Nurse24.it
scopri il programma della pediatric masterclass

Testimonianze

Infermiere Libero Professionista: "noi sfruttati, insultati, derisi, sottopagati"

di Angelo

INFERMIERE DEMANSIONATO

L'esperienza negativa di un collega con P.IVA che, nonostante il "nulla assistenziale", ha deciso di investire sulla propria formazione ottenendo 3 master e una laurea magistrale ma senza riconoscimenti.

Sempre più Infermieri Liberi Professionisti si stanno specializzando in aree specifiche dell'assistenza grazie al conseguimento di Master e in molti casi di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. E' il caso di Marco, 34 anni, da dieci anni dotato di P.IVA e tra i più attivi colleghi nel campo della cura delle lesioni cutanee difficili e dell'approccio olistico al paziente.

Marco è soddisfatto del suo lavoro, ma teme che i suoi sforzi servano a poco davanti al "nulla assistenziale" che si è trovato spesso a fronteggiare.

Perché parli di "nulla assistenziale"?

Dalla mia non lunghissima esperienza di Infermiere Libero Professionista posso dire che spesso la nostra professione è sottovalutata. Questo per varie motivazioni: i colleghi si formano poco, la formazione post-base è finalizzata di fatto ad una cultura personale e quasi sempre gli sforzi compiuti per studiare lavorando non sono riconosciuti e valorizzati. I pazienti cercano i medici, spesso meno preparati di noi di fronte a specifiche peculiarità assistenziali. I medici snobbano gli Infermieri perché di fatto potrebbero portar via loro spazi e perché no dignità sociale e professionale. Chi ci rappresenta a tutti i livelli è ormai legato a logiche troppo vecchie rispetto ai bisogni di salute reali e alle esigenze di chi come me si è messo in proprio ed è diventato azienda di se stesso. Ho coniato il termine "nulla assistenziale" perché mi piaceva e sintetizza in maniera emblematica la nostra condizione attuale: gli Infermieri Italiani non sono considerati, i pazienti non sanno di cosa siamo capaci, le direzioni ci ostacolano, i dirigenti infermieristici non hanno alcun potere decisionale, l'IPASVI è una illustra sconosciuta. Per cui noi rappresentiamo il nulla, il nulla assoluto nel panorama assistenziale nazionale. Anche dal punto di vista politico valiamo e incidiamo più di zero, nonostante siamo in 440.000.

Infermiere in BurnOut

Infermiere Liberi Professionisti: spesso sono degli illustri sconosciuti.

Non è una visione della professione un po' troppo pessimistica la tua?

Più che pessimistica direi realistica. A cosa mi è servito a studiare così tanto se poi per le strutture dove lavoro, ma anche in ambito privato, sono solo un numero da chiamare quando ve n'è bisogno? Potresti dire che non ci so fare, che ho impostato il mio lavoro malamente, ma ti assicuro che tutti i giorni quando torno a casa faccio i conti con me stesso e cerco di imparare dagli errori commessi. Il problema non riguarda me, ma tutta la professione infermieristica nella sua totalità. C'è una base che è sempre meno disposta a formarsi ed è sempre meno orgogliosa di questo lavoro; dall'altra parte vi è una élite di eletti provenienti quasi sempre da anni di attività in IPASVI che ha prodotto benefici, anche economici, solo per loro. Ci vorrebbero due Federazioni: quella degli Infermieri e quella degli Infermieri Dirigenti. Le strade da tempo sono divise.

E i Coordinatori Infermieristici dove li metteresti?

Bella domanda. Nel posto in cui sono. Molti di loro preferiscono ancora farsi chiamare "caposala", per cui ho detto tutto del livello culturale di chi tutti i giorni dovrebbe coordinarci. Il "caposala" è l'utile servo delle direzioni sanitarie. Magri lo fosse della direzione infermieristica.

Tutto ciò cosa centra con la Libera Professione Infermieristica?

Tutto centra. Lei è sicuro che gli Italiani conoscano la possibilità di rivolgersi agli Infermieri come lo si fa per i medici? Io credo di no e il problema è tutto culturale, incentrato su una visione ospedalocentrica dell'assistenza, che ha caratterizzato la nostra professione fin dai suoi albori. Da qualche anno, anche per colpa delle Leggi Fornero, sono nati tantissimi Infermieri Liberi Professionisti, che però sono abbandonati a se stessi. Per fortuna che c'è la cassa previdenziale ENPAPI a ricordare che esistono. Sono stato alla Conferenza Nazionale della Libera Professione di Como e le assicuro che ho visto pochissimi colleghi con P.IVA. Al contrario c'erano tantissimi presidenti e dirigenti IPASVI. Non dico che non devono partecipare anche loro a questo evento, anzi ribadisco l'esatto contrario, ma sono convinto che quell'evento è stato la cartina tornasole dello scollamento evidente tra chi dovrebbe rappresentarci e la base libero-professionale. Questo non sempre per colpa della Federazione, ma anche se non soprattutto per i colleghi che, dirò una cosa non ovvia, spesso non sanno nemmeno di essere degli Infermieri Liberi Professionisti.

Dice sul serio?

Con l'avvento delle Leggi di riforma del Lavoro volute dal Governo Monti e dalla famigerata, quanto odiata, ministra Fornero in Italia molte aziende hanno obbligato gli Infermieri neo-assunti ad aprire la P.IVA. Se volevano e vogliono lavorare devono essere dei liberi professionisti. E questo per un chiaro intento: sfruttare la manodopera fino all'osso con un basso costo aziendale e con nessun diritto.

Cosa dice? Gli Infermieri Liberi Professionisti ora non hanno diritti?

Sulla carta si, ma nel mondo lavorativo reale no. Parlo di quelli che lavorano e a mio avviso in maniera abusiva in strutture residenziali. Non godono per esempio della malattia, dei riposi. Fanno turni massacranti al limite spesso della dignità umana e in barba ai rischi per il paziente. Un professionista stanco commette più errori, è noto, è un assioma inconfutabile. E ciò ai danni dell'assistito e nel nome del dio risparmio.

Conosce episodi precisi di sfruttamento della professione infermieristica?

Ne conosco tanti, tutti lo sanno, ma nessuno interviene. E peggio: chi viene sfruttato pur di garantirsi il lavoro non denuncia, perché quei pochi che lo fanno escono dal giro e non vengono più ripresi nel campo lavorativo. Le strutture sanitarie private hanno una sorta di rete di interscambio delle informazioni, le notizie girano e personale che può dare fastidio viene letteralmente "congelato". Chi denuncia è fuori dal sistema e chi dovrebbe controllare ne è parte integrante. Ed è questo che è più scandaloso. E aggiungo altro: spesso ci si trova di fronte a richieste di compensi ridicoli, ma c'è chi accetta: 5-6 euro lordi all'ora nel Lazio, in Campania ma anche nelle civilissime regioni del Nord come il Veneto, la Lombardia e il Piemonte.

Cosa consiglieresti a chi, neo-laureato, volesse intraprendere l'attività libero-professionale?

Per prima cosa di munirsi di tanta pazienza e di formarsi e informarsi prima di partire con una attività che ha dei costi di partenza e di gestione. Prima di aprire la P.IVA ponetevi delle domande: è la struttura che mi vuole assumere che me lo ha chiesto? Perché me lo ha chiesto? Faccio il libero professionista perché ho già un mio giro di clienti o mi converrebbe attendere prima di aprile la P.IVA creandomi preventivamente una rete? Cosa mi serve per lavorare? A chi devo far gestire i miei conti? Lo posso fare da solo/sola? Questo è il supporto formativo e informativo che dovrebbe essere offerto ai futuri liberi professionisti fin da quando sono Studenti Infermieri; le Università, per fortuna non tutte, e i Collegi IPASVI, anche in questo caso con le dovute eccezioni, non conoscono il mondo della P.IVA e l'importanza per un professionista della salute di scommettere su se stesso e di aprire una impresa. Oggi, concludo, è possibile lavorare in proprio, a domicilio e/o aprendo laboratori infermieristici, o in associazione con altri colleghi non provenienti necessariamente dal campo infermieristico.

Grazie Marco, ci hai restituito una idea della Libera Professione crediamo un po' più vicina alla realtà.

Scopri i master in convenzione

Commento (0)