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Come affrontare l’esame di tirocinio 2

di Sara Di Santo

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Il secondo anno del Corso di Laurea in Infermieristica è il più pesante dell’intero percorso e probabilmente, giunti al momento di prepararvi per l’esame di tirocinio 2, ve ne sarete già accorti da un pezzo.

Qualche consiglio per fuggire più in fretta dall’inferno degli esami

Al momento della scelta di diventare studenti infermieri non vi era ben chiaro a cosa sareste andati incontro in termini di impegno, sui libri e lungo le corsie dei luoghi di cura. Ora avete molti elementi in più per farvene un’idea sicuramente ben strutturata.

Il primo anno di corso vi è servito per prendere confidenza con un nuovo modo di studiare e di organizzare la vita oltre che per capire la base sulla quale poggia la professione che state apprendendo e facendo vostra, un giorno dopo l’altro.

Avete superato il timore del primo turno con la divisa indosso, vi sarete persi per qualche corridoio in cerca dell’unità operativa alla quale eravate destinati, avrete provato i primi imbarazzi nel toccare con mano la sofferenza, la condizione di dipendenza degli assistiti e la loro nudità, fisica e metaforica, ottenendo le prime soddisfazioni dal vostro operato, grandi o piccole che fossero.

Vi siete trovati davanti il primo grande scoglio, l’esame di tirocinio 1 e, non senza fatica, l’avete valicato come una vostra personalissima montagna e vi siete potuti addentrare nel cuore della professione infermieristica.

Ciascuna Università elabora il proprio piano didattico e distribuisce le attività formative secondo modalità proprie, ma in linea di massima è con il secondo anno di infermieristica che si inizia a fare sul serio: via libera a manovre invasive come prelievi ematici e inserimento di cateteri venosi periferici, si aprono le porte dell’area chirurgica e quelle della gestione della terapia.

È possibile che abbiate iniziato con queste cose fin dal primo anno, così come è possibile (anche se meno auspicabile) che le dobbiate ancora vivere; quel che è certo è che la preparazione dell’esame di tirocinio 2 comporta molto impegno, da più punti di vista.

Vi accorgerete di esserci arrivati più in fretta di quanto avreste potuto immaginare, perché il rincorrersi di lezioni, studio e reparto fa letteralmente volar via le settimane e i mesi.
Vi accorgerete, inoltre, di esserci arrivati stanchi; stanchi sia fisicamente che mentalmente, perché anche il meno ligio di voi ha dovuto comunque sostenere ritmi più che incalzanti.

studentessa

Studentessa infermiera durante un’esercitazione.

Non è nemmeno così improbabile che ci arriviate con una forma di “ansia da prestazione” che è tipica di ogni esame (senza andare troppo indietro nella vostra carriera scolastica, l’esame di maturità dovrebbe avervi insegnato molto a riguardo) e che, se gestita nel modo corretto, può trasformarsi nella “benzina” giusta per spingervi a dare il massimo.

Sulla falsariga dei suggerimenti che abbiamo già dato per l’esame di tirocinio 1 e che consideriamo sempre validi e utili per tutti e tre gli anni di corso, vi proponiamo qualche consiglio in più per affrontare al meglio l’esame di tirocinio 2 senza affogare in un mare di libri:

    1. organizzati per tempo: la pratica di tener d’occhio fin da inizio anno gli obiettivi formativi previsti dalla propria università è fondamentale per poter meglio indirizzare gli studi. Se li hanno indicati, per di più in forma scritta, stai pur certo che su quelli dovrai risultare preparato, perciò prima individui la meta, prima potrai impostare un programma di studio che ti eviti di ritrovarti con l’acqua alla gola un paio di settimane prima dell’appello d’esame;
    2. predisponi il materiale: ora che non sei più una “matricola” e che hai preso confidenza con le strutture nelle quali si articola la tua università, ne hai individuato i punti di forza e quelli di debolezza. Procurati prima possibile il materiale necessario per lo studio, non cadere nel “lo faccio dopo”: rischi di perderti qualcosa per strada e di non avere una visione globale di ciò che devi apprendere;
    3. segui le lezioni: con la fine delle scuole superiori speravi di essere finalmente libero dall’onere di seguire le lezioni, ma giunto a questo punto del percorso universitario sarai sicuramente maturato e avrai capito che la frequenza è fondamentale, non solo perché obbligatoria, ma soprattutto perché rappresenta la prima fase dello studio. Seguire attivamente le lezioni ti permette di capire quali sono gli argomenti sui quali il docente si sofferma per più tempo e con maggiore attenzione: in pochi amano fare fatica inutile, professori compresi, quindi è matematicamente certo che quegli argomenti saranno oggetto d’esame. Attenzione, però: non cedere alle lusinghe del “questo a lezione non lo ha spiegato, quindi non lo studio”. È un pessimo bigliettino da visita, come studente e come futuro professionista;
    4. segui il tuo tutor clinico: ricorda che dall’esperienza di chi padroneggia la professione da tanti anni puoi solo imparare: come ragionare e cosa fare, ma anche come non ragionare e cosa non fare. Quando indossi la divisa dismetti la presunzione che spesso è figlia della gioventù e non brandirla nemmeno di fronte a qualche soggetto che farebbe perdere la pazienza anche al più paziente dei pazienti. Mettiti alla prova come persona e resisti alla tentazione di rispondere con arroganza all’arroganza: è un dispendio di energie che non porta a nulla di buono nel tuo percorso formativo;
    5. sii curioso: la curiosità è la scintilla che accende la mente, ma, complici stanchezza e qualche incidente di percorso, può affievolirsi. Sii bravo a non scoraggiarti e riaccendila: il segreto è tornare un po' bambini e chiedersi sempre il perché delle cose. Chiedilo a te stesso, ai libri, ai docenti e a tutti i professionisti che incontri durante il tirocinio e che dimostrino di avere reale interesse nella condivisione del sapere. Purtroppo incontrerai anche chi non ne ha molta voglia: tu non sprecare energie con polemiche o nervosismi, semplicemente, cerca. Cerca chi ti possa ispirare, chi ti possa spiegare o anche solo mostrare la via giusta per imparare. Tieni sempre acceso il motore;
    6. cogli l’attimo: la vita di reparto può darti l’occasione di approfondire tantissimi argomenti; scrollati di dosso l’idea di essere ai lavori forzati (semmai ti fosse passata per l’anticamera del cervello) e ricorda che quella di tirocinante è una posizione privilegiata, sempre. Approfitta di ogni occasione che ti permetta di vedere o fare una cosa nuova, perché tutto andrà a sommarsi alla tua preparazione e senza che nemmeno tu te ne renda conto ti scoprirai più preparato di quanto pensassi;
    7. non lamentarti: durante il tirocinio potrai trovarti in situazioni che ti mostreranno certe lacune del nostro sistema sanitario e di quello universitario. Cerca di non farti inglobare dal vortice dei lamenti, ti condannerai ad essere un “lamentone” anche fuori dal lavoro. Piuttosto usa il pensiero laterale di cui sei naturalmente dotato e sii propositivo: non è impossibile che proprio una tua idea serva a cambiare le cose. Del resto, “le cose”, “il sistema”, non sono entità soprannaturali e irraggiungibili, ma siamo proprio tutti noi;
    8. crea collegamenti: studiare la teoria è fondamentale, certo, ma senza creare collegamenti con la pratica lo studio rischia di risultare un’attività sterile. Sforzati di creare connessioni e compenetrazioni fra ciò che studi e ciò che vivi, sfruttando le incongruenze che riscontri come un’occasione per allargare gli orizzonti e non come pretesto per tramandare il clima di polemica di cui siamo già saturi;
    9. ricorda chi sta al centro di tutto: giunto a questo punto del tuo percorso hai passato molto tempo con gli assistiti e stai scoprendo il valore che ha la loro sofferenza; ruba del tempo ai “selfie” in favore di momenti passati con loro. Anche questo significa studiare e, soprattutto, imparare;
    10. respira e ragiona: questa è una regola “sempreverde”: giunto in sede d’esame, per non fare in modo che l’agitazione (naturalissima) non renda giustizia alla fatica che hai speso per arrivare fino a quel momento, ascolta molto attentamente le domande che ti vengono poste e non rispondere prima di aver messo un po’ di ordine fra i tuoi pensieri. Prenditi qualche secondo per delineare la mappa concettuale di cui parlavamo qualche riga sopra e costruisci un discorso ragionato: la capacità di ragionamento e di creare collegamenti sono doti molto apprezzate all’università e strumenti imprescindibili per una professione come quella infermieristica.
Infermiera e Redattrice di Nurse24.it

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