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La rivoluzione delle partite Iva, ok del Senato

di Redazione

Via libera definitivo del Senato al Jobs Act degli autonomi. Una legge che finalmente riconosce maternità, malattia e altre tutele al mondo delle partite Iva.

Arriva il Jobs Act delle partite Iva

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Arriva la rivoluzione per le partite Iva

L'aula del Senato ha approvato in via definitiva il ddl sul lavoro autonomo con 158 sì, 9 no e 45 astenuti. Il ddl contiene le misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale e quelle volte a favorire l'articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato. Sono due milioni e mezzo i lavoratori in Italia che cercano di sbarcare il lunario come free lance. E finora non avevano alcuna tutela. Se ti ammali e lavori come libero professionista, rischi di non portare a casa lo stipendio. Se poi si tratta di una cosa seria, superiore ai 30 giorni, per fortuna puoi contare su un contributo Enpapi, altrimenti sarebbero guai seri. Per non parlare della maternità, questa sconosciuta alle partite Iva.

Ma ora le cose cambieranno. La legge, frutto del lavoro del professore di diritto del lavoro della Bocconi Maurizio Del Conte e dei consiglieri economici del governo, finalmente riconosce una serie di tutele anche per le partite Iva.

Tra le novità:

  • Impossibile saldare le fatture dopo 60 giorni
  • Estese le spese deducibili per corsi di aggiornamento professionale e orientamento che passano da 5 a 10mila euro
  • Le spese per sostenere un incarico non incideranno più sul reddito
  • Maternità, si potrà ricevere l’indennità anche continuando a lavorare. Congedo parentale esteso da tre a sei mesi, da usufruirne entro i 3 anni di vita del bambino. Inoltre, la lavoratrice in maternità può chiedere di essere sostituita con una persona di fiducia in possesso di uguali requisiti professionali
  • C’è il diritto alla disconnessione, ossia il riposo
  • Compensi e clausole uguali ai lavoratori dipendenti della stessa azienda
  • Infortunio e malattia, il rapporto con il datore di lavoro non viene chiuso, ma sospeso per un massimo di cinque mesi. Chi deve cessare l’attività per più di due mesi può chiedere di interrompere il versamento dei contributi e dei premi assicurativi per massimo due anni.
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