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Nora, Infermiera precaria: "ridateci il nostro futuro!"

di Redazione

NoraFusaro

Lettera aperta di una collega che dopo anni di studi non ce la fa più e vede vanificare tanti sacrifici.

Scrivo, ma non so se queste quattro righe saranno mai lette da chi di dovere. Ho iniziato questo percorso come molti, con tanta energia e voglia di fare, con un sogno nato sin dagli ultimi anni delle scuole superiori, quando, purtroppo, persi i miei nonni. Di lì mi resi conto, avvicinandomi agli ospedali, che la persona pronta a soddisfare i bisogni del paziente è l'infermiere e non il "medico", figura centrale tanto stimata, ma distante dalle quotidiane necessità fisiche e psichiche del paziente, con questo apro e chiudo parentesi, perché sono due professioni che camminano sullo stesso binario, ma con modalità e ruoli totalmente diversi, quindi nessun paragone tra le due.

Fu così che pian piano sentii accendersi in me il desiderio di aiutare i bisognosi, di rispondere ad ogni necessità di una persona malata, senza mai farmi influenzare né dai miei amici ("ma come farai?"), né tanto meno da mio padre che mi ha sempre detto: "tu non sai cosa ti aspetta!"

NoraFusaro

Nora Fusaro.

Ahimè a distanza di sette anni, con il senno di poi mi tocca dargli ragione e non perché lavoro il giorno di Natale o la notte di capodanno (perché i malati, purtroppo per loro, non possiamo mandarli a casa), ma per come siamo trattati ogni giorno, per i turni massacranti che ci tocca fare e per lo stipendio misero che in cambio riceviamo a fine mese.

Lo so, sono una delle tante che scrive le solite cose.. ma sono arrabbiata, arrabbiata prima di tutto con me stessa perché mi sono fatta sfuggire alcune opportunità nel post-laurea che non avrei dovuto farmi sfuggire, una di queste l'esperienza all'estero.

Come gran parte dei neo laureati ho cercato la via più semplice, sono diventata una libera professionista, e sì non lo nego, stavo bene con il mio bel stipendio e non ho più avuto il coraggio di mettermi in gioco e muovermi dall'Italia, sperando come tutti di superare il classico concorso e poi finalmente "SISTEMARMI NEL PUBBLICO"…perché è così che si ragiona, il pubblico è il pubblico... ho fatto tanti, tantissimi concorsi nei primi anni post laurea e sono riuscita anche ad entrare in qualche graduatoria e ora, dopo tre anni, queste graduatorie stanno per scadere..

E la regione cosa fa??! Ovviamente altri concorsi. Mi chiedo a che pro? Perché spendere ancora tanti soldi per farne di nuovi? Perché non usare le graduatorie già in atto?

Forse perché così, a noi precari, ci toccherà di nuovo iscriverci ed iniziare tutto da capo... ovviamente lavorando e non avendo più i ritmi universitari di un tempo, diventa tutto più difficile.

Dopo anni di lavoro ci toccherà rimetterci in gioco per nuovi concorsi, nuove avventure, da condividere con colleghi molto più giovani e "freschi" di chi ormai è già entrato a 360º nel mondo del lavoro.

Grazie, cari colleghi, per aver creato questo fantastico giornale, che ci tiene informati su ciò che accade nella sanità e permette di dar voce a chi, come me, spera vivamente che il mondo del lavoro cambi e riesca a darci quel futuro che oggi purtroppo ci è negato.

Mi appello ancora una volta a chi di dovere: "fate in modo che queste benedette graduatorie non vadano perse e non ci si costringa ancora una volta a spendere soldi ed energie per tutta Italia. DATECI UN FUTURO!"

Nora Fusaro, Infermiera precaria

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