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Emergenza-Urgenza

Incidenza arresto cardiaco in pandemia Covid-19

di Giacomo Sebastiano Canova

Extraospedaliera

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È stato recentemente pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine uno studio italiano1 che ha analizzato l’incidenza degli arresti cardiaci extraospedalieri in quattro province lombarde durante la pandemia Covid-19, confrontando i dati con l’anno precedente. Questo studio, seppur condotto su un cluster molto piccolo di pazienti, sembra dimostrare l’esistenza di una correlazione tra il Covid-19 e la probabilità di avere un arresto cardiaco extraospedaliero.

Covid-19 e incidenza di arresto cardiaco: lo studio italiano

Nonostante sia noto il rischio di presentare insufficienza respiratoria acuta e/o complicanze cardiache dovute all’infezione Covid-19, non è chiaro se vi sia un’associazione tra questa patologia e l’arresto cardiaco extraospedaliero. La regione Lombardia è stata tra le prime aree ad avere un focolaio di Covid-19 al di fuori dalla Cina; il primo caso è stato diagnosticato il 20 febbraio 2020 nella provincia di Lodi. Usando il registro degli arresti cardiaci della Lombardia (Lombardia CARe), sono stati confrontati gli arresti cardiaci extraospedalieri avvenuti nelle province di Lodi, Cremona, Pavia e Mantova durante i primi 40 giorni dell’epidemia di Covid-19 (dal 21 febbraio al 31 marzo 2020) con quelli verificatisi nello stesso periodo nel 2019 (dal 21 febbraio al 1 aprile 2019, per tenere conto dell’anno bisestile).

Sono state inoltre esaminate le segnalazioni quotidiane di nuovi casi Covid-19 registrati dal Dipartimento Nazionale di Protezione Civile e sono stati individuati, attraverso il database Lombardia CARe, i pazienti con sintomi indicativi di Covid-19 (febbre ≥ 3 giorni prima dell’arresto cardiaco extraospedaliero con tosse, dispnea o entrambi) o risultati positivi dei test per rilevare SARS-CoV-2 nei tamponi faringei ottenuti prima dell’arresto cardiaco extraospedaliero o dopo la morte.

Risultati dello studio

Durante il periodo preso in analisi nel 2020, nel territorio delle quattro province lombarde sono stati segnalati in totale 9806 casi di Covid-19. Sempre durante questo periodo, sono stati identificati 362 casi di arresto cardiaco extraospedaliero, rispetto ai 229 casi identificati durante lo stesso periodo nel 2019 (+58%). In tutte e quattro le province sono stati osservati aumenti di varie dimensioni nel numero di casi di arresto cardiaco extraospedaliero.

Il sesso e l’età dei pazienti erano simili nei periodi 2020 e 2019, ma nel 2020 l’incidenza di arresto cardiaco extraospedaliero per causa medica era superiore di 6.5 punti percentuali, l’incidenza di arresto cardiaco domestico era superiore di 7.3 punti percentuali e l’incidenza di arresto cardiaco non testimoniato era superiore di 11.3 punti percentuali.

Il tempo di arrivo mediano del servizio medico di emergenza è stato di 3 minuti in più nel 2020 rispetto al 2019 e la percentuale di pazienti che hanno ricevuto rianimazione cardiopolmonare da parte di astanti era inferiore di 15.6 punti percentuali.

Tra i pazienti in cui la rianimazione è stata tentata dal servizio medico di emergenza, l’incidenza di decessi extraospedalieri è stata di 14.9 punti percentuali in più nel 2020 rispetto al 2019.

Implicazioni per la pratica

Questo studio, seppur condotto su un cluster molto piccolo di pazienti, sembra dimostrare l’esistenza di una correlazione tra il Covid-19 e la probabilità di avere un arresto cardiaco extraospedaliero.

I dati che ne derivano sono in linea con le indicazioni internazionali2 e nazionali3, in particolare in riferimento al tempo aumentato di arrivo dell’équipe di soccorso data la necessità di indossare gli idonei DPI per trasmissione aerea, consigliati dalle linee guida internazionali.

Inoltre, l’aumentata mortalità potrebbe derivare dal fatto che la maggior parte degli arresti cardiaci nel paziente Covid-19 sono di natura ipossica; da qui ne deriva che le chance di sopravvivenza del paziente sono scarse.

Questo potrebbe essere un primo indicatore di outcome del paziente Covid-19 in arresto cardiaco, che merita di essere preso in considerazione nel caso in cui si soccorra un paziente simile. In questo caso, escluse altre cause, le linee guida ERC recentemente pubblicate consigliano di non protrarsi a lungo con la rianimazione dati gli scarsi esiti della stessa e, inoltre, per non esporre per lungo tempo il personale al rischio di essere infettati per eseguire manovre che comunque avrebbero scarsi outcome.

Infine, lo studio mette in risalto come non solamente i pazienti ricoverati in ospedale possano andare incontro ad esito infausto, ma anche coloro che sono in isolamento domiciliare. In questo caso va considerato uno stretto monitoraggio degli stessi da parte dei servizi territoriali, al fine di intercettare per tempo un declino clinico e prevenire l’evenienza di un arresto cardiaco in ambito domestico.

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