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COVID-19

Impatto della pandemia sulla mortalità italiana

di Giacomo Sebastiano Canova

È stato pubblicato dall’ISTAT, in collaborazione con l’ISS, il rapporto contenente l’analisi della mortalità nel periodo gennaio-novembre 2020 per il complesso dei casi e per il sottoinsieme dei soggetti positivi al Covid-19. Il documento, inoltre, fa il punto sulle principali caratteristiche dell’epidemia e sugli effetti sulla mortalità totale, distinguendo tra la prima (febbraio-maggio 2020) e la seconda ondata epidemica (settembre-novembre 2020).

Lo scenario epidemico

Il rapporto pubblicato il 30 dicembre 2020 dall’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), congiuntamente all’ISS (Istituto Superiore di Sanità), in riferimento all’impatto della pandemia da Covid-19 in Italia, evidenzia come lo scenario di diffusione epidemica nel nostro Paese possa essere sintetizzato in tre fasi.

La prima, dal 20 febbraio alla fine di maggio 2020 (prima ondata), si è caratterizzata per una rapidissima diffusione dei casi e dei decessi e per una forte concentrazione territoriale prevalentemente nel Nord del Paese. Nella stagione estiva (fase di transizione), periodo giugno-metà settembre 2020, la diffusione è stata molto contenuta, ma a partire da metà agosto si sono identificati focolai sempre più numerosi in tutto il Paese e, a partire dalla fine di settembre (seconda ondata), i nuovi casi sono aumentati per alcune settimane con un ritmo esponenziale finché, dalla metà ottobre, le ordinanze a livello regionale e l’adozione di ulteriori misure di contenimento a livello nazionale hanno portato a un’inversione di tendenza in quasi tutte le Regioni.

*Numero di casi di Covid-19 per data di prelievo/diagnosi e numero di tamponi (per milione di abitanti). Italia, febbraio–novembre 2020

Popolazione colpita e mortalità

In riferimento alla popolazione colpita, nella seconda ondata resta invariata la prevalenza della componente femminile (54%), ma è diminuita la classe di età mediana dei casi: 45-49 anni rispetto a 60-64 anni della prima ondata. Contestualmente, è calato in percentuale il dato dei contagi registrato nella popolazione molto anziana (80 anni e più), che è passata dal 26% nella prima ondata all’8% nella seconda.

In riferimento alla mortalità, nel periodo tra febbraio e novembre 2020 si sono registrati 57.647 decessi avvenuti in persone positive al Covid-19, nel cui ambito è rimasta pressoché invariata la percentuale di soggetti in età inferiore ai 50 anni che si attesta attorno all’1% per entrambi i generi. La classe degli over 80 risulta quella con la più alta percentuale di decessi per Covid-19 (il 60% dei decessi complessivi).

Dalla fine del mese di febbraio si è osservata una netta inversione di tendenza rispetto alla favorevole evoluzione della mortalità che aveva caratterizzato la stagione invernale 2019-2020. Nei mesi di marzo e aprile, infatti, contemporaneamente alla diffusione dell’epidemia di Covid-19 si è osservato un importante incremento dei decessi per il complesso delle cause rispetto al livello atteso sulla base della media del periodo 2015-2019.

Durante la prima fase dell’epidemia si sono contati oltre 211 mila decessi (da marzo a maggio del 2020), 50 mila in più rispetto alla media dello stesso periodo del 2015-2019, di cui oltre 45 mila relativi a residenti nel Nord del Paese. L’incremento nelle regioni del Nord ha fatto registrare quasi un raddoppio dei decessi nel mese di marzo (+94,5% rispetto alla media dello stesso mese del periodo 2015-2019) e un incremento del +75,0% ad aprile.

Nel periodo giugno-settembre, in corrispondenza con la fase di transizione della diffusione dell’epidemia di Covid-19, si è osservata una riduzione della mortalità totale che ha portato, in tutte le regioni/province autonome, il numero dei decessi per il complesso delle cause registrati nel 2020 in linea con i valori di riferimento del periodo 2015-2019.

Florence Nightingale

Viceversa, a partire dalla metà di ottobre 2020 sono diventati via via più evidenti gli effetti della seconda ondata epidemica sulla mortalità totale. In termini assoluti si stima per i mesi di ottobre e novembre 2020 un aumento di decessi per il complesso delle cause di oltre 31 mila e settecento unità. In molte regioni del Nord l’eccesso di mortalità totale del mese di novembre supera quello del picco di marzo-aprile: in Valle d’Aosta (+139,0% rispetto al +71,0% di aprile), in Piemonte (+98,0% a novembre rispetto al +77,0% di aprile), Veneto (+42,8% rispetto al +30,8% di aprile), e Friuli-Venezia Giulia (+46,9% vs +21,1%).

[Nell'immagine, i decessi settimanali per ripartizione geografica nel periodo 5 gennaio–28 novembre. Anno 2020 e media 2015-2019 (valori assoluti)]

Da fine febbraio a novembre i decessi Covid-19 rappresentano il 9,5% del totale dei decessi del periodo. Durante la prima ondata epidemica (febbraio-maggio) questa quota è stata del 13%, mentre nella seconda ondata il contributo complessivo dei decessi Covid-19 è passato a livello nazionale al 16% (con un considerevole aumento nel mese novembre).

Se si considerano i contributi per fasce di età dei decessi Covid-19 alla mortalità generale si può notare come, a livello nazionale, la mortalità Covid-19 abbia contribuito al 4% della mortalità generale nella classe di età 0-49 anni, all’8% nella classe di età 50-64 anni, all’11% nella classe di età 65-79 anni e all’8% negli individui di ottanta anni o più.

Nel periodo di osservazione dell’epidemia di Covid-19 (febbraio-novembre 2020) si stimano complessivamente circa 84 mila morti in più rispetto alla media del 2015-2019. I decessi di persone positive al Covid-19 registrati dalla Sorveglianza integrata riferiti a questo periodo sono 57.647 (il 69% dell’eccesso totale).

Età dei deceduti

Per quanto riguarda le classi di età, lo scostamento della mortalità dall’andamento precedente al periodo in cui è iniziata l’emergenza è ben evidente a partire dal mese di marzo per le età superiori ai 49 anni e aumenta al crescere dell’età. L’eccesso di circa 50 mila decessi per il complesso delle cause riscontrato a livello nazionale per il periodo marzo-maggio 2020, rispetto alla media dello stesso periodo degli anni 2015-2019, è dovuto per il 72% all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più (36.400 decessi in più).

L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 23% dell’eccesso di decessi in corrispondenza della prima ondata dell’epidemia di Covid-19; in termini assoluti l’aumento rispetto al dato medio 2015-2019 è di circa 11.700 decessi (che complessivamente in questa classe di età ammontano a poco meno di 53 mila).

Nei mesi di ottobre e novembre si è osservato un fenomeno analogo, in quanto l’incremento complessivo dei decessi ha superato le 31.700 unità, di cui oltre 23 mila decessi in più nella classe di età da 80 anni in poi (che copre il 74% dell’aumento dei morti totali del bimestre). Per quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, per quasi tutto il periodo considerato i decessi mensili del 2020 sono inferiori a quelli medi del 2015-2019, ad eccezione del dato di marzo e di novembre riferito agli uomini residenti al Nord, per cui si osserva un incremento rispettivamente dell’11% e del 4,9%.

Il fatto che la mortalità della popolazione più giovane sia nel 2020 generalmente inferiore alla media del 2015-2019 si può spiegare considerando sia la minore letalità dell’epidemia al di sotto dei cinquanta anni, sia la riduzione della mortalità per alcune delle principali cause che interessano questo segmento di popolazione come quelle accidentali, per effetto del lockdown e del conseguente blocco della mobilità e di molte attività produttive.

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