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La lingua inglese fondamentale per la ricerca infermieristica

di Francesca Vitto

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ARONA. Conoscere la lingua inglese è ormai fondamentale in qualsiasi ambito lavorativo e spesso ci si dimentica quanto lo sia anche nel nostro. A partire dalla ricerca e dalla letteratura internazionali, rappresentanti l’anello di congiunzione tra teoria e pratica, che consentono di avvalorare nuove conoscenze a supporto dell’operatività professionale e delle scelte che gli infermieri sono chiamati a compiere. L’inglese è il ponte tra persone e nazioni che hanno linguaggi diversi, abbatte le barriere comunicative che ostacolano la crescita professionale fatta da relazioni interpersonali, termini tecnici, documentazione, didattica e quant’altro.

L’integrazione dà luogo ad un’assistenza culturalmente congruente e permette di fornire un’assistenza significativa, benefica e soddisfacente, che porti alla salute e al benessere. Nonostante si sia consapevoli dell’importanza della ricerca infermieristica, quest'ultima stenta, nel nostro Paese ad affermarsi e diffondersi come dovrebbe, a discapito del comparto sanitario e dei pazienti.

 

Forse era più facile, una volta, quando gli infermieri erano meri esecutori di mansioni assegnate dal proprio supervisore, non coordinavano autonomamente gli atti lavorativi e non conoscevano il risultato finale del lavoro, evitando così di partecipare alla valutazione dei risultati. La maturità professionale era ostacolata dal mansionario, preciso elenco di tutte le azioni lecite per l’infermiere: mi spetta, non mi spetta. Ma a partire dal 1994 le cose iniziarono a cambiare e il 1999 fu decisivo per la figura dell’infermiere, quando il D.M. 42/99 abolì il mansionario del 1974. Autonomia, responsabilità, professionalità: l’infermiere diventa colui che “...concorre direttamente all’aggiornamento relativo al proprio profilo professionale e alla ricerca...” (D.M. 42/99 art. 4) e che “…partecipa alla formazione professionale, promuove e attiva la ricerca, cura la diffusione dei risultati, al fine di migliorare l’assistenza infermieristica”. (Codice Deontologico)

 

I tempi ormai sono cambiati. Medici e infermieri si confrontano con il resto del mondo. Spesso veniamo assaliti da dubbi. Qualunque professionista sanitario, durante la propria attività si è posto delle domande: se ha fatto bene il suo lavoro, se poteva comportarsi in modo diverso, se ci sono alternative a un trattamento, e ancora, che cosa può aver provocato un problema. Ecco che spesso la risposta arriva in inglese. Partendo da questi quesiti e affrontando i concetti di appropriatezza, efficacia, qualità delle prestazioni e sulla scia del più diffuso e radicato movimento dell’Evidence Based Medicine (EBM), si è sviluppato l’Evidence Based Nursing (EBN), in pratica: l’ “Infermieristica basata sulle evidenze”.

 

L’EBN fornisce la base per la formazione autogestita, è un processo di autoapprendimento in cui l'assistenza al paziente stimola la ricerca nella letteratura di informazioni clinicamente rilevanti. Dove trovare le informazioni clinicamente rilevanti? Con il Medline. Si tratta di un database di letteratura biomedica, nato nel 1966 e creato dalla United States National Library of Medicine. Una collezione di informazioni tra le più importanti e diffuse grazie alla piattaforma internet Pubmed, che lo ospita e che lo diffonde gratuitamente in tutto il mondo. Lo staff di Medline pubblica continuamente studi tratti da migliaia di riviste di settore, relativi a tutti i campi della letteratura biomedica (medica, infermieristica, riabilitativa, odontoiatrica). Per utilizzare Pubmed bisogna sapere come lavora un normale motore di ricerca: si digitano i termini da ricercare e i risultati sono rappresentati da diversi abstract, estratti riassuntivi dell'articolo originale che consultato per intero di solito ha un costo. Ma niente di questo sarà possibile se non si conosce l’inglese perché ogni articolo, ogni parola, perfino gli studi italiani, sono tutti nella lingua che unisce il mondo.

So, do you know English?

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