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Testimonianze

Olivia, da OSS ad Infermiera inseguendo il suo sogno di bambina

di Redazione

La testimonianza di una collega che non ha mai smesso di inseguire i suoi sogni nonostante la vita le abbia allungato un po' la strada...

La storia di Olivia, prima Oss ed ora infermiera

Olivia G. ha 46 anni, è nata a Nyon, in Svizzera, ed è cresciuta in provincia di Torino. Donna dall'energia esplosiva, dalla forza travolgente e dalla curiosità contagiosa, ha collezionato una serie di interessantissime esperienze, lavorative e di vita; in particolare, Olivia è OSS da più di 8 anni e qualche mese fa si è laureata in Infermieristica presso l'Università degli Studi di Bologna. L'abbiamo incontrata proprio a Bologna e le abbiamo fatto qualche domanda per saperne di più sulla sua scelta formativa e sulla sua esperienza di vita.

A che età hai cominciato a frequentare il Corso di Laurea in Infermieristica?

Ho iniziato a frequentare infermieristica a 43 anni.

Hai iniziato a studiare infermieristica lavorando, allo stesso tempo, da OSS. Ti va di raccontarci quali sono le motivazioni che ti hanno spinta a voler diventare infermiera?

La motivazione che mi ha spinto a fare infermieristica è stata il voler aiutare in maniera più completa il paziente, il voler capire di più e sentirmi più completa a livello di preparazione. Ma la motivazione più importante è stata voler realizzare un sogno di quando avevo 14 anni: mettermi a disposizione degli altri e indossare la divisa da infermiera; poi la vita mi ha allungato un po' la strada...

Quali sono state le tue difficoltà più grandi durante il periodo universitario?

La difficoltà più grande è stata incastrare gli orari del lavoro con le lezioni dell'università e soprattutto del tirocinio. Inoltre spesso venivano cambiati gli orari all'ultimo momento creandomi problemi con i miei colleghi che dovevano sostituirmi e che magari già mi avevano concesso un cambio precedentemente.

In base alla tua esperienza, com’è il rapporto infermiere-OSS all’interno del panorama sanitario italiano?

Secondo me il problema è che ancora non è ben chiaro quali siano le competenze che un Operatore Socio Sanitario deve avere e quali deve espletare, sia da parte dell'infermiere che da parte dell'Oss stesso.
Spesso l'infermiere utilizza l'Oss non perché ritiene che sia in grado di compiere un determinato atto tecnico, ma esclusivamente perché lui in quel momento non vuole farlo, per pigrizia, perché magari un paziente è un po' troppo petulante e "fastidioso"... E soprattutto spesso tende a lasciare l'Oss da solo con pazienti critici che invece avrebbero bisogno di un maggior monitoraggio infermieristico. Ritengo che sia difficile definire rigidamente le attività e gli interventi che un Oss può espletare, però secondo me manca anche una "pianificazione" condivisa con l'Oss delle attività da svolgere sul paziente e spesso non vengono date indicazioni, da parte dell'infermiere, su come svolgere queste attività, lasciandolo spesso ad assumersi responsabilità decisionali che secondo me, a volte, non è in grado e non dovrebbe assumersi.

Devo anche dire, però, per correttezza, che spesso è l'OSS stesso che prevarica il suo ruolo e tende a compiere atti che non gli competono. Diciamo che, in parole povere, il campo in cui ci si scontra maggiormente è il campo delle cure igieniche al paziente: certamente questo è compito dell'Oss, però non bisogna dimenticare che è anche il compito primario dell'infermiere supportare la persona e non lasciare, per esempio di notte, un paziente sporco, perché è compito dell'Oss e quindi si aspettano le 7 del mattino... o non si svuota una sacca del catetere perché è compito dell'Oss, rischiando "che esploda"...
Diciamo che spesso non vi è collaborazione da nessuna delle due parti e che si tende a dimenticare che l'Oss potrebbe essere un valido aiuto se venisse integrato come "essere" pensante e non solo come manovalanza...

Avendo seguito entrambi gli iter di formazione, come reputi che ciascuna delle due figure di operatore sanitario venga presentata all’altra durante il percorso di studi? Credi ci sia adeguata formazione/informazione riguardo competenze e responsabilità di ognuno?

Come dicevo poco fa, secondo me non c'è adeguata formazione riguardo alle competenze e responsabilità di ciascuna delle due figure... Basta dire che in 3 anni di Infermieristica la figura dell'Oss è stata trattata solo in un seminario alla fine del corso di studio, finite le lezioni del terzo anno di corso. Invece, quando ho fatto il corso per diventare Oss, l'unico momento in cui è stata trattata la figura infermieristica è stato quando si è trattata la somministrazione dei farmaci.

Lavori in ambito sanitario già da diversi anni. Secondo la tua prospettiva, il percorso universitario per diventare infermiere prepara in maniera adeguata al mondo del lavoro?

Secondo me il percorso di studi infermieristico non prepara in maniera adeguata. Si fa poca formazione sul campo, ci sono poche ore di tirocinio, spesso i tutor non sono preparati e troppo spesso chiudono un occhio e sono troppo permissivi sulla formazione dello studente: non si può essere in tirocinio e usare il tempo in reparto per studiare per poi ritrovarsi alla fine del terzo anno a non avere le abilità manuali necessarie... La nostra è una laurea abilitante alla professione, ma secondo me nessuno di quelli che è uscito dal mio corso, compreso me, è in grado di assumersi la responsabilità decisionale ed operativa riguardo ai pazienti; ma questa è una mia opinione... Sempre secondo me, si sono sprecate troppe ore in lezioni tenute da medici e preparate per medici e troppo poco ci si è soffermati sulle attività più prettamente infermieristiche. Un esempio: abbiamo assistito a lezioni minuziose di oculistica, trattando tutte le patologie dell'occhio, senza che nessuno ci parlasse di cosa deve fare un infermiere ad un paziente operato ad un occhio: un bendaggio, una medicazione all'occhio, un pulizia all'occhio...

Che argomento hai trattato nella tua tesi di laurea? C’è un motivo particolare che ti ha spinta a sceglierlo?

L'argomento della mia tesi di laurea è stato scelto nell'ambito della psicologia clinica ed ha trattato della negazione della prognosi infausta: vantaggi e svantaggi sull'assistenza al paziente e alla famiglia. La tesi ha preso spunto dalla mia esperienza lavorativa con malati terminali oncoematologici e dal senso di inadeguatezza che spesso mi assale nel rapportarmi con questo tipo di pazienti. Quindi ho voluto indagare come generalmente ci si pone di fronte ad un paziente a prognosi infausta e l'ho fatto somministrando dei questionari a operatori sanitari.

Come pensi di muovere i tuoi primi passi dopo la laurea?

Dopo la laurea intendo fare dei concorsi qui in Italia, anche se il mio sogno sarebbe quello di lavorare in Svizzera

Grazie mille, collega, continua a seguire i tuoi sogni e in bocca al lupo!

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