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Silvia, Infermiera Dirigente: "ora vivo la solitudine dei numeri primi"

di Angelo

infermiere burnout

L'amore, la passione, gli affetti, le amicizie, le famiglie, la gestione di un profilo Facebook o di un numero Whatsapp spesso si traducono in rinuncia o si trasformano in muri per chi ricopre ruoli di comando o di potere che dir si voglia. Nurse24.it vuole andare oltre il ruolo di chi ha un incarico importante e ridare dignità umana a chi per forze di cose deve essere sempre e comunque al massimo.

REDAZIONE. "Un dirigente è un uomo profondamente solo. Un dirigente infermieristico lo è mille volte di più. Una donna manager in campo infermieristico e sanitario è praticamente sola al mondo e non ha dignità!". E' il succo di una lunga chiacchierata con Silvia, donna-manager in campo infermieristico-sanitario che si occupa di un importante settore dirigenziale in una nota clinica del Nord evoluto. 

Non a caso abbiamo voluto parafrasare il volume di Paolo Giordano "La solitudine dei numeri primi" che ci permette di affrontare un tema "scottante" per una professione a volte mostruosamente elitaria.

Coordinatori Infermieristici, Capi di dipartimento e Dirigenti delle Professioni Sanitarie, Manager, Dirigenti Ipasvi ed Enpapi, presidenti di Associazioni e di sindacati di categoria, Politici sono accomunati da un male comune: la solitudine!

Chi di voi lo sapeva? In pochi, perché ci si immagina sempre che chi gestisce il potere è pieno di fans.

Non è così e ce lo spiega Silvia (il nome è di fantasia) che da 8 anni ha deciso di provare l'esperienza manageriale in una società per azioni che gestisce diversi ospedali nel Nord d'Italia.

PaoloGiordano

Il libro di Paolo Giornano non nella trama ma nel messaggio di fondo parla anche della solitudine di chi ha successo e che di fatto è tremendamente infelice.

"Ho dovuto lasciarmi dietro e proteggere figli, marito e amicizie per trovarmi a distanza di 8 anni completamente sola, unica al mondo, oberata da migliaia di ore di lavoro da affrontare anche oltre il servizio, da uno stress incalzante e da una vita privata praticamente inesistente - spiega ai microfoni di Nurse24.it - ora sono tremendamente sola, infelice, ho voglia di abbandonare tutto e di tornare dai miei. E' un insuccesso spesso il successo, soprattutto per chi come me crede nella famiglia e nelle cose semplici. Il tempo passato lontano affievolisce le cose, le rende più sterili e le tentazioni di rifarsi una vita altrove non mancano. Difficile resistere, difficile non pensare ad un possibile scandalo. Siamo tutti sotto l'occhio del ciclone. Nemmeno l'amicizia può esistere. Immaginate di fare il dirigente e di diventare amica di una sottoposta: che accadrebbe nel momento in cui questa finisse sotto la lente di un richiamo? O si creerebbe un favoritismo, o andrebbe a quel paese il rapporto instaurato".

Quindi soli, tremendamente soli, senza possibilità di una vita normale...

"A cosa serve prendere il doppio, il triplo o il quadruplo di uno stipendio di un infermiere medio se poi nemmeno i soldi ti danno la felicità? - conclude Silvia - puoi andare in vacanza con la tua famiglia un paio di volte all'anno se ti va bene e devi avere anche un marito con la possibilità di avere le ferie o lo stacco lavorativo nel tuo stesso periodo. Ed è difficile anche questo".

Ma non ci sono cose positive nel fare il dirigente?

"Poche, pochissime, se non il gusto di sedere su una poltrona più comoda, il non avere orari improponibili, il conoscere tante persone e fatemelo dire il gusto spesso divino di comandare. Per il resto nulla di eccezionale, anzi".

Grazie Silvia, da oggi anche noi semplici infermieri guarderemo i dirigenti con un occhio e con un sorriso leggermente diverso.

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