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Tirocinio Infermieristica: fra tradizione e innovazione

di Ivan Loddo

Il mondo universitario italiano e nello specifico quello dei Corsi di Laurea in Infermieristica si stanno chiedendo se sia giunto il momento di modificare i tirocini clinici oggi in essere. Per molti è necessario renderli più moderni e più attinenti ai bisogni di salute di una popolazione in forte mutamento.

Tirocini formativi delle Università italiane

studenti tirocinio

Studenti in tirocinio

Il tirocinio formativo è da sempre la colonna portante del percorso clinico-didattico degli infermieri italiani; esso rappresenta la sinapsi tra il sapere cognitivo ed il sapere pratico, l’elemento caratterizzante di tutto il processo formativo.

Il tirocinio permette la trasmissione di una cultura professionale legata ad una pratica in evoluzione, quale è quella infermieristica, attraverso un percorso definito per obiettivi che integrano, arricchiscono e verificano gli apprendimenti teorici.

Sono circa 1800, per un totale di 60 crediti formativi universitari nel triennio, le ore obbligatorie che gli studenti infermieri trascorrono nelle Unità Operative delle Aziende Ospedaliere Universitarie, con l’obiettivo di imparare il maggior numero di tecniche, nozioni e comportamenti utili per diventare dei buoni professionisti della salute.

Il percorso di studi, che ha vissuto un mutamento radicale nel corso degli anni, visti anche l’aumento notevole dei carichi di lavoro, non è certo tra i più semplici. Gli studenti si approcciano alle numerose materie di studio alle quali si intervallano i turni di tirocinio clinico e didattico, le ore di didattica frontale e le sessioni d’esame.

Gli studenti, inoltre, incontrano le resistenze di alcune realtà che sono, per certi versi, troppo legate al passato, dove le innovazioni tecniche e l’evoluzione professionale si scontrano con le tradizioni ancillari e i timori reverenziali.

I Corsi di Laurea in Infermieristica delle Università italiane sfornano ogni anno circa 7 mila professionisti pronti a far parte dell’esercito dei 270 mila lavoratori del Sistema Sanitario Nazionale.

Di questi, in tempi di spending review, crisi finanziaria e tagli alla sanità, trova un’occupazione, ad un anno dalla laurea, una percentuale che ha visto il suo valore ridursi nel corso degli anni.

Nonostante ciò le richieste di immatricolazione al Corso di Laurea sono importanti e nelle Università vengono formati quelli che sono tra i professionisti sanitari più apprezzati e preparati in Europa, richiesti soprattutto nella patria del Nursing, la Gran Bretagna.

Tirocinio clinico e tirocinio didattico

Nel corso degli anni, di pari passo con l’evoluzione della professione, anche la strategia formativa che riguarda i tirocini è mutata. Oggi gli aspiranti infermieri possono godere di una formazione più personalizzata rispetto al passato, grazie anche all’inserimento della figura del Tutor che alleggerisce quella del Coordinatore dal compito di unico riferimento ufficiale dei gruppi di studenti nelle Unità Operative.

È fondamentale analizzare le due tipologie di tirocinio che lo studente in Infermieristica va ad affrontare: il tirocinio clinico e il tirocinio didattico.

Il tirocinio clinico è l’insieme di attività a scopo formativo che vengono svolte all’interno degli ambienti propri dell’ambito professionale: unità operative ospedaliere, ambulatori, camere operatorie, territorio, residenze socio assistenziali ed enti convenzionati.

Viene esercitato attraverso attività dirette e non simulate, a contatto con situazioni reali e persone fisiche. Si differenzia dal tirocinio didattico, il quale prevede l’insegnamento teorico della pratica, della metodologia e dei comportamenti clinici e viene esplicato attraverso la partecipazione a lezioni frontali, seminari e convegni promossi da docenti, Tutor, specialisti del settore ed esperti della didattica, con o senza l’ausilio di dispositivi clinici.

Entrambi i percorsi sono a frequenza obbligatoria e devono essere sostenuti per un totale di circa 1800 ore e di 60 crediti formativi universitari.

I futuri infermieri svolgono, in media, 400 ore di tirocinio nel corso del primo anno di corso, 600 nel secondo e 800 per quanto riguarda l’ultimo anno. È variabile il numero delle Unità Operative assegnate nel corso dei tre anni. La responsabilità della gestione dei tirocinanti, nel contesto delle diverse Unità Operative, è affidata ai Tutor, infermieri esperti e selezionati che hanno il compito di seguire e valutare lo studente durante il periodo di formazione nella loro area di competenza. Essi rispondono direttamente al Coordinatore Infermieristico della sede operativa e al Direttore del Corso di Laurea che sarà il responsabile della valutazione semestrale.

Il direttore della Didattica Professionale del Corso di Laurea, all’inizio di ogni anno accademico e in collaborazione con altri Docenti, pianifica gli obiettivi educativi, gli standard attesi, le modalità di valutazione e decide le sedi di tirocinio in cui inserire gli studenti in base a criteri quali l’offerta di opportunità di apprendimento, la presenza di professionisti adeguatamente preparati e motivati, l’esistenza di modelli organizzativi e professionali validi e appropriate condizioni di sicurezza per lo studente.

Gli studenti hanno l’opportunità di svolgere il loro praticantato e sostenere parte degli esami anche all’estero, seguendo il famosissimo programma formativo Erasmus. Tra le mete più gettonate vi sono Spagna, Inghilterra, Finlandia, Norvegia e Irlanda, le stesse che pubblicano il maggior numero di offerte lavorative.

Il programma, al quale una grossa fetta di studenti di infermieristica italiani aderisce ogni anno, offre l’opportunità di vivere un’esperienza di studio fuori dai confini peninsulari, permettendo di imparare una nuova lingua e di vivere esperienze cliniche e di vita completamente diverse, arricchendo ulteriormente il curriculum professionale.

Obiettivi e criteri di valutazione

La finalità del tirocinio è quella di preparare nella maniera più efficace i futuri infermieri, in modo che la loro formazione sia a 360 gradi e l’inserimento dei neolaureati nel mondo del lavoro il più rapido e qualitativo possibile, senza che questo comprometta il diritto ad un periodo di affiancamento nel futuro contesto lavorativo.

Gli studenti, alla conclusione dei tre anni, devono aver sviluppato buone competenze tecnico professionali, cliniche ed etico sociali che andranno a perfezionare con l’esperienza e l’aggiornamento continuo.

L’assistenza di base deve ricevere un occhio di riguardo durante la formazione dello studente, in quanto fondamentale e propria dell’operato di una categoria di professionisti che ne ha da sempre fatto il perno centrale, attorno al quale ruotano la dignità della persona e le altrettanto importanti competenze specialistiche dell’infermiere.

Merita una nota la responsabilizzazione del tirocinante che deve essere ottenuta sia prima che durante il percorso di studi. Si formeranno infermieri e come tali dovranno prendere atto di quello a cui andranno incontro: lo svolgimento di una professione complicata, dalle forti implicazioni etiche e dalle pressanti responsabilità legali, che merita, anche in virtù di tutto ciò, di essere preservata e omaggiata ogni giorno.

Il processo di valutazione deve essere trasparente e gli studenti devono, sin dall’inizio, essere al corrente degli standard richiesti dalle Università. I criteri di valutazione si basano appunto sul raggiungimento degli standard richiesti all’inizio del percorso accademico e possono prevedere l’effettiva acquisizione da parte del tirocinante di determinate tecniche e comportamenti clinici e la loro illustrazione teorica.

Il piano di valutazione è eterogeneo a seconda della sede universitaria scelta e può prevedere esami scritti, orali, prove pratiche con l’utilizzo di manichini, presidi e dispositivi clinici. La valutazione globale e finale dell’esame di tirocinio è, come per tutti gli altri esami, espressa in trentesimi.

L’innovazione prima di tutto gli studenti chiedono una revisione del percorso didattico

Il calo occupazionale che ha investito la professione infermieristica da alcuni anni a questa parte, causato dal blocco del turnover e dai tagli alla sanità, ha in qualche modo influenzato il numero di iscrizioni ai Corsi di Laurea; nonostante siano migliaia le adesioni ogni anno ai test di ingresso, nel 2015 si è registrato un calo del 20%.

Il livello di soddisfazione dei neolaureati per quanto riguarda il tirocinio al termine dei tre anni accademici è buono, ma non ottimo. Gli studenti generalmente lamentano un eccessivo carico della mole di lavoro, soprattutto per quanto concerne il rapporto lezioni – esami – tirocinio ed una poca flessibilità da parte degli organi didattici competenti in merito.

Il processo di riforma ispirato dal popolo studentesco vorrebbe una maggiore preparazione sulle materie di primo soccorso con l’inserimento nel piano di tirocinio didattico di un corso obbligatorio di Basic Life Support e di periodi di tirocinio clinico più lunghi nelle Unità Operative di Medicina, Chirurgia e Pronto Soccorso. L’aspetto più preoccupante riguarda però le numerose proteste circa la presenza del fenomeno del demansionamento degli studenti infermieri già durante il percorso di tirocinio clinico. Non è infatti raro ritrovare studenti ai quali vengano affidati compiti non professionalizzanti che non solo non sono propri dell’infermieristica odierna, ma che inconsciamente la logorano lentamente, atto dopo atto.

Sono gli studenti stessi a delineare un quadro pietoso di alcune realtà ancora legate alle tradizioni ancillari, dove le innovazioni delle tecniche e delle responsabilità infermieristiche si scontrano con quanto di più pericoloso si possa esprimere in un contesto in continua evoluzione come quello sanitario: “si è sempre fatto così!”.

Il demansionamento non può essere lasciato in eredità, non può essere insegnato, va combattuto ogni giorno, con ogni arma a disposizione e sradicato fin dalle radici, affinché non si palesino nuove generazioni di infermieri con una cultura professionale già avvelenata e antiprogressista.

I futuri infermieri hanno bisogno di una formazione esigente, ma anche di esempi positivi da seguire e niente è più stimolante e professionalizzante di un modello culturale focalizzato sull’innovazione e la ricerca dell’eccellenza.

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