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editoriale

La professione con il futuro tra le mani

di Pino de Martino

COSENZA – Prima li ha bacchettati bene bene (“smettiamo di lamentarci…qualcuno ha il cervello a misura d’ausiliarietà .. e non facciamoci dire le cose dagli altri”). Poi li ha caricati a mille: “ abbiamo valori e potenzialità importanti” ...”la professione con maggior futuro ce l’hanno gli infermieri”…”siamo quelli che fanno la rete del sistema.”. Alla fine, applausi in crescendo e standing ovation. Calore a parte (siamo in Calabria) Annalisa Silvestro, la presidente nazionale degli infermieri, ha trascinato la platea, pur senza mai lisciare il pelo. Anzi. Spesso è stata ruvida e pungente. A volte severa e sferzante. Ma gli infermieri lo sanno. Lei te la racconta come la sente, senza infingimenti e per le vie brevi.

 

Prima di scaldare la platea, la Presidente/Senatrice aveva passato buona parte dei tre giorni di Praia a Mare ad ascoltare: sul palco, in platea, ma anche a tu per tu con consiglieri, presidenti, colleghi. A colazione e passeggiando. Tutti la cercano: chi per farsi vedere, chi per qualche consiglio, chi per un appoggio. Lei invece tastava il polso ad uno, ad uno; partendo dal basso. Ha voluto ascoltare cosa dicono le viscere della professione, soprattutto li, nel profondo Sud: li dove non sempre ha trovato consenso e intesa. Ci sono delle differenze tra Nord e Sud che riguardano anche la professione. E la Silvestro le annota. “C’è una differenza di cultura, di valori rispetto a come ci poniamo difronte ai problemi. Queste differenze devono essere superate. Dobbiamo incrociare i nostri valori, le nostre diversità culturali. Esse oggi sono una ricchezza, bisogna evitare che però diventino un elemento di criticità: la disciplina infermieristica non può avere diversi tipi di approccio ai problemi, altrimenti non ci riferiamo allo stesso costrutto scientifico”. Dobbiamo poter contare su “un parterre culturale della professione condiviso e unitario, pur nelle diversità peculiari”.

 

L’intervento si snoda con scioltezza. Dentro ci sono tutti gli spunti raccolti, i dubbi, le debolezze, ma anche le potenzialità, i possibili sviluppi. Serviranno tutti. La Silvestro ha deciso che quella è l’occasione giusta per dirsi anche cose difficili e spiacevoli. La sanità, come altri comparti, non se la passa bene con la crisi. “Il sistema sanitario così non ce la fa, non ci sono risorse sufficienti e si sta avviando lungo un viottolo, stretto tra due precipizi”. Tagli al personale, reparti e piccoli ospedali che chiudono, pochi concorsi, il fantasma dell’emigrazione. Insomma, si soffre. “Ma soffrono tutti”, ricorda la Silvestro. E allora “c’è da tirare su le maniche”, “trovare altre soluzioni” e “dire la propria”.

 

Le prime sciabolate hanno raggiunto il segno. “Annalisa” per un po’ cambia registro e diffonde sicurezza, forza, coscienza di sé ad un corpo professionale che, nonostante le tante traversate nel deserto, non si è ancora forgiato cosi come vorrebbe. Non in maniera diffusa e omogenea. E allora tocca al leader carismatico caricare e pungolare. Scuotere e rassicurare. Che la Silvestro sia tutt’uno con la professione, se non la professione stessa, lo vedi in queste circostanze. Ora però il leader che trascina non basta più da solo. La Presidente chiede al suo popolo di fare il salto di qualità, di diventare classe dirigente fin dentro le viscere, anche a costo di dirsi cose spiacevoli. “Basta con le lamentazioni, non se ne può più. Ci lamentiamo che non ci chiamano, che non ci ascoltano, che non ci cosano. Dobbiamo farci avanti noi, dire cosa pensano gli infermieri della sanità. Gli infermieri devono denunciare le incongruenze del sistema a partire dai livelli regionali”.

 

E poi, una classe dirigente che si rispetti deve essere anche in grado di individuare con la dovuta onestà intellettuale le disfunzioni del sistema, sulle quali spesso si chiudono gli occhi per comodità, se non per complicità.  “Dobbiamo dirci con franchezza – affonda la Silvestro - che ci sono cose che non vanno: unità operative con basso utilizzo di posti letto. Unità operative che non lavorano su efficacia, pertinenza e appropriatezza. Quando in una unità operativa ci sono 10, 12 infermieri che non riescono a modificare l’organizzazione del lavoro, vuol dire che c’è qualcosa che non va, ma non negli altri, in noi”.

 

E’ l’ultimo affondo. Il messaggio più forte è stato lanciato. Il salto di qualità che chiede la Silvestro, anche in vista del prossimo congresso nazionale, mira lontano. La sanità va cambiando. Ed è necessario che gli infermieri siano pronti ai mutamenti, anche difficili che si prospettano. L’unico vaccino per rafforzare gli anticorpi, è ricordare quanto si è già fatto per essere consapevoli e maturi: “la storia va avanti grazie a chi l’ha costruita prima..”.  “Siamo portatori dell’unico progetto di salute del paese che ha al centro il cittadino”. “ Il percorso assistenziale è nelle nostre mani. E nel percorso assistenziale c’è il processo diagnostico/terapeutico. Non il contrario. In base a ciò, non abbiamo più nessuna relazione gerarchica con i medici e neanche con altre professioni”, ricorda alla platea. Su queste basi si guardi avanti con fiducia. Certi che “la professione con maggior futuro ce l’hanno gli infermieri”.

 

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