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Editoriale

Squadrismo e infermieristica

di Giordano Cotichelli

Sono stati assaliti quei sanitari che cercano di rispondere al meglio ai tanti bisogni di salute della popolazione con le poche risorse a disposizione. Gli squadristi che hanno invaso le strade della capitale non si sono diretti contro chi in questi ultimi trent’anni si è reso protagonista di tagli indiscriminati alla sanità pubblica, alla previdenza sociale, alla sicurezza lavorativa e ai salari. Affatto. La rabbia della piazza di sabato non ha rappresentato, nemmeno per un momento, un pericolo reale per i “cattivoni” di Big Pharma, così esecrati dai no vax e no green-pass. Essa si è diretta contro dei lavoratori, rappresentati dal sindacato, cui la sede è stata devastata, o quelli in servizio presso il Pronto soccorso dell’Umberto I.

Chi è empatico con la sofferenza può essere infermiere, ma non fascista

I danni provocati dalle incursioni dei no green pass a Roma

I fatti di sabato 9 ottobre scorso sono noti a tutti. Una grande manifestazione no green pass e no vax si è svolta a Roma. Ultima iniziativa in ordine di tempo di un movimento che si è reso sempre più visibile nel paese e che è stato progressivamente egemonizzato da gruppi neofascisti di varia espressione.

Ciò che è accaduto per le strade della capitale è stato di una gravità estrema. Sono state assaltate la sede della CGIL e il Pronto soccorso dell’Umberto I. I due episodi non possono essere letti slegati fra loro, in quanto rappresentano, in maniera chiara, ciò che è stato definito dal Viminale come il salto di qualità del movimento, ovviamente in termini negativi.

Le parole d’ordine in merito, che hanno attraversato i social e continuano a riempirli, ne sono una ulteriore conferma. In tutto ciò risalta come si sia scelto di prendersela con i lavoratori. In nome di una supposta libertà vaccinale, si sono trasformati il sindacato e l’ospedale da strumenti di solidarietà, uno di difesa dei lavoratori e l’altro di cura della salute, in capri espiatori verso cui scaricare la propria rabbia. Non è semplicemente follia o violenza del momento, ma un modo di agire di certa politica abituata da sempre a farsi forte con i deboli – una sede sindacale e dei lavoratori in servizio – e debole con i forti.

Quanto è accaduto, purtroppo, non lascia spazio a mediazioni, come tutto ciò che riguarda ogni cosa condizionata dalla gerarchia della violenza. Non si può assumere una visione che preveda un’equidistanza dai fatti, asetticità nell’interpretazione, il porsi in maniera neutrale e strettamente tecnica di fronte agli avvenimenti, valutandoli fuori dal contesto socio-politico in cui si sono realizzati non rendendo giustizia alle vittime, che rischiano di essere poste così sullo stesso piano dei violenti. La violenza che ha attraversato le vie di Roma non è stata l’espressione di una tifoseria da stadio o la brutta conseguenza di una movida finita male. Quanto è successo è stato l’ennesimo episodio di violenza fascista che da troppo tempo contamina le vite di questo paese.

L’ultima volta che una sede sindacale è stata devastata è accaduto cento anni fa quando, al montare della dittatura fascista, gli squadristi in camicia nera, in nome del loro ordine, devastavano le città e mettevano in disordine le vite dei lavoratori e dei poveracci. Il film “Vecchia guardia” del 1934 ne ha esaltato le gesta, condannando le lotte degli infermieri di un manicomio in sciopero per avere maggiori garanzie salariali e sindacali. È una storia iniziata con la devastazione di sedi sindacali ed è continuata poi nel successivo ventennio drammatico e carico di costi in vite e sofferenze umane indicibili. Una esagerazione? La fase politica e sociale attuale lo richiede.

Sono stati assaliti quei sanitari che cercano di rispondere al meglio ai tanti bisogni di salute della popolazione con le poche risorse a disposizione. Gli squadristi che hanno invaso le strade della capitale non si sono diretti contro chi in questi ultimi trent’anni si è reso protagonista di tagli indiscriminati alla sanità pubblica, alla previdenza sociale, alla sicurezza lavorativa e ai salari. Affatto. La rabbia della piazza di sabato non ha rappresentato, nemmeno per un momento, un pericolo reale per i “cattivoni” di Big Pharma, così esecrati dai no vax e no green-pass. Essa si è diretta contro dei lavoratori, rappresentati dal sindacato, cui la sede è stata devastata, o quelli in servizio presso il Pronto soccorso dell’Umberto I.

Per un momento la cattiveria che traspariva dalle immagini rimandava all’assalto di Capitol Hill e alla verità storica che qualsiasi libertà venga rivendicata in punta di manganello, di fucile o di portafoglio, è destinata a rendere più forte il potere che quella libertà reprime e limita. C’è poi chi afferma che quella non è materia sua, che è necessario mantenersi al di sopra delle parti e che la violenza va condannata sempre, in una sequela di affermazioni tanto false quanto pericolose, dato che chi le fa non si sognerebbe di digitare nemmeno una lettera di condivisione per Aldovrandi, Giuliani, Pinelli, Cucchi, o per qualsiasi donna ammazzata dal suo integerrimo marito, o per il marocchino morto giù dall’impalcatura o in mezzo al mare o… nelle scorribande di italianissimi criminali.

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