere, non sono esclusi da questo ruolo significativo i maschi che possono ritrovarsi improvvisamente caregiver.

La vulnerabilità è maschio ed è femmina, dipende a chi tocca e a chi resta, soprattutto se non ci sono attorno altre risorse familiari

Differenza tra Curacari e caregiver

Curacari si differenzia sostanzialmente dal concetto di caregiver, perché pone l'accento sul carattere affettivo della relazione. Mentre il caregiver è colui che presta la propria opera, il Curacari è qualcosa in più, perché ha concettualmente un'anima e la propria opera, che non si differenzia da quella del caregiver, la dona con il cuore. Ci mette sentimento.

Curacari significa prendersi cura di una vita di cui facciamo parte. Così che curacari diventa l'arte di prendersi cura di coloro che ci sono cari. E ci diventano ancora più cari proprio perché ce ne prendiamo cura con tanta intensità.

Curacari o cura-cari è un neologismo che compare per la prima volta in un romanzo di vita che è un pugno ed una carezza come lo ha descritto l'autore. La parola, ideata dallo scrittore giornalista Marco Annicchiarico, dà titolo al libro edito da Einaudi nel 2022.

L'autore racconta in maniera struggente la storia di un figlio e di una madre affetta da Alzheimer di cui si prende cura con una forma di amore nuovo. È un libro autobiografico, è la loro storia. Curacari diventa così una parola che ci emoziona, perché vera e che ci sembra sensibilmente più cara per la vicinanza degli affetti e della lingua italiana. Ci sembra più naturale e spontanea, come l'amore che si riversa sul proprio caro. Una parola umana, che parla come noi. Ci si identifica, nella storia e nella parola. La sentiamo.

Curacari è il modo nostro, italiano, di chiamare i caregiver

È una parola che ha il suono bellissimo e pieno del nostro linguaggio. Vuole esprimere la bellezza della cura rivolta a qualcuno che si ama. Che ci è caro. Che è significativo nel proprio mondo affettivo.

Le due parole messe assieme sono legate anche senza il trattino d'unione, il segno interpuntivo, a dividerle. “Cura” e “caro” simboleggiano una relazione d'aiuto tra due familiari, a volte dello stesso sangue, quasi ad indicare che non c'è spazio vuoto tra qualcuno che cura e chi è caro per quel qualcuno.

”cura” e il “caro” condividono un tempo fatto di attenzione, premura, ascolto. Ma anche pazienza e stanchezza da una parte, sofferenza e stato di dipendenza dall'altra. Riconoscenza. A volte entrambi le parti pesano. Ma lo si fa e lo si accetta per amore, oltre che per dovere di congiunto previsto dalla legge che non tollera l'abbandono e il disinteresse di chi è in stato di necessità.

Curacari è proteggere chi si ama

È avere attenzione alle cure verso chi vogliamo bene. Si carica di un valore aggiunto, quello dell'affetto. È un atteggiamento umano di empatia che si fa ancora più forte per il legame familiare che coinvolge e spesso sconvolge. Il curacari non ha infatti quel distacco emotivo che ha il professionista della salute. Ha lacrime e partecipazione. Il “cura” spesso vive insieme al caro.

Laddove in tutto il mondo sono chiamati ancora caregiver, in Italia si incomincia a chiamarli curacari. La parola sta entrando nel linguaggio tecnico e nell'uso comune, non solo nelle associazioni di malati e in ambiente sanitario. La parola, con il rinnovato significato che l'accompagna, è talmente bella che è stata da poco adottata anche oltre confine, in Svizzera. La parola è uscita dal libro, è libera di andare dove è colta.

Vorrei sottolineare che anche i curacari sono cari che hanno bisogno di cura. Un tempo di sollievo è un modo diverso di dire tempo libero, che è quello che manca loro di più. Come le madri che non hanno tempo per sé quando si prendono cura del neonato a tempo pieno, perdendo sonno ed energia, anche molti curacari - soprattutto quelli impegnati tutte le ore del giorno e della notte - avrebbero desiderio e necessità di un tempo da dedicarsi lontano dalla cura e sollevato dai pensieri di cura.

Si occupano generalmente di adulti o di grandi vecchi che non sono meno impegnativi dei bambini: perdono autonomie, a volte anche la testa, per quanto amore ci sia sono pesanti da movimentare e nei momenti più stressanti sono difficili da sopportare.

Le parole cambiano e vanno lontano quando si sentono più vicine e raggiungono il cuore delle persone. Sarebbe bello che, come capitato per altre parole non traducibili della gastronomia e dell'identità italiana, anche “curacari” diventasse internazionale, con buona pace degli inglesi. Curacari come un Ciao.

Infermiere

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