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Infermieri come segretari, Fials pronta alle vie legali

di Redazione

Trattati come "segretari" dei medici e utilizzati come amministrativi per l'archivio. È il demansionamento a cui sarebbero sottoposti gli infermieri dell'Istituto Neurologico "Carlo Besta" che ha portato Fials Milano, dopo il confronto con l'Ordine delle professioni infermieristiche della provincia, a denunciare una situazione grave, che espone all'errore clinico: Chi cura i pazienti se gli infermieri fanno altro?.

Demansionamento infermieri, Fials pronta alle vie legali contro il Besta

Al Besta tutto è a carico degli infermieri. Trattati come "segretari" dei medici e utilizzati come amministrativi per l'archivio. Mentre la carenza di infermieri mette a rischio la tenuta del sistema sanitario (solo al Nord se ne cercano circa 27 mila, in Lombardia 9500), all'istituto Besta (e non solo) il loro tempo di assistenza ai pazienti è ancor più ridotto a causa di adibizione a prestazioni diverse dalle norme istitutive del relativo profilo professionale.

È quanto denuncia Fials Milano, che trova sulla stessa linea lo studio legale dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Milano, Lodi, Monza e Brianza, a cui il sindacato si è rivolto prima di inviare una nota all'azienda. Una nota in seguito alla quale, però, nulla è stato fatto per cambiare le cose - spiega Mimma Sternativo, segretario Fials Milano area metropolitana -. Siamo quindi pronti alle vie legali, a tutela di questi professionisti e delle varie professioni più in generale, continua.

Mimma Sternativo, segretario Fials Milano area metropolitana:Infermieri trattati come segretari, allarme errore clinico. Siamo pronti alle vie legali contro il Besta.

Stando a quanto denuncia Fials, gli infermieri dell'Istituto Neurologico "Carlo Besta" sono ancora trattati come figura ancillare del medico, costretti persino da procedure aziendali a trascrivere sull'applicativo in uso in azienda, gli esami ematici prescritti dal personale medico e riportati in cartella clinica.

Una follia in termini di sicurezza per i pazienti - scrive Fials Milano in una nota -: nella trascrizione la possibilità d’errore si moltiplica (in tal caso chi ne risponde?) e una perdita di tempo di cura ai pazienti per supplire difatti ad una mancanza di volontà del personale medico di utilizzare l'applicativo.

Anche in un’ottica di efficienza del lavoro non si comprende l’utilità di fare due volte la stessa cosa (il medico scrive prima in cartella clinica e poi l’infermiere deve richiedere gli esami sull’applicativo).

Non solo: agli infermieri è richiesto di ottenere il consenso informato ad esami strumentali e gli stessi devono occuparsi dell’archivio e riordino delle cartelle cliniche alla dimissione del paziente. Insomma, una situazione grave, in primis perché per l'evoluzione storica e legislativa la professione infermieristica non ha più carattere di ausiliarità rispetto ad altre figure di sanitari. Soprattutto, non si capisce perché di fronte ad una scarsità di risorse, denunciata in ogni modo, lo Stato paghi un infermiere per svolgere le attività di altri professionisti. Nessuna azienda "intelligente" lo farebbe.

L'infermiere - continua la nota - a meno di protocolli ben definiti, come quelli per i profili in triage, non prescrive, perciò sostituirsi al medico vuol dire solo essere utilizzato come segretario dello stesso. Allo stesso modo il consenso informato in merito ad esami strumentali/ematici non può essere ottenuto dal personale infermieristico, intendendosi lo stesso non un mero atto amministrativo, ma un'adesione del paziente effettiva e partecipata, non solo cartacea, alle prescrizioni mediche. In molti reparti dell'Istituto, il personale infermieristico è obbligato da procedura aziendale, durante il turno notturno (dove tra l'altro il personale si riduce drasticamente) alla revisione, riordino e chiusura delle cartelle cliniche, attraverso l'utilizzo di una check list.

Tutto questo, nonostante sia obbligo del medico e della struttura sanitaria non solo compilare ma, anche e soprattutto, conservare la cartella clinica al fine di dimostrare la correttezza dell'iter diagnostico, terapeutico e curativo seguito nel caso concreto (Corte di Cassazione, sentenza n.18567/2018) e nonostante sia il medico il responsabile delle cartelle cliniche, dei registri nosologici e della loro conservazione, fino alla consegna all'archivio centrale (DPR 128/1969 all’Art. 7).  Inoltre, la stessa mansione di riordino della cartella dovrebbe essere affidata a personale Amministrativo.

In Sanità lo sbagliato utilizzo delle risorse (già carenti) e delle competenze è un tema aperto - sottolinea Sternativo-. Sul territorio nazionale mancano 80mila infermieri, a Milano la tenuta di molti servizi vacilla proprio per questa carenza drammatica. E nelle aziende vengono sottoutilizzati per prestazioni che non sono di loro competenza o in sostituzione di altri professionisti. Stessa cosa per gli OSS, troppe volte utilizzati come operatori tecnici-magazzinieri, portantini o “camerieri” per distribuire i pasti.

E a rimetterci sono soprattutto i pazienti: Il tempo impiegato per prestazioni non sanitarie diventa tempo sottratto all’assistenza e alla relazione di cura con il paziente e i suoi familiari. Quindi chi si prende cura dei pazienti e come, a quale titolo? Non pretendiamo solo risposte ma un passo indietro totale e un ripristino della legalità, tuona Sternativo.

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Commenti (1)

Angelo86

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1 commenti

Svalutation

#1

Ho letto di un altro articolo recentemente, in cui si raccontava della tenace battaglia degli infermieri per non essere più considerati come semplice supporto al medico (battaglia considerata vinta!).
Confermo tutto l’opposto!
Questa battaglia non è mai stata vinta, forse non è mai stata iniziata.
La storia è sempre quella: tempo sottratto all’assistenza per servire al meglio il Paternalista di turno.
Il resto non sto a raccontarlo,
Voglio solo dire che ci sono poche vittime e tantissimi carnefici appartenenti alla nostra stessa categoria.
Siamo professionisti rappresentati da nessuno,
Utili solo a pagare la nostra tassa annuale.
Saluti
Angelo C.