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dalla redazione

Infermieri Killer a Porta a Porta: Vespa parla di errori nelle indagini

di Angelo

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E le indagini ora si allargano ai dirigenti infermieri e a quelli medici e amministrativi delle cliniche interessate… vedremo cosa accadrà!

ROMA. Si torna a parlare di Infermieri Killers a “Porta a Porta”, la trasmissione d’approfondimento serale di Raiuno, come noto condotta dal giornalista e scrittore Bruno Vespa. Nel corso della trasmissione del 21 aprile 2016 si è parlato di Angelo Stazzi (condannato all’ergastolo per aver procurato la morte di 7 pazienti in una casa di riposo), di Fausta Bonino (accusata in un primo momento di aver ucciso 13 pazienti e di recente scarcerata per insufficienza delle prove) e di Daniela Poggiali (condannata a Ravenna in primo grado per aver ucciso una sua paziente con fiale di potassio).

I vicini di casa, i parenti, gli amici e i colleghi reputano la Bonino completamente innocente e parlano di un errore degli inquirenti.

La vita dell’Infermiera di Piombino è ricominciata dopo la scarcerazione dalla struttura detentiva “Don Bosco” di Pisa. Le carte si sono rimescolate e ora non è chiaro chi, e soprattutto se, ha ucciso i pazienti dell’ospedale toscano.

La Bonino è stata messa alla gogna mediatica e ora non è più colpevole? E allora perché buttarla in preda ai mass-media? Perché dissacrare l’immagine degli Infermieri Italiani?

Sono domande che sia i professionisti della salute sia i cittadini si stanno ponendo, ma senza una risposta.

Anche lo stesso Vespa nella sua trasmissione si è detto perplesso e di non essere più convinto della bontà di questa inchiesta.

Le colpe sono state date tutte alla Bonino, ma come mai nessuno se n’è accorto? Anzi, come mai ci sono state delle attestazioni cliniche che parlano di normalità di queste morti?

La trasmissione ha fatto chiarezza sui vari decessi, parlando di un solo caso che ha dato origine al capo di imputazione, l’unico che è riferibile ad una overdose di eparina. In più si è di fronte a salme cremate e quindi impossibili da esaminare (5 o 6 casi).

Il marito di Fausta non ha voluto dichiarare alcunché e ha chiesto alla stampa “tranquillità e silenzio! Mia moglie è stressata da voi che state qui in torno; mia moglie è innocente, punto e basta”.

Vespa poi si è posta una domanda da vero giornalista: le indagini passeranno dagli Infermieri ai Medici?

Gli intervenuti alla trasmissione - ovvero la criminologa Roberta Bruzzone, il prof. Antonio Rebuzzi, direttore della cardiologia del Policlinico Gemelli di Roma, il prof. Paolo Scollo, presidente della Società italiana ginecologia e ostetricia e in collegamento da Ancona la criminologa Margherita Carlini - si sono detti stupiti della “piega” presa dalle indagini e hanno parlato di evidenti dubbi probatori.

Qualcosa nella sorveglianza non ha funzionato, i dirigenti e gli altri operatori sanitari non hanno visto mai nulla e quindi non hanno mai denunciato l’azione della Bonino? Inoltre, come mai alcuni decessi sono avvenuti anche in assenza dell’Infermiera di Piombino? E ancora, come mai sono state scambiate le intercettazioni telefoniche?

Sono tutte perplessità che allo stato attuale nessuno può chiarire.

La trasmissione si è poi soffermata sulla condanna di Stazzi, Infermiere “spedito” all’ergastolo in prima battuta e ora in attesa delle decisioni dei giudici in appello.

In tutti e due i casi ci sono stati degli eventi sentinella che tutti hanno ignorato, il servizio del rischio clinico non ha funzionato e le responsabilità vanno individuate in più soggetti, non solo nei colleghi sotto accusa.

Nella stragrande maggioranza dei casi ci si è trovati di fronte a pazienti anziani i cui decessi non hanno creato l’allarme dovuto.

Cesarina Barghini, legale della Bonino, ha parlato chiaramente di errore giudiziario e di un’attività d’indagine che fa acqua da tutte le parti: “ho fatto poco come legale, la Procura ha fatto tutta da sola creando accuse inesistenti e prive di prove e di indizi”.

Per finire Vespa si è allungato su Daniela Poggiali, l’Infermiera Killer di Lugo, rea di aver ucciso almeno una paziente e “moralmente” condannabile per i suoi autoscatti fatti al fianco dei pazienti deceduti. Il bello, anche in questo caso, è che tutti sapevano (per esempio chi le ha scattato le foto quando era lontana dal suo cellulare?).

I tre casi hanno gettato fango sulla nostra professione, ma anche lanciato l’allarme rispetto a controlli obbligatori che in realtà, nei fatti, non avvengono.

E le indagini ora si allargano ai dirigenti infermieri e a quelli medici e amministrativi delle cliniche interessate… vedremo cosa accadrà!

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