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Libera professione infermiere

Infermiere di famiglia, ecco il mio ambulatorio

di Matteo Valenti

In un Sistema Sanitario in cui la parola d’ordine diventa “de-ospedalizzare” si rende necessario potenziare il territorio. A tal proposito raccontiamo la storia di un ambulatorio della provincia di Varese, precisamente a Biandronno. Per farlo abbiamo raggiunto telefonicamente la dott.ssa Maria Rosa Genio, che nel 2011 ha dato il via a questa pionieristica avventura.

L'esperienza di Maria Rosa Genio nel varesino

Come ha preso la decisione di iniziare questa avventura?

Ho lavorato in diverse aziende ospedaliere facendo esperienza in più unità operative, arricchendo il mio bagaglio di conoscenza. Ma in breve tempo ho visto la situazione cambiare sensibilmente: non si lavorava più con umanità, ma per numeri e tutto ciò accompagnato da inasprimento dei rapporti tra colleghi a causa dei ritmi di lavoro frenetici.

Di fronte a questa situazione ho deciso di licenziarmi e lavorare in regime libero professionale.

Durante questa esperienza mi sono resa conto della frammentarietà che caratterizzava l’assistenza territoriale e ho pensato di colmare le lacune di un sistema. L’obiettivo era diventare punto di riferimento per la mia realtà locale andando a ricoprire il ruolo di generalist nurse inaugurando il primo ambulatorio infermieristico a Biandronno al quale è seguito quello di Varese, poi in collaborazione con altri colleghi quello di Luino e di Desio.

Come ogni buon cammino che si rispetti ci saranno state delle difficoltà

Problemi e cavilli burocratici spuntavano come funghetti, ma alla fine l’ho spuntata e ho inaugurato l’ambulatorio. Inizialmente mi sono scontrata con un problema di mentalità, è stato difficile far comprendere quale fosse il ruolo dell’infermiere di famiglia sia agli enti istituzionali sia alla popolazione che poteva usufruire del servizio.

È stato complicato spiegare quale fosse il nostro ruolo anche ai medici di medicina generale. L’infermiere e il medico non sono in competizione, devono invece fare lavoro di squadra sia per l’adempimento professionale sia per il benessere del paziente. Siamo riusciti a creare un clima di collaborazione in ambito territoriale per lavorare come alleati e non come competitor. È grazie al ‘saper fare’ che abbiamo conquistato la fiducia di altri professionisti.

Come è formato il team del vostro ambulatorio?

Come general nurse il nostro primo compito è accogliere la domanda e inserire il paziente in un percorso guidato e personalizzato. Ci occupiamo quindi della presa in carico del paziente, dell’organizzazione del suo PAI e di contattare altri professionisti sanitari, che contribuiscano al raggiungimento dell’obiettivo della diagnosi infermieristica.

Questo processo è facilitato dal rapporto empatico che intrinsecamente l’infermiere riesce a stabilire con il paziente, venendo così a conoscenza di tutti quei dettagli, a volte sottovalutati, che possono invece avere una grande valenza in un processo di cura.

È da noi che dobbiamo cominciare credendo in ciò che sappiamo fare

Qual è nella pratica il ruolo del generalist nurse?

Il generalist nurse valuta l’utente a 360° con un approccio che guarda la persona nella sua olistica interezza senza sottostimare l’importanza di un intervento socio-sanitario che non sia necessariamente di tipo tecnico.

Questa modalità di governance ci ha di fatto portati a creare un nuovo modello assistenziale caratterizzato da una visione completamente diversa da quanto siamo normalmente abituati ad affrontare.

Come infermieri di famiglia e di comunità come agite materialmente sul territorio?

Una delle tante iniziative riguarda campagne di prevenzione e di educazione sanitaria che sponsorizziamo anche grazie a un piccolo manuale di 16 pagine che abbiamo prodotto e distribuito; lavoriamo anche nelle scuole in partnership con altre realtà, collaboriamo con la guardia medica per cercare di evitare ricoveri impropri, abbiamo attivato corsi di BLS. Per i nostri colleghi organizziamo corsi ECM, rivolti in particolare verso chi vuole approcciare ad una nuova visione dell’assistenza territoriale.

Dopo 5 anni di esperienza, quali sono le considerazioni sul lavoro svolto dal vostro ambulatorio?

Dal punto di vista umano e professionale sono soddisfatta e mi piacerebbe che altri colleghi si addentrassero in questo sistema con la stessa forza che impegnano nell’espatriare.

Sono un po’ delusa dalle istituzioni, perché si fanno tante chiacchiere in campagna elettorale che poi non vedono concretezza.

Quanto può essere importante un professionista come l’infermiere di famiglia?

È il focus dell’economia del sistema socio-sanitario, perché contribuisce incisivamente alla riduzione della spesa pubblica da un lato e al miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini dall’altro.

Si dovrebbe investire nel potenziamento del territorio, invece le politiche attualmente adottate demansionano e demotivano. Ai colleghi che vogliono approcciare a questo tipo di contesto offriamo il nostro supporto per riuscire a creare sentieri nuovi, è da noi che dobbiamo cominciare credendo in ciò che sappiamo fare.

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