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Infermieristica

Un fine settimana di storia per gli infermieri

di Giordano Cotichelli

Fine settimana di storia per l’infermieristica italiana. Lo scorso venerdì 5 maggio, i ragazzi del terzo anno dei due Corsi di Laurea d’Infermieristica dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona, hanno fatto un viaggio studio a Roma, in visita al Museo di Storia della Medicina, situato presso il complesso universitario della Sapienza. Il museo è dislocato su tre piani, nato a seguito della donazione, fatta nel 1938 dal medico e storico Adalberto Pazzini, di molto materiale legato all’attività di cura e sanitaria appartenuta alla sua collezione privata. Nel piano seminterrato sono stati ricostruiti uno studio medico, una spezieria e una bottega dell’alchimista, seguendo le indicazioni museali degli anni ‘30, basate sulla ricostruzione degli ambienti. Per tale motivo il tutto si presenta un po’ dal sapore retrò, ma riesce egregiamente a far viaggiare nel tempo i visitatori che si ritrovano immersi in ambienti ricchi di stimoli ed informazioni legate ai tanti oggetti del passato.

Studenti infermieri in visita al Museo di Storia della Medicina

Museo di Storia della Medicina Sapienza

Il primo ed il secondo piano, in maniera ulteriore, accompagnano lungo una carrellata didattica dalla preistoria alle moderne sfide dell’epoca attuale, passando dagli strumenti della chirurgia romana ai moderni macchinari diagnostici oggi in uso.

I materiali osservati e le spiegazioni fornite dalle guide messe a disposizione hanno permesso di indirizzare la conoscenza dei saperi e delle pratiche assistenziali lungo un piano cronologico che, guardando al passato, apre ad una lettura diacronica irrinunciabile sia per capire il presente, sia per proiettarsi ulteriormente verso il futuro, nell’accezione classica del termine si storia, come fatto narrato e di historia, come narrazione vera e propria.

Dopo la visita si è proseguito il viaggio attraverso quel museo a cielo aperto rappresentato dalla stessa città di Roma, da cui si possono strappare molti stimoli e informazioni in più girando per le sue strade, quasi perdendosi in queste, che sono poi quelle dei percorsi turistici di sempre, di cui però non ci si stanca mai di leggerne la testimonianza storica scolpita negli edifici del Colosseo e del Foro di Augusto, nell’epica rappresentata nella colonna traiana (in cui qualche scena di cura ed assistenza fu immortalata) e nel lambire l’Altare della Patria e l’adiacente Palazzo Venezia che, speriamo, non torni di moda.

Ed ancora, fino alle rovine di Largo Argentina, e della sua comunità di gatti – e all’antistante e famoso teatro. Per arrivare poi in Piazza Navona, Piazza di Spagna, Fontana di Trevi dove, magari, a qualcuno viene voglia di allungare il percorso nella vicina Via Rasella per vedere il luogo in cui, a detta di qualche pasticcione storico, una banda musicale di simpatici vecchietti militari fu aggredita da cattivissimi antifascisti. Alla fine alla “quasi centuria” di studenti di infermieristica non resta che tornare a casa augurandosi che il viaggio sia stato utile ad un uso della storia, irrinunciabile per le professioni di cura in termini sia di identità infermieristica sia di legame con il sistema sanitario nazionale.

Lo sviluppo dell’identità professionale attraverso la nostra storia

E, a tale proposito, nella giornata di sabato 6 maggio, sembra abbia fatto eco un’altra iniziativa, a qualche centinaio di chilometri di distanza, in un’altra capitale, quella economica – Milano –, rivolta anche ancora a studenti di infermieristica. In questo caso si trattava di quelli del Corso di Laurea dell’UNIMI della sede di Niguarda, chiamati ad un evento organizzato dall’ARLI (Associazione Regionale Lombardia Infermieri), sezione regionale della CNAI (Consociazione Nazionale delle Associazioni Infermieristiche), dal titolo: “Lo sviluppo dell’identità professionale attraverso la nostra storia”.

Fra partecipanti e relatori era presente un parterre di eccezione: Marisa Cantarelli, Paola di Giulio, Maura Lusignani, Davide Ausili, con alcune figure importanti della storiografia professionale: Marisa Siccardi, Cecilia Sironi, Edoardo Manzoni, Anna La Torre, Giuseppina Tiraboschi. Molti gli argomenti presentati legati alla professione infermieristica e alla dimensione composita della storia che l’attraversa: dal piano identitario a quello storiografico, dalle radici storiche alle fonti d’archivio da conservare e salvare fino all’esposizione di alcune ricerche in corso dove si è parlato, ad esempio, della solidarietà costruita di Madre Cabrini nei confronti dei migranti nel XIX secolo.

Tema di rilievo oggi come allora. Ed ancora lavori legati alla storia in relazione alla formazione dell’infermieristica e alla metodologia della ricerca. Tutti argomenti esposti da chi li sta definendo sul piano della ricerca, da Velda Grani a Danilo de Leo a Silvia Borioni. Quest’ultima, studentessa dell’Università Politecnica delle Marche, ha avuto la capacità di lanciare un messaggio di continuità storica e professionale verso le colleghe del corso del Niguarda, ricordando il passato recente dove esistevano le siringhe di vetro, gli aghi, che non erano monouso e che si affilavano lungo lo spazio posto fra una mattonella e l’altra.

Alla fine, quella di sabato, è stata una iniziativa bella che ha reso merito al lavoro associativo della CNAI e che acquistato valore aggiunto grazie anche al contesto dove si è realizzata: l’interno dell’Aula magna dell’ospedale “Ca’ Granda” di Niguarda. Luogo denso di storia in quanto costruito durante la dittatura fascista, espressione di una medicina residuale, che interveniva quando la malattia era conclamata, e non si curava di prevenirla, di migliorare le condizioni di vita e di lavoro, di reddito e di istruzione della collettività.

Qualcosa che rimanda fortemente all’oggi. Niguarda ancora come luogo di cura e di resistenza dove medici, suore ed infermieri operarono strenuamente nella lotta partigiana in una città che si sollevò all’insurrezione un giorno prima, il 24 aprile del 1945, rispetto al resto del paese. Il tutto in un afflato finale ripreso dalla decana della storia infermieristica italiana e della didattica stessa, come Marisa Siccardi, che ha ricordato figure e contesti del passato ed ha lanciato un messaggio di impegno professionale e sociale agli studenti presenti in sala rifacendosi ad un senso collettivo di solidarietà e di impegno citando, fra i tanti, le opere a fumetti di Maus, Zero Calcare, Persepolis, Valzer con Bashir.

Difficile stare dietro alla quasi novantenne Marisa che, a latere, ad alcuni ha ricordato come un pezzo di storia si dovrebbe riprendere proprio lì a Milano, prima di rimettersi in viaggio per tornare a casa, nei sotterranei della stazione centrale, dove c’è il Binario 21, quello da cui partivano le deportazioni degli ebrei durante la 2^ Guerra Mondiale e dove è stato eretto il Memoriale della Shoah a Milano.

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