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La lingua inglese nella comunicazione in sanità

di Luigi D'Onofrio

il punto di vista di un infermiere italiano in Inghilterra

Luigi D'onofrioHo letto il breve ed interessante articolo del collega Marco Alaimo, su un tema quanto mai attuale: l'impiego massivo di termini inglesi nel linguaggio corrente degli operatori sanitari.

Da infermiere italiano trapiantato in Inghilterra ed ormai a tutti gli effetti bilingue, l'articolo mi offre lo spunto per un'interessante riflessione, troppo lunga ed articolata per essere condensata in un semplice commento su una pagina Facebook.

Il ricorso alla lingua inglese è un virus relativamente recente, da cui sono stati contagiati prima i medici, poi anche gli infermieri e tutti gli altri operatori sanitari.

In quanti lavorano nel day surgery? Quante volte i colleghi strumentisti hanno effettuato una check list di garze e strumenti?

Gli esempi, ormai, abbondano.
In realtà, tanti altri settori dell'economia e del lavoro sono stati da tempo "infettati" dal virus dell'anglicizzazione del linguaggio: fate una chiaccherata con un informatico od un economista e, se ci fate caso, vi stupirete per l'impressionante quantità di termini inglesi con cui infarciscono le conversazioni su temi inerenti alla loro professione.

Ma per chi lavora nella sanità italiana, a diretto contatto con i pazienti, l'inglese serve davvero?

La conclusione del mio ragionamento: nel rapporto con il paziente continua sul mio blog.

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