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Testimonianze

CRA: il luogo dove fai i conti con la vita e con il tempo

di Redazione

Katia è un'infermiera neolaureata che, come molti studenti che finiscono gli studi, ha tanti sogni e prospettive lavorative. La sua prima esperienza l'ha portata a lavorare in una Casa Residenza Anziani (CRA), un luogo che — scrive Katia — ti porta inevitabilmente a fare i conti con la vita e con il tempo. Questa è la sua storia, una storia che parla di una relazione e di un sostegno che non guarisce una malattia cronica, è vero, ma può alleviare l'inesorabile finale.

Casa Residenza Anziani, lavorare qui dove l'essenza è la relazione

CRA: una sigla che racchiude una realtà che forse molti non si aspettano. Io lavoro qui, in una Casa Residenza Anziani. Questa è la mia prima esperienza lavorativa, mi chiamo Katia e sono un'infermiera laureata da pochi mesi.

Mi sono addentrata in questo mondo per farmi "le ossa". Tutti sogniamo prima o poi il posto pubblico nel rinomato ospedale di città e così, tra un concorso ed un altro, mi sono messa in gioco e ho iniziato ad acquisire qui le mie prime esperienze lavorative.

In questo luogo ho imparato a fare i conti con la vita e con il tempo che inesorabilmente passa. In questo luogo tendi a immedesimarti nei panni degli "ospiti" (perché qui non sono definiti pazienti) e anche in quelli dei familiari.

Sappiamo tutti quanto sia importante l'aspetto tecnico e burocratico della nostra professione e vi assicuro che anche nelle CRA questi aspetti sono presenti. L'infermiere non è un semplice ed inutile dispensatore di terapie. Certo è che l'aspetto relazionale occupa un posto non trascurabile.

La relazione, in questi luoghi soprattutto, è fondamentale. Ascoltare una persona anziana e farle rivivere delle emozioni e dei ricordi, regalarle un sorriso ed essere semplicemente gentili, ascoltarla e farla sentire utile alla società fa sì che la sua giornata cambi e che possa vivere in maniera differente questa stagione della vita che tutti temiamo.

Nella società in cui viviamo, dove l'Italia viene definita "il secondo popolo più vecchio al mondo", forse si dovrebbe puntare proprio su questo tipo di assistenza e su queste realtà, cercando di incrementare degli adeguati ma, soprattutto, dei rispettosi percorsi di cura tesi ad un conforme accompagnamento alla vecchiaia e alla morte.

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