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infermieri

Il cambiamento dipende da noi

di Redazione

Lo scorso 7 aprile, in occasione della giornata mondiale della salute, ICN e WHO hanno lanciato il primo rapporto sullo stato e lo sviluppo dell'infermieristica nel mondo. Durante la giornata si sono susseguiti degli eventi in diretta live che sono stati trasmessi su tutti i canali social WHO e durante i quali c'è stato spazio anche per i racconti delle esperienze di quattro infermieri provenienti da tutto il mondo, tra i quali un'infermiera italiana, Floriana Pinto. Partecipare a questo evento è stato per me un onore - racconta - sia come persona ma come professionista. È una di quelle cose che penso capiti solo una volta nella vita, una possibilità che spero di aver utilizzato al meglio, a nome di tutti i colleghi che credono nella professione infermieristica.

Floriana Pinto al live WHO: gli infermieri italiani vogliono un cambiamento

Sono i valori professionali costruiti grazie al percorso formativo, ai miei insegnanti, alle esperienze professionali e ai colleghi che ho incontrato che hanno contribuito a portarmi ad avere un'esigenza di confronto continuo e di crescita - racconta Pinto - Inoltre, elemento essenziale nella mia vita professionale, è stata la cultura costruita grazie alla vita associativa e all'impegno in associazioni come CNAI e a livello regionale ARLI e specialistiche come ANIARTI.

In particolare CNAI, affiliata nazionale di ICN, attraverso la sua attività ha rappresentato per me, e credo possa rappresentare per tutti gli infermieri italiani, la via attraverso la quale possono portare una voce consapevole di un contesto internazionale e possono avere la possibilità di avere una prospettiva internazionale.

Devo dire grazie ad ICN, alla quale ho indirizzato delle mie riflessioni sulla situazione che noi infermieri italiani stiamo vivendo, che mi ha proposto questa sfida di portare la mia voce e la mia esperienza, in occasione della diretta live del 7 Aprile per la Giornata Mondiale della Salute, durante la quale WHO ha lanciato il primo rapporto internazionale sullo stato degli infermieri del mondo. Tale diretta era incentrata alla condivisione delle esperienze di quattro professionisti impegnati al fronte dell'emergenza in tutto il mondo, intervistati dal presidente WHO Dr Tedros e la Chief Nursing Officer WHO Elizabeth Iro.

Ci è stato chiesto di raccontare in che modo il lavoro degli infermieri è stato coinvolto nell'emergenza COVID-19, quali sono le sfide che noi operatori sanitari stiamo affrontando, quale supporto chiediamo alle istituzioni, non solo ora, ma in generale.

Da collega, vorrei lanciare un messaggio a tutti gli infermieri italiani: spero e sono convinta che alla fine di questa emergenza arriverà il punto di svolta per una professione fino ad oggi non riconosciuta in modo adeguato. Ma dipende da noi. È come se ci fosse un'onda adesso e potrebbe essere una grossa opportunità se decideremo di cavalcarla, insieme. Questo è il momento giusto e noi infermieri italiani vogliamo questo cambiamento

Il ruolo degli infermieri è stato cruciale nell'emergenza, fin da primo momento e gli infermieri sono stati chiamamti in causa in tutta la loro essenza, dimostrando le loro competenze cliniche, gestionali e relazionali. Tutti gli ospedali sono stati riorganizzati e quando siamo stati chiamati per rispondere all'emergenza, non c'era tempo per pensarci ed eravamo preoccupati di come poter mettere in atto le nostre migliori competenze, in una situazione così incerta, per salvare i pazienti da questo nemico invisibile.

I primi giorni sono stati un pò confusi, il nostro lavoro è cambiato in termini di nuove strutture (abbiamo creato terapie intensive in sale operatorie insieme a colleghi di altri reparti), utilizzo della vestizione di protezione, rapporto infermieri paziente raddoppiato e uso razionale del tempo. Ma se ci pensiamo, questo è un bellissimo esempio di cosa vuol dire personalizzare l'assistenza.

Le nostre vite sono come continui giri sulle montagne russe: alterniamo stanchezza, paura e rabbia a felicità, in relazione ai risultati ottenuti sui pazienti e ai momenti con cui riusciamo a comunicare con loro, perché noi diamo il loro unico punto di riferimento in terapia intensiva.

Le sfide che stiamo affrontano sono molteplici: stress fisico e psicologico, mancanza di DPI adeguati, staffing level inadeguati. Il sistema non ci sta realmente tutelando e in questa emergenza sono emersi tutti i punti critici del sistema non solo in ospedale, ma soprattutto nel territorio, dove l'assenza di un sistema organizzato territoriale, che includa la figura infermieristica, sta avendo un forte impatto non solo sui pazienti positivi, ma anche sui pazienti portatori di malattie croniche.

Negli ospedali inoltre noi infermieri supportiamo i nuovi assunti, da poco laureati e assunti con contratti precari per l'emergenza. Noi ci sentiamo responsabili per loro, ma come aiutarli se il nostro rapporto infermiere-paziente è raddoppiato? E in Italia era già troppo elevato prima della pandemia.

I bisogni degli infermieri italiani

Gli infermieri italiani hanno bisogno di essere supportati dal punto di vista psicologico: la paura per la loro salute cresce di giorno in giorno e i casi di positività tra gli operatori sono arrivati a circa 13.000 (26 infermieri morti e due suicidi), ma ancor di più temono per la salute delle loro famiglie, che potrebbero infettare. Molti di noi stanno mostrando segni e sintomi di ansia, stress, disturbi del sonno, moral distress e tutto questo dovrebbe essere considerato.

A questa pandemia noi infermieri italiani ci siamo arrivati già stremati, con stipendi bloccati da 20 anni (sono i più bassi d'Europa) e numero del personale ridotto ai minimi, ma nonostante ciò sono rimasti sempre qui a prendersi cura dei cittadini e lo stanno facendo anche ora, al meglio che possono e questo è un esempio che gli infermieri italiani, quando vogliono sono una squadra potente.

Tale potere, deve renderci consapevoli dei professionisti che siamo e deve essere utilizzato non solo per migliorare la salute dei cittadini, ma anche per influenzare le politiche sanitarie. Adesso dobbiamo occuparci di salvare vite insieme ai medici, ma finita la pandemia torneremo a lottare per ciò che ci spetta: supporto, protezione e investimento.

L'appello ai cittadini

Ai cittadini vorrei dire: da un mese a questa parte ci chiamate eroi e noi siamo felicissimi di sentirvi vicini, ma nonostante le nostre battaglie per il riconoscimento sociale, fino ad un mese fa non eravamo riconosciuti. C'era davvero bisogno di un virus affinché la popolazione e le istituzioni si accorgessero che gli infermieri sono la spina dorsale del sistema sanitario?

Voglio dirvi che noi infermieri compiamo nell'emergenza le stesse azioni di un mese fa, con la stessa competenza e dedizione, sicuramente in condizioni molto più critiche, ma non è il sacrificio il punto centrale del problema. Noi eravamo qui e continueremo a essere qui, anche dopo la pandemia e prenderci cura della salute dei cittadini.

L'appello al Governo

Alle istituzioni italiane, al Governo e tutti i portatori di interesse voglio dire che gli infermieri italiani chiedono non solo oggi, ma in generale: più infermieri, stipendi adeguati e migliori condizioni di lavoro, riconoscimento di competenze avanzate, organizzazione di un sistema territoriale che coinvolga a pieno l'infermiere, adeguamento della formazione agli standard europei, investimenti nella ricerca, formazione e ruoli di leadership a tutti i livelli.

Non solo nei momenti di crisi, tutti devono essere consapevoli che senza infermieri non c'è salute. E per questo chiediamo il supporto delle associazioni professionali come CNAI, EFN E ICN e desidero ringraziare per il lavoro che stanno compiendo nel portare avanti le nostre istanze e di società scientifiche come ANIARTI, che ci forniscono strumenti scientifici utili e aggiornati da utilizzare in ambito clinico.

Dico alle istituzioni che forse questi "eroi", hanno solo bisogno di essere considerati e trattati come professionisti quali sono e in tale panorama riusciremo a costruire un sistema in cui tutti i professionisti si rispettano a vicenda e collaborano in team multidisciplinari verso un unico scopo: la salute dei cittadini

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