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Infermiera Killer: Ipasvi di Ravenna parte civile

di Redazione

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Una volta ottenuto il risarcimento per lesa immagine devolvelverà ai tre centri antiviolenza della nostra provincia: Associazione Linea Rosa (Ravenna) – Associazione Demetra donne in aiuto (Lugo) – SOS Donna (Faenza).

RAVENNA. È stato un duro colpo all'immagine della professione Infermieristica la recente condanna di Daniela Poggiali all'ergastolo da parte del Tribunale di Ravenna per aver ucciso una paziente di 78 anni con un bolo di potassio in vena.

Dubbie anche altri decessi avvenuti sempre alla clinica "Umberto I" di Lugo, dove lavorava la Poggiali.

Sul caso si registra anche l'interventodel Collegio Ipasvi di Ravenna, che con la presidente Milena Spadola condanna apertamente l'accaduto.

"La condanna all'ergastolo della collega - ha riferito Spadola, parlando a nome di tutto il Consiglio Direttivo Ipasvi - chiude un doloroso capitolo, almeno per ora, con un atto di giustizia. Un atto di giustizia nei confronti dei parenti della vittima ed anche nei confronti degli infermieri, la cui immagine è stata infangata da questa vicenda; infermieri che svolgono la loro professione con dedizione e serietà, che in alcuni casi mettono addirittura a rischio la propria vita per aiutare i pazienti che ne hanno bisogno, e non compiono di certo atti che portano volontariamente alla soppressione della vita umana."

"Chi svolge la nostra professione lo fa perché crede nella tutela della salute e della vita di chi soffre, e sente come sua prima responsabilità l’osservazione dei principi che il nostro Codice Deontologico dispone e in cui crediamo intimamente: assistere, curare e prendersi cura della persona in tutta la sua globalità e nel rispetto della vita, della salute, della libertà e dei diritti fondamentali dell’uomo e della sua dignità" - ha aggiunto.

"Tutto questo si contrappone, con fermezza, a chi manifesta tutta la sua inaccettabile violenza nei confronti di chi è più fragile e vulnerabile, e che soprattutto non si può difendere. Siamo intristiti sentendo il binomio infermiera-assassina! Siamo vicini ai parenti della vittima, ai quali va tutta la nostra solidarietà, di persone e di infermieri. E vorremmo che chiunque abbia seguito questi orribili fatti, non associasse al nome della condannata la nostra professione, ma potesse averne un’immagine, com’è nella realtà di tutti i giorni, sia in ospedale che nel territorio, di una professione d'aiuto che garantisce la miglior assistenza possibile al cittadino. Il Collegio Infermieri professionali, Assistenti Sanitari e Vigilatrici d’Infanzia (IPASVI), doverosamente costituitosi parte civile nel processo, si è visto riconoscere la subita lesione alla propria immagine, ottenendo la condanna dell’iscritta al risarcimento del conseguente danno subito. Questo Collegio, una volta ottenuto il risarcimento, devolvelverà detto risarcimento ai tre centri antiviolenza della nostra provincia: Associazione Linea Rosa (Ravenna) – Associazione Demetra donne in aiuto (Lugo) – SOS Donna (Faenza). Un piccolo contributo sicuramente, ma utile per qualcosa che è vicino a noi, ai nostri valori e alla nostra coscienza professionale, che si concretizza nell’assistenza quotidiana alla persona, tra gratificazioni e sacrifici, ovvero la totale antitesi di ciò che purtroppo è accaduto nel caso in oggetto: una vicenda che non avremmo mai pensato potesse accadere e con la speranza che, in qualsiasi parte del mondo, non si verifichino mai più fatti analoghi" - conclude Spadola.

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