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Prevenzione ed educazione terapeutica nell'epoca dei tagli alle risorse umane

di Redazione

Carriera Infermieristica

Ecco uno spunto per riflettere. Oggigiorno con i tagli alla Sanità, con conseguente risparmio sulle risorse umane si incorre in condizioni assistenziali in cui si “taglia” quella che è l’Educazione Terapeutica, ovvero il far acquisire ai pazienti attitudini, comportamenti e conoscenze per permettergli di essere parte attiva nell’opera di prevenzione.

REDAZIONE. Prevenire sta ad indicare l’adoperarsi affinché le persone sane continuino ad esserlo, considerando quelli che sono i fattori di rischio, le malattie e quella che definiamo responsabilità dell’individuo, intesa come grado. Purtroppo però, la responsabilità ha diversi ambiti, quello sociale e quello personale. Per responsabilità sociale intendiamo quella degli Organi Istituzionali, della società e della cultura di una determinata epoca, per responsabilità personale, invece, intendiamo quella del cittadino inteso come Persona.

Prevenire quindi significa motivare al cambiamento, cercando di cambiare le abitudini in quelle che sono persone asintomatiche, non avendo ancora sviluppato una patologia, una complicanza un problema reale.

Prevenire è un compito arduo che rientra nella sfera delle competenze assistenziali e che un infermiere è eticamente, deontologicamente e professionalmente tenuto a fare. Come in ogni azione infermieristica, il prevenire in senso assoluto prevede l’attitudine all’ascolto e al dialogo, una preparazione culturale e tecnica, la disponibilità di tempo materiale e la capacità di non incorrere nel boun-out.

La prevenzione è efficace se la persona a cui ci rivolgiamo è convinta che la malattia/problema da prevenire può incidere negativamente sulla sua salute; in questa visione giocano un ruolo importante: l’emotività, le condizioni economiche, il livello culturale e le esperienze precedenti.

Oggigiorno con i tagli alla Sanità, con conseguente risparmio sulle risorse umane si incorre in condizioni assistenziali in cui si “taglia” quella che è l’Educazione Terapeutica, ovvero il far acquisire ai pazienti attitudini, comportamenti e conoscenze per permettergli di essere parte attiva nell’opera di prevenzione.

Nel processo di educazione terapeutica non è necessario riferire conoscenze specifiche con inutili tecnicismi, perché il paziente non ha bisogno di conoscere quello che l’infermiere come professionista sanitario deve sapere ma ha bisogno di conoscere quello che gli serve. Educazione terapeutica vuol dire comunicazione, come scambio di messaggio tra le parti, vuol dire ascolto attivo, clima di rispetto ed empatia.

C’è bisogno che l’infermiere metta in atto una strategia motivazionale che promuova l’autostima, fornisca consigli pratici, comprenda il grado di consapevolezza del paziente e rilevi eventuali impedimenti. Quindi favorendo la motivazione si ottiene il cambiamento.

Ma perché parlare di Educazione Terapeutica e Prevenzione?

Oltre ad avere una connotazione etica e deontologica, prevenire vuol dire essere professionisti. Un infermiere che riesce a prevenire una malattia, una complicanza o in generale un bisogno del paziente, oltre ad aver agito nel rispetto della tutela della salute della persona, si è dimostrato un tassello di quello che è il concreto e pratico management sanitario. Risparmia risorse economiche e umane in un’azienda ma purtroppo nei bilanci aziendali non viene considerato questo enorme contributo dato dalla classe infermieristica: la prevenzione presente in tutto il nostro operato non è quantificato e purtroppo non è quantificabile l’efficacia l’opera di prevenzione che fa l’infermiere.

E se la scarsità delle risorse umane dovuta ai “tagli” e che comporta all’impossibilità di fare educazione terapeutica, portasse all’aumento dei bisogni assistenziali? Ovviamente comporterebbe un aumento del bisogno di risorse umane, oltre che materiali ed economiche, quindi siamo in un circolo vizioso che fa discutere sulla famigerata “malasanità”!

Nei doveri professionali infermieristici vediamo sempre più la necessità di adempiere a norme, leggi e procedure burocratiche, per cui di tende nella pratica clinica a dover risparmiare tempo all’assistenza propriamente detta, al rapporto umano con il paziente e al rinunciare a quei cinque minuti in cui un tempo l’infermiere si sedeva al capezzale del letto del paziente per scambiare “due chiacchiere”. Erano “chiacchiere” che permettevano di comprendere il bisogno non manifesto del paziente e che una volta riconosciuto permetteva di soddisfare prima di divenire una complicanza e quindi un costo. Oggi invece il paziente non si sente più considerato, viene spersonalizzato e rischia di non essere “educato”. Ma dicaimo che l’infermiere può farcela… in tutto! Un tutto che viene privato delle umanizzazione delle cure.

Certamente questa visione e del tutto provocatoria ma fa riflettere.

Sarà dunque importante non sottovalutare l’educazione terapeutica!

E se le politiche sanitarie rinunciassero a risorse economiche destinate agli stipendi dirigenziali, per investirle in personale infermieristico con conseguente potenziamento delle risorse umane? Un po’ la stessa cosa che chiediamo alla classe politica per far fronte alla crisi economica italiana. Ahimè noi infermieri non conosciamo bene quelle che sono le dinamiche che governano i bilanci aziendali ai vertici!

Anche questa è una provocazione che smuove la comune e routinaria visione delle politiche sanitarie a cui siamo abituati, ma credo che un fondo di plausibilità ci sia!

Educazione Terapeutica e Prevenzione rischiano un inesorabile tracollo o peggio ancora una delle nostre competenze che verrà affidata alle figure di supporto infermieristico . Un rischio che non possiamo permetterci di correre!

Le attuali promesse riguardanti le assunzioni di infermieri, che vediamo ultimamente in più o meno tutte le Regioni, sono dettate dai reali bisogni della Sanità Assistenziale o sarà meramente dettata dai confronti con gli altri Stati Europei e quindi come mossa tattica per non incorrere in sanzioni?

Gli spunti di riflessione sono tanti … ma non c’è tempo è ora di trovare soluzioni.

 

di Maurizio Limitone 

Infermiere.

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