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Infermiera

Infermiera arrestata per morfina a neonato: Parlano le mamme

di Francesca Gianfrancesco

Chi è veramente Federica Vecchini? Sono ancora in corso le indagini che possano accertare che Federica Vecchini, infermiera 43enne di Verona, abbia somministrato morfina ad un neonato solo “per tenerlo tranquillo” causandogli un arresto respiratorio. Accertare o smentire. Sui social è stata già giudicata e condannata: perfida donna, professionista irresponsabile che getta vergogna su tutta la categoria, mostro da perseguire. Ma ci siamo mai chiesti chi sia veramente Federica? Ce lo facciamo raccontare da chi quell’infermiera l’ha incontrata, conosciuta e che con lei ha condiviso una parte importante e significativa della propria vita. Lo facciamo raccontare dai suoi pazienti, o meglio, dalle mamme dei suoi piccoli pazienti.

Le mamme dei pazienti: Quell'infermiera è molto più di ciò che si dice

Parlano le mamme dei piccoli pazienti assistiti dall'infermiera accusata di aver somministarto morfina senza prescrizione

Arrestata con l’accusa di aver somministrato morfina ad un neonato senza prescrizione medica. Nel giro di poche ore Federica Vecchini, infermiera della Tin di Verona, è diventata bersaglio di una pioggia di insulti, minacce e giudizi di condanna, in mezzo a qualche raro caso di difesa e garantismo.

Ma si sa, sui social è facile trasformarsi in “leoni da tastiera”; piuttosto, chi realmente ha incontrato sulla propria strada l’infermiera Federica, che ricordo ha di lei?

Manuela: Per me l'infermiera Federica è di un'umanità meravigliosa

Mi chiamo Manuela ho 28 anni e sono di Trento. Il 23 ottobre 2016 a causa di una grave forma di Preeclampsia mi fanno un cesareo d'urgenza e nasce il mio piccolo guerriero Alessio alla settimana 27+3, pesava 800gr.

Il periodo di degenza in TIN ha avuto i suoi alti e bassi, Alessio ha lottato con i problemi tipici della prematurità (distress respiratori, anemie, problemi al pancino). Piano piano Alessio migliorava, ma il 7 dicembre dopo la visita oculista la dottoressa ha riscontrato il peggioramento della ROP e a quel punto ci hanno trasferito all'ospedale Borgo Roma a Verona.

Fortunatamente a Verona, grazie a degli esami oculistici più approfonditi, hanno visto che la ROP non era così grave e si poteva aspettare sperando migliorasse e quindi non operare subito.

Abbiamo trascorso 6 giorni in TIN a Verona. Fino al momento del trasferimento da Trento, Alessio era in incubatrice con gli occhialini per respirare.

Al Borgo Roma, grazie al miglioramento della situazione hanno tolto gli occhialini al mio piccolo e respirava autonomamente.

Abbiamo avuto il piacere di incontrare l'infermiera Federica un pomeriggio, era stata assegnata al nostro box. Ci ha subito messo a nostro agio, era sorridente allegra. Alessio pesava a quel tempo circa 1,3kg e non riusciva ancora a mantenere la temperatura, motivo per cui era ancora in incubatrice.

In quei giorni passati a Verona a causa della ROP ero giù di morale e quel pomeriggio ero particolarmente triste. Federica se ne accorse subito e mi disse: "Ma a Trento lo hai mai allattato?" E io: "No, abbiamo solo cominciato a fare la marsupio-terapia". E lei continuò: "Dai, è molto attivo come bimbo, ti va di provare?"

Mi fece sedere, mi diede il cuscino da allattamento e adagiò Alessio su di me, poi aggiunse: "Dai ora che riesce a respirare da solo togliamo anche questo gavage,così è facilitato a ciucciare!”

Fu la prima volta che vidi mio figlio con il visino libero, non aveva nulla, nessuna cannula, lui in tutto il suo splendore! Riuscii ad attaccarlo al seno e qualcosa riuscì a mangiare, fu il momento più emozionante della mia vita!

Feci mille foto al mio piccolo e le mandai a tutti i miei famigliari, emozionati di vederlo per la prima volta senza tutti quei tubicini in faccia! Da quel giorno Alessio migliorò tantissimo, la ROP regredì lui iniziò a mettere su peso e io ero più felice che mai.

L'infermiera Federica con me ha avuto una dolcezza infinita, è stata gentile, premurosa, si è accorta del mio stato d'animo e ha fatto di tutto per tirarmi su. Mi ha fatto stringere per la prima volta mio figlio al petto e io, nonostante tutto quello che accadrà, avrò un bellissimo ricordo di lei, una persona di un’umanità meravigliosa.

Ilaria: Federica portava normalità in un reparto dove normalità non esiste

Ho conosciuto Federica nel momento più importante e difficile della mia vita. Diventavo mamma per la prima volta, diventavo una mamma prematura. Ho affidato mia figlia, una piccola di poco più di 600 GR ad un reparto fatto di gente speciale, la Terapia Intensiva Neonatale di Verona.

Tra tutte però si distingueva Federica, una donna molto solare e sorridente, dotata di grande carica umana e professionale. Lei, con il suo modo materno e rassicurante, era capace di trasformare una giornata cupa ed insicura in una giornata normale, fatta di timide risate, chiacchiere, confidenze di una mamma, in un reparto dove la normalità non esiste.

La sua presenza era importante non solo per i piccoli, che accudiva con profonda tenerezza e rispetto, ma anche per i genitori, verso i quali aveva sempre parole di conforto e speranza.

Per me è stata una sorella maggiore e per mia figlia una seconda mamma. Federica rimarrà sempre nel mio cuore e farò in modo di trasferire anche a mia figlia il ricordo di lei: una donna buona, dallo spirito ricco e di grande carattere.

Grazie Fede.

E. G.: Federica è l’infermiera che mi ha dato la forza di sperare

Quando ho varcato per la prima volta la porta della T.I.N di Verona, lei era lì. Era lì quando piangevo perché non sapevo se mia figlia, che pesava quanto un pacchetto di zucchero, ce l'avrebbe fatta. E mi ha fatto un sorriso.

È stata lei a darmi la forza di sperare, quando davanti alla termoculla mi ha detto che appena l'avrebbero dimessa avrei potuto portarla qualche giorno al mare. Quando l'ho presa in braccio per la prima volta, lei era lì.

Mi ha fatto sentire mamma quando io ancora non sapevo di esserlo e mi ha permesso di trovare la normalità, la speranza e il sorriso dove esistono solo attesa, paura e dolore.

Questo e molto altro devo a Federica, alla sua professionalità e alla sua umanità. Tutto questo e molto altro è Federica, un cuore dentro ad una divisa verde.

La solidarietà dei colleghi infermieri

Chi lavora in Terapia intensiva la vive e sa che questo significa anche entrare a far parte della vita di tutte le persone che incontri. Una parte di vita importante.

Ecco, Federica è anche questo. Perciò, ricordando che per la nostra Costituzione qualunque imputato è considerato non colpevole fino a prova contraria, aspettiamo la fine delle indagini e asteniamoci da giudizi.

Solidarietà nei confronti di una collega.

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