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Nursind: la sanità lucchese è ormai allo sbando

di Redazione

infermiere burnout

Per il sindacato degli Infermieri è ora di dire basta alle scelte inopportune e pericolose dei Responsabili della locale Azienda Sanitaria

Nursind

Nursind alza la voce a Lucca e chiede servizi sanitari più efficienti e più assunzioni per gli Infermieri.

LUCCA. "Ancora dobbiamo adeguarci al taglio dei servizi territoriali (villetta nella VdS e l’imminente trasferimento della centrale 118 all’ospedale Versilia) e dei posti letto dello scorso mese, dove i due ospedali di Lucca e della Valle del Serchio si sono visti depauperare di svariate unità di degenza, causando una riduzione sempre più consistente dell’assistenza alla collettività, che i Responsabili Aziendali ci comunicano ulteriori processi riorganizzativi effettuati in nome di un’efficienza sanitaria" - dichiarano a Nurse24.it i responsabili Teresa Porta e Roberto Pasquinelli del Nursind lucchese.

"A giugno, trascorso un anno di attività del nuovo ospedale S. Luca di Lucca, si contavano circa 70 posti letto in meno di quanto programmato in fase di attivazione. Questi drastici tagli includono degenze ordinarie, degenze specialistiche e terapia intensiva, senza considerare le scelte dei vertici sanitari di impoverire anche l’attività di sala operatoria, trasferendo alcuni interventi programmati, mediante convenzioni ad hoc, presso strutture private - ribadiscono i due sindacalisti - lo scenario è veramente preoccupante: si sta minando il diritto alla salute, previsto dalla nostra costituzione, avviandoci sempre più verso una sanità privata. E il cittadino? ...la persona bisognosa di assistenza cosa è costretta a fare?? Sicuramente a rivolgersi ad altre strutture pubbliche fuori provincia o fuori regione, quando non potrà essere accolto nella struttura sanitaria di appartenenza o addirittura dovrà pagare alcuni servizi assistenziali rivolgendosi ad istituti privati."
E non è tutto: "ultima grossa novità è stata la proposta di chiusura dei 12 posti letto della specialistica oncologica medica di Lucca. La persona affetta da malattia tumorale non potrà essere più ricoverato in un reparto dedicato, ma sarà costretto, se “fortunato” (in base alla disponibilità del momento dei posti letto), ad essere seguito estemporaneamente dallo specialista oncologo in un qualsiasi reparto di medicina."

"Siamo veramente preoccupati e pensiamo che tale chiusura possa arrecare un grosso danno ai cittadini lucchesi, che, probabilmente, per ricevere cure adeguate dovranno rivolgersi altrove - spiegano Porta e Pasquinelli - in secondo piano, ma sempre di primaria importanza per la qualità assistenziale offerta ai cittadini lucchesi, dobbiamo evidenziare alla collettività le criticità e le difficoltà che il personale infermieristico e oss deve nuovamente affrontare per poter ancora una volta adeguarsi a questa nuova organizzazione. Nel dettaglio va specificato che non solo chiude il reparto di onco-ematologia, ma contemporaneamente viene spostata anche la degenza nefrologica nel setting dove attualmente vengono ricoverati i pazienti oncologici. Tale spostamento, motivato dai vertici Aziendali per una miglioria organizzativa, mostra come di consueto la sua natura di origine economica: recuperare operatori sanitari che risultano palesemente insufficienti a garantire un’appropriata continuità assistenziale alle persone ricoverate."

"Infatti, in tutti questi processi organizzativi, non viene considerato minimamente la professionalità acquisita dagli infermieri e da tutto il personale sanitario, che si trova costretto ad improvvisare nella gestione dell’assistenza alla persona con specifici bisogni di salute e che si trova all’improvviso senza un periodo di affiancamento, costretto ad utilizzare strumenti gestionali (procedure-protocolli operativi, programmi informatizzati..) differenti da quelli utilizzati routinariamente. Si assiste, in queste circostanze, ad un vero e proprio atto di disorganizzazione totale, che coinvolge tutti gli operatori assistenziali, costringendoli a “girare come trottole” da un reparto all’altro per tamponare la mancanza di personale; senza considerare minimamente le loro esigenze personali, costringendoli a modificare le loro ore lavorative programmate (dipendenti turnisti sulle 24 ore vengono obbligatoriamente passati a lavorare a giornata sulle 12 ore e viceversa) con un minimo preavviso di uno o due giorni. I vertici Sanitari non si curano di tutte queste difficoltà che vivono gli operatori e che purtroppo ricadono inesorabilmente sulla qualità delle cure della persona, della collettività; infatti a breve si effettuerà anche questo nuovo taglio dei 12 posti letto della specialistica onco-ematologica, che immediatamente non è visibile, ma a breve-medio tempo, avrà delle ripercussioni in termini assistenziali significative sia per gli operatori che per la collettività. Siamo ormai giunti ad un crollo inesorabile sia da un punto di vista quantitativo (riduzioni drammatiche dei posti letto in seguito a carenza di personale) che qualitativo (commistione di specificità professionali) dell’assistenza sanitaria locale. In funzione del mero risparmio i responsabili aziendali non rispettano più ne ruoli ne specificità professionali dei dipendenti. Di recente si stanno osservando fenomeni insoliti dettati dai vari responsabili di zona con disposizioni infondate, le cui motivazioni non ritrovano alcun riscontro contrattuale e giuridico e che obbligano il dipendente a compiere attività improprie. Ne è a testimonianza l’ultima disposizione del direttore di Macrostruttura dott. Luca Lavazza, che impegna gli infermieri e i medici alla chiusura e stoccaggio dei rifiuti speciali, dato che l’Azienda, seguendo solo obiettivi di risparmio, non ha assunto personale preposto o non ha previsto di includere tale attività nei capitolati dei servizi esternalizzati." - chiariscono da Nursind.

"Da parte nostra siamo veramente stanchi di sottostare ad una Direzione miope - concludono dal sindacato - che non si prende a cuore ne le persone bisognose di cura ne gli operatori preposti all’assistenza; siamo veramente stanchi delle risposte evasive e forvianti date dai vari responsabili ai dipendenti, che esprimono la loro difficoltà ad effettuare un’assistenza adeguata e sicura alla persona in un contesto così caotico ed invivibile. Siamo esterrefatti del lungo silenzio delle autorità locali, consiglio dei sindaci, ordini, associazioni e collegio e chiediamo loro un immediato impegno nel salvaguardare tutte le persone coinvolte sia direttamente che indirettamente a tutela della salute della nostra collettività. Non si può più temporeggiare, è necessario un’ azione immediata affinché i nostri ospedali si riapproprino del loro mandato ufficiale di cura ed assistenza e non “fabbriche produttrici di bottoni”, come sembrerebbe apparire da questi nuovi processi riorganizzativi in cui la professionalità, la motivazione ed il rispetto non parrebbero elementi fondamentali per “produrre salute”. Per tali motivi non siamo più disposti ad accettare continue riorganizzazioni estemporanee, che non prevedono adeguati tempi di preparazione e formazione dei dipendenti e che dovrebbero passare prioritariamente da uninformativa preventiva di contrattazione locale. Il nostro sindacato è aperto ad un immediato e serio confronto con le autorità e i responsabili aziendali, al fine di creare chiari presupposti per migliorare le condizioni lavorative dei dipendenti e la sicurezza assistenziale al cittadino. Se ciò non fosse accolto, sarà ns. premura dichiarare uno stato di agitazione del personale sanitario del comparto."

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