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Studenti Infermieri

Metodologie didattiche, dall’aula capovolta al peer-to-peer

di Sandra Ausili

Flipped classroom (FC) e peer-to-peer education. Due metodologie didattiche che si stanno facendo spazio nella formazione infermieristica. L’obiettivo, in tutti e due i casi, è quello di invertire i tradizionali modelli di apprendimento e mettere al centro il discente. Un processo in cui gli studenti sono chiamati ad assumere maggiore autonomia e responsabilità riguardo al proprio successo formativo, mentre l’insegnante assume il ruolo di guida.

Insegnare Infermieristica, i vantaggi della centralità del discente

Con la formazione peer-to-peer lo studente infermiere è stimolato ad ottenere l’eccellenza clinica

Al giorno d'oggi l'infermieristica viene insegnata principalmente attraverso la modalità di insegnamento tradizionale, centrata sul docente.

L’approccio utilizzato è quello stand-and-deliver, in cui gli studenti ricevono passivamente informazioni relative alla lezione, con materiale didattico consegnato tramite libri, dispense e appunti. Le nozioni vengono ricevute passivamente, con il risultato di un’insufficiente comprensione delle conoscenze professionali e della mancanza di entusiasmo per l'apprendimento.

Infatti, sebbene aiuti gli studenti a padroneggiare alcune abilità teorico-pratiche in breve tempo, questo tradizionale metodo d’insegnamento non promuove il pensiero critico e la discussione tra gli studenti, così come l’applicazione della teoria alla pratica clinica. In un lasso di tempo limitato è molto difficile per gli studenti padroneggiare una grande quantità di conoscenze professionali.

Di fatto, i ricercatori hanno evidenziato un enorme divario tra la formazione teorica e la pratica infermieristica, portando alla richiesta di una trasformazione fondamentale dell’insegnamento in tale ambito. Obiettivo unico: formare, attraverso lo sviluppo di nuovi approcci e modelli educativi, professionisti in grado di soddisfare le esigenze dei pazienti e fornire cure sicure e di qualità.

Flipped classroom e sviluppo del pensiero critico

Gli infermieri costituiscono una delle componenti fondamentali del sistema sanitario. E mai come ora, nel pieno della pandemia da Covid-19, c'è un estremo bisogno di operatori sanitari formati che sappiano rispondere efficacemente a questa sfida. Per poterlo fare in modo adeguato, però, sono richieste loro conoscenze professionali sostanziali, così come l'abilità di pensiero critico.

Ciò ha reso necessaria l’adozione di strategie pedagogiche come quella della flipped classroom, o aula capovolta, al fine di garantire che i concetti teorici vengano direttamente collegati alla cura del paziente. La Flipped Classroom può infatti migliorare la comprensione delle nozioni teoriche da parte degli studenti attraverso l'apprendimento attivo, ragion per cui sta diventando un modello popolare ed efficace da applicare all’insegnamento delle professioni sanitarie.

Grazie al metodo flipped classroom è possibile riorganizzare completamente i tempi didattici e accrescerne l'efficacia, garantendo la libertà di espressione delle potenzialità individuali e collettive attraverso la personalizzazione della didattica. Questo modello consiste nell'invertire i tradizionali momenti didattici, favorendo l'apprendimento attivo dello studente.

Nei due momenti previsti dal metodo flipped classroom, sia l'insegnante sia lo studente interpretano ruoli nuovi e differenti rispetto a quelli attuali. Nel primo momento l'insegnante predispone il materiale multimediale che tratti esaustivamente il contenuto delle lezioni; lo studente, parimenti, è tenuto a studiare tali materiali a casa, individualmente e prima della lezione in aula, fino al raggiungimento degli obiettivi prefissati.

È quindi all'esterno dell’aula che lo studente si impegna nell’apprendimento individuale, leggendo le dispense o guardando i materiali video forniti dall'insegnante con flessibilità, secondo i propri ritmi. Lo studente, dunque, non è più l'uditore passivo di una lezione frontale, ma diventa il responsabile del proprio apprendimento. Così come l'insegnante non ha più necessariamente il ruolo di dispensatore delle conoscenze, ma di tutor che deve saper dirigere gli studenti sulla strada corretta che li porta alla conquista di tali conoscenze. Si passa quindi da strategie di insegnamento orientate all'insegnante, a strategie di insegnamento orientate allo studente e caratterizzate dalla sua partecipazione attiva.

Cooperazione degli studenti al centro dell'apprendimento peer-to-peer

Il secondo momento comprende le ore in classe, alla presenza dei colleghi di corso e dell'insegnante, con quest’ultimo che propone e segue attività di discussione, esercitazione, approfondimento e consolidamento degli argomenti trattati. Per lo studente le ore in classe diventano così opportunità di chiarimenti consapevoli, elaborazione dei concetti ed esercitazioni mirate e assistite.

Attività che possono essere eseguite individualmente o in gruppi di pari (peer-to-peer), dove proprio la collaborazione e la cooperazione degli studenti sono aspetti che assumono centralità. L'apprendimento peer-to-peer consente infatti agli studenti di esercitarsi secondo il proprio ritmo in un ambiente di apprendimento sicuro e progettato per guidare il coinvolgimento degli studenti e aumentarne la fiducia.

Alcuni studi hanno dimostrato che il passaggio tra ambiente universitario ed ambiente lavorativo migliora con la formazione peer-to-peer. Gli studenti si sentono maggiormente motivati ad apprendere le abilità cliniche e mostrano un minore grado di ansia nelle prestazioni, oltre che un aumento dell'accuratezza clinica e una diminuzione degli errori pratici. Con la formazione peer-to-peer lo studente è stimolato ad ottenere l’eccellenza clinica. Può infatti ripetere una procedura o uno scenario - grazie al supporto della simulazione alla pratica clinica - di diversa complessità tutte le volte che vuole, ritornando sui punti dove si sente più debole, fino al raggiungimento della completa padronanza delle varie abilità pratiche.

L'apprendimento peer-to-peer, inoltre, rende gli studenti responsabili delle proprie azioni e di quelle dei loro colleghi, di conseguenza il loro coinvolgimento è elevato. I simulatori di ultima generazione, inoltre, offrono infinite possibilità di simulazione clinica, ma soprattutto offrono l’opportunità di effettuare simulazioni in équipe multiprofessionali e di agire in un ambiente sicuro per il paziente e per l’operatore stesso, che apprende come gestire la situazione clinica.