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Testimonianze

La miglior infermiera, ma non basta per lo scatto di fascia

di Redazione

Non lo faccio mai ma voglio raccontare di un caso di sanità malata che mi ha toccato personalmente. In questi giorni tanti colleghi che aspettano da anni uno scatto di fascia sono valutati dai diretti superiori.

Oggi è toccato alla miglior infermiera che io conosca

Si è seduta tranquilla di fronte a chi ha il potere di “valutarla”, conscia di aver fatto il proprio dovere con passione e con competenza. Una scheda, 4 domande per “valutare” se una professionista dopo 11 anni di lavoro ha diritto o meno ad uno scatto di fascia, un piccolo aumento di stipendio.

Lei si è guardata dentro e si è fatta un esame di coscienza, ne sono certo.

Probabilmente le sono venuti in mente alcuni dei suoi pazienti: chi ha sofferto particolarmente e che lei ha accompagnato con una carezza e una parola, chi l’ha fatta ridere, i tanti che negli anni l’hanno ringraziata ed anche chi l’ha trattata male, offesa, minacciata, umiliata e derisa.

Ha pensato indubbiamente a quanto è cresciuta, non solo anagraficamente, giorno dopo giorno con i sacrifici, lo studio, la passione, la coerenza, la testardaggine, la caparbietà e soprattutto la voglia di far bene. Certamente si è ricordata dei momenti di difficoltà superati anche grazie all’aiuto e il supporto dei colleghi anziani. Alcuni di loro nel frattempo hanno cambiato reparto mentre quelli che sono rimasti ora la considerano una loro pari.

Ora questa infermiera svolge anche le funzioni di tutor, contribuisce cioè alla formazione teorico/pratica degli studenti in infermieristica e dei nuovi colleghi assegnati al reparto. Un’attività che lei svolge dal qualche anno con la stessa determinazione che riserva all’attività clinica vera e propria. Chi è del mestiere sa bene quanto sia più impegnativo, stancante e rischioso accompagnare passo dopo passo un collega oppure uno studente durante tutta l’attività del turno di lavoro. Lei lo fa bene e unicamente per passione, per trasmettere le sue conoscenze per il bene degli assistiti.

Un pensiero anche per i colleghi medici c’è stato, ne sono certo, perché anche loro l’hanno vista trasformarsi in una professionista affidabile e competente. Oggi questa infermiera è considerata uno dei tanti pilastri che sorreggono il reparto proteggendo chi vi è ricoverato e chi ci lavora.

Non in ultimo un pensiero per la famiglia c’è stato, ne sono certo! Certamente ha ricordato i momenti di difficoltà della vita di tutti i giorni:

  • coniugare l’essere infermiera con l’essere mamma di una bimba di 8 anni e compagna di un infermiere;
  • le consegne al volo a casa prima del turno;
  • la necessità di far capire a una bimba fin da piccolissima che la mamma non può essere a casa tutte le notti, oppure le domeniche o a Natale.

Per forza di cose ha ripensato alle volte che è tornata a casa tardi perché in reparto c’era da fare. Si sarà ricordata delle parole della sua bimba: babbo di alla mamma di passare a darmi un bacino quando torna a casa dal lavoro stasera, anche se dormo già lo sento lo stesso, avrà ripensato ai tanti salti fatti con lei anche con il mal di schiena, allo zaino della scuola controllato alle 10 di sera, alla merenda preparata alle 6 della mattina, ai compiti, al catechismo, alla danza, a tutto il mondo infantile ritagliato tra un turno e l’altro!

Ebbene questa infermiera oggi è tornata a casa sconfitta e con gli occhi lucidi perchè, secondo chi ha il potere di valutarla, dovrebbe fare di più! Non ha dato il massimo in questi 11 anni!

A me questo giudizio fa schifo!

È vergognoso! È umiliante!

Tu Valentina Gajardoni la miglior infermiera che abbia mai conosciuto!

Io e Greta siamo orgogliosissimi di te.

Una sanità che ti chiede ancora più è una sanità malata!

Nicola COLAMARIA - Infermiere

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Commenti (1)

pdecarli

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1 commenti

commento

#1

Chi ha paura dei bravi infermieri!?