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Infermieri all'estero

Svizzera, per gli infermieri migliorano le condizioni di lavoro

di Redazione Roma

Nella giornata di ieri è stata accettata alle urne, con il 61% dei voti, l’iniziativa popolare “Cure infermieristiche forti” che chiede il miglioramento delle condizioni professionali e i salari di infermiere e infermieri in Svizzera. Un esito definito “storico”, agevolato anche dalla pandemia di coronavirus, che attesta come i votanti ritengano basilare la formazione di più personale e che questo resti più a lungo motivato e sano in servizio per merito di migliori condizioni di lavoro. Il presidente nazionale del Nursing Up, De Palma: E l’Italia cosa fa?.

Migliori condizioni di lavoro per gli infermieri in Svizzera

Una domenica che gli infermieri in Svizzera non dimenticheranno facilmente. Nella giornata di ieri, infatti – come riporta il quotidiano online swissinfo.ch – l’iniziativa popolare “Cure infermieristiche fortiche chiede di migliorare le condizioni di lavoro nonché i salari dei professionisti sanitari in Svizzera – di conseguenza, di rendere la professione più attrattiva e di far fronte alla penuria di curanti diplomati, garantendo la qualità delle cure e la sicurezza del paziente – è stata accettata alle urne con il 61% dei voti. Ad eccezione di Appenzello Interno, il sostegno è risultato unanime in ogni cantone; la partecipazione è stata particolarmente elevata (al 65% circa). Il testo ha così superato lo scoglio della doppia maggioranza (dunque, di popolo e cantoni), condizione indispensabile affinché un’iniziativa popolare sia accettata. E si tratta di un risultato che definire “storico” non è esagerato: è la prima volta dal 1981 – parliamo di quarant’anni, insomma – che un’iniziativa appoggiata dai sindacati viene accettata dall’elettorato. Si tratta altresì di una delle iniziative con maggiori consensi da quando è stato introdotto lo strumento democratico nel 1891.

Ci sono state reazioni di giubilo, inevitabilmente, come quella delle presidentessa dell’Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri, Sophie Ley, che ha parlato, appunto, di giornata storica. E ancora, si è detto molto soddisfatto del risultato anche Baptiste Hurni, presidente della sezione romanda della Federazione svizzera dei pazienti lo sono ancor di più considerando la difficoltà di fare accettare un’iniziativa alle urne in Svizzera. In particolare, il ministro della Sanità, Alain Berset ha ammesso che l’approvazione dell’iniziativa attesta come il popolo tenga a manifestare il suo appoggio agli infermieri per l’immenso lavoro svolto durante la pandemia. Anche per il Consiglio federale occorre personale curante qualificato a sufficienza ed è necessario porre l’accento sulla formazione.

Nursing Up: referendum popolare in Svizzera. E l'Italia cosa fa?

La notizia, com’è nell’ordine delle cose, ha valicato i confini ed è approdata in Italia, dove il presidente nazionale del Nursing Up, Antonio De Palma, ha ricordato che la Svizzera, per far fronte alla carenza di personale infermieristico, circa 11mila unità, promuove addirittura un referendum popolare, per affidare ai cittadini elvetici l’ultima parola sulla ricostruzione di una professione che riveste un ruolo cruciale per il futuro del paese. Il nome della campagna referendaria, “Cure infermieristiche forti”, che ha ottenuto il sì con oltre il 61% delle preferenze, lascia intendere chiaramente quali siano gli obiettivi da raggiungere. Quindi De Palma parla della situazione nel nostro paese, dove gli infermieri, vedi il recente caso del bando dell’Asl Città di Torino, disertano addirittura i concorsi pubblici, rispondendo in poco più di 400 all’ennesima proposta poco dignitosa di un contratto a termine, dimostrando di essere sì pronti e consapevoli di dover affrontare una nuova possibile ondata di Covid, ma nel contempo logorati e tremendamente afflitti dal dover sempre tendere le mani per chiedere ciò che spetta loro legittimamente.

Certo, la pandemia di coronavirus ha giocato – inevitabilmente, e in Svizzera non è stato da meno – un ruolo cruciale alle urne. La penuria di personale, infatti esisteva da lungo tempo (in questo senso è particolarmente forte la richiesta di infermieri italiani), ma il Covid-19 ha rivelato, qualora ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza sistemica del personale curante. Occorre ricordare che l’iniziativa – che, riassumendo, comporta un miglioramento delle condizioni di lavoro del personale infermieristico e un rafforzamento della formazione nel paese – è stata lanciata nel 2017 dall’Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri. E ancora, che era stata appoggiata dai partiti di sinistra, il Partito socialista e i Verdi, mentre i partiti di destra e di centro avevano preferito il progetto alternativo elaborato dal Parlamento. Neppure il settore sanitario era unito, con quattro associazioni di aiuto alle persone anziane favorevoli alla controproposta indiretta.

Dunque in Svizzera sono stati i cittadini, con un incredibile e partecipato referendum, a decidere in merito all’adeguamento degli stipendi degli infermieri (anche se questo, come viene sostenuto da più parti, implicherà un aumento dei costi della salute e determinerà un incremento dei premi dell'assicurazione sanitaria di base). Ma con quali tempistiche, per quanto concerne l’attuazione? Potrebbe richiedere parecchio tempo, le parole di Céline Amaudruz, vicepresidentessa dell’Unione democratica di centro (destra conservatrice). Che integra: Sulla formazione sembra che siamo tutti d’accordo. Per tutto il resto, le discussioni saranno tutt’altro che a breve termine. Certo, già prima della pandemia le condizioni di lavoro di infermiere e infermieri negli ospedali svizzeri erano complessi, tra stress, mancanza di riconoscimento e salari ritenuti troppo bassi. Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che ritorna, con forza, il presidente nazionale del Nursing Up, De Palma: Ciò che vince, tra le altre cose, è un consono adeguamento degli stipendi infermieristici, che allo stato già arrivano anche alla ragguardevole cifra di 3500 euro, a fronte dei 1400 di quelli italiani, investimenti sulla formazione e, finalmente, una libera professione anche per gli infermieri ospedalieri, che potranno anche rilasciare fattura. Fino ad oggi agli infermieri elvetici veniva concesso solo di fatturare prestazioni erogate su indicazione medica, con questo referendum potranno invece elargire anche prestazioni in totale autonomia, e fatturare determinate prestazioni direttamente all’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie o ad altre assicurazioni sociali.

Un aspetto decisamente non da poco, dunque. Riprende De Palma: Chiediamo al ministro della Salute, Roberto Speranza, di introdurre le necessarie modifiche alla vigente disciplina, affinché agli infermieri pubblici dipendenti venga consentito di svolgere attività libero professionale analogamente a quanto già accade per i medici cosicché, così come saggiamente sta facendo la Svizzera, gli stessi possano contribuire con tutta la loro professionalità a sostenere le sorti di un sistema sanitario in condizioni di criticità. Nel riconoscere che di fatto in Svizzera applicano oggi la ricetta che Nursing Up propone da un anno e mezzo qui in Italia, De Palma torna a rivolgersi al ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta: Confidiamo affinché traduca in fatti tangibili quella valorizzazione tanto auspicata, dando indicazioni all’Aran affinché parte delle risorse dei nuovi fondi per la sanità siano destinati, come è giusto, agli infermieri in primis, e alle altre professioni sanitarie non mediche assieme alle quali essi rappresentano il 75% del personale del comparto.

Giornalista
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Commenti (1)

fedecira

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2 commenti

Per certi versi sono al medioevo

#1

Il referendum sarà pur passato, ma allo stato attuale nella maggior parte delle realtà (almeno in Ticino), le "mansioni" infermieristiche si sovrappongono a quelle dell'oss (assistente di cura). Il demansionamento è ben peggiore che in Italia. Il fulltime è 40-42 ore settimanali, i turni sono su 8 ore e mezza, può capitare di fare anche 5 notti di fila. Anzi è prassi usuale fare 5 mattine, 5 pomeriggi, 5 notti. Ferie 4 settimane all'anno. In alcuni posti di lavoro, sono vietati contatti amichevoli con i colleghi al di fuori del lavoro, e se si viene beccati col telefono durante il turno scatta un richiamo.