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COVID-19

Nursind: al Brotzu personale medicina d’urgenza allo stremo

di Redazione Roma

Nell’ospedale di Cagliari il personale sanitario, infermieristico e oss, è fiaccato dall’elevato numero di contagi da Covid-19 e dal carico di lavoro insostenibile, con 1 infermiere per 20 pazienti. La denuncia di Fabrizio Anedda, segretario del Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche.

Medicina d'urgenza Brotzu, denuncia NurSind: personale al collasso

Eccesso di contagi da Covid-19 e conseguente, insostenibile mole di lavoro per il personale sanitario, infermieristico e oss dedicato. Non fa eccezione, in questo senso, il reparto di medicina d’urgenza dell’ospedale Brotzu di Cagliari, come denuncia Fabrizio Anedda, segretario del sindacato delle professioni infermieristiche NurSind, attraverso una lettera inviata all’assessore regionale della Salute Mario Nieddu, Spresal Assl Cagliari, al commissario straordinario Azienda Brotzu Paolo Cannas, al Responsabile U.O. Medicina d’urgenza Pietro Tronci e al RSPP Azienda Brotzu, Bruno Facen.

Spiega Anedda: All’interno del reparto si sono verificati troppi casi di contagio da Covid-19. Su 20 infermieri, 3 sono in malattia e non sono stati sostituiti e uno in quarantena preventiva. Di questi 16 rimasti 2 sono part-time e soltanto uno copre il turno di notte.

La situazione di pericolo per la salute dei lavoratori diviene ancora più complessa considerando che tre infermieri sono affetti da Covid. Pertanto, risultano in 13 a coprire tutti i turni e seguire i pazienti. Per quanto concerne i contagi nel reparto: 3 infermieri, 3 oss e 3 specializzandi, oltre a 12 pazienti trasferiti in altro reparto Covid-19. Una condizione complicata, cosicché l’assistenza in alcuni turni di lavoro diventa, di fatto, ingestibile.

Si toccano indici di rapporto tra infermieri e pazienti pari a 1/20 – continua il sindacalista – quando dovrebbe essere di 1/6. E ancora, mancano operatori di supporto in dotazione stabile nel corso del servizio di notte e solo un operatore in comune con la Medicina 1, pertanto con un indice di rapporto relativo di 1/80 circa. Una condizione pericolosa che interessa la salute dei pazienti stessi.

A questo proposito, Anedda evidenzia: Per quanto ci hanno riferito, i pazienti che hanno soggiornato nella medesima stanza di degenza con i pazienti risultati positivi al Covid-19 sono stati raggruppati all’interno di tre stanze identificate come “zona rossa”. Stanze, però, che non comunicano in modo diretto con il corridoio. Tradotto, al personale che vi accede per erogare l’assistenza non sono assicurati idonei spazi filtro indispensabili sia per la vestizione sia per la dismissione dei dispositivi di protezione individuali, conclude Anedda.

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