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Contratti sanità: I miei dubbi sul futuro degli infermieri

di Sofia Guerra

Pubblico Impiego

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Il prossimo contratto pubblico? Se non potrà essere un balzo, che almeno sia un vero passo in avanti. È la speranza di tutti gli infermieri, compresa Sofia Guerra, che – come molti – non nasconde le sue perplessità: Da ciò che ho letto sui commenti all’Atto di indirizzo dell’Aran per il rinnovo contrattuale – partendo dalle analisi di Del Gaudio e Schiavon e arrivando a quelle di Proia – non riesco ad essere fiduciosa, né ottimista. Vorrei altri elementi per capirci di più e in futuro vorrei tanto poter riconoscere di essermi sbagliata.

Il prossimo contratto: Passo avanti o il minimo che si potesse fare?

Tutti i dubbi di Sofia Guerra, infermiera, sull'Atto di indirizzo Aran per il rinnovo contrattuale

Ho letto con molto interesse due articoli sull’Atto di indirizzo dell’Aran per il rinnovo contrattuale. Quello firmato Saverio Proia, che vede dei passi avanti per gli infermieri, tratta in maniera molto ampia i contenuti dell’Atto e risponde a quanto affermato da Del Gaudio e Schiavon nella loro analisi. Nell’articolo a doppia firma, invece, si analizza la parte dell’Atto che tratta il tema dell’assetto professionale. Le posizioni espresse nei due articoli sono dunque decisamente diverse.

Da una parte si manifesta delusione, perché non c’è stato l’atteso passo in avanti nel delineare la progressione di carriera nella clinica per gli infermieri. Evidentemente si attendeva un qualche richiamo alla laurea magistrale ad indirizzo clinico per l’esercizio delle funzioni specialistiche.

Dall’altra si evidenzia che negli Atti di indirizzo ci si richiama esclusivamente a norme esistenti e che è quindi impossibile parlare di laurea magistrale per l’infermiere specialista, perché non prevista, attualmente, da alcuna norma.

Il dr. Proia richiama la stagione delle riforme incredibili ed insperate, quella delle leggi 42/99, 251/00 e 43/06 e afferma che, dopo quelle norme, l’Atto di indirizzo è la prima significativa vittoria per la professione infermieristica dopo tanti anni di guerra di posizione che ha visto anche grandi delusioni e talora battute d’arresto.

Del Gaudio e Schiavon - per il Gruppo 27 aprile - richiamano le numerose azioni poste in essere negli ultimi anni, costantemente boicottate, sottaciute e in parte tradite non onorando documenti siglati da ministri, sottosegretari e rappresentanti regionali e ignorando completamente un comma, il 566, che è parte di una legge vigente e che se utilizzato avrebbe potuto ammodernare gli attuali contenuti professionali e le relazioni fra le diverse professioni sanitarie, medici compresi.

Posizioni diverse, dunque, molto interessanti e base per ulteriori approfondimenti.

Ed in tale logica, lasciando sullo sfondo anche se ben in evidenza le due diverse letture, vorrei fare una mia riflessione su alcune affermazioni del dr. Proia.

Il dr. Proia dice che con l’Atto si possano dare indirizzi per i rinnovi contrattuali richiamandosi esclusivamente alle norme vigenti.

Io allora mi chiedo se è coerente richiamarsi a leggi regionali che non sono valide su tutto il territorio nazionale e di cui sarebbe comunque interessante avere specifici riscontri. Al di là di quella affermazione che, a mio parere, può essere ritenuta contraddittoria, credo sia bene ricordare che le norme regionali devono essere coerenti con l’ordinamento giuridico nazionale. Proprio perché non possono essere differenziate le funzioni, l’esercizio dei professionisti sanitari e l’assunzione delle relative responsabilità di fronte a tutti i cittadini e al Sistema salute nella sua completezza.

Cioè, facciamo un contratto nazionale rifacendoci a leggi di qualche regione (ribadisco: quante regioni, quali?) che altre regioni non hanno modo di poter osservare?

Nell’articolo si afferma poi che è stato chiesto all’Aran di far sì che nel contratto venga data una risposta normativa ed economica all’evoluzione della professione prevedendo due nuovi ed originali incarichi di alta professionalità, il professionista specialista con laurea e master di I livello e il professionista esperto, che è l’infermiere che ha acquisito competenze più avanzate sulla base di scelte programmatiche e di corsi locali o regionali.

E anche qui mi chiedo e vorrei leggere in quale legge o norma nazionale si indicano o definiscono le competenze avanzate. Se così non è, ne deriverebbe che si può andare oltre l’attuale pur in mancanza di norme specifiche.

Quindi, si riconosceranno aumenti contrattuali in base a competenze che ogni Regione autonomamente definisce “avanzate”? E ancora, le competenze avanzate riconosciute in una regione potrebbero non esserlo più in un’altra?

Nell’articolo viene anche detto che il “contratto da una parte aggiornerà le declaratorie dei profili nella categoria D all’evoluzione realizzatasi in questi ultimi anni, ma soprattutto descriverà la declaratoria delle sei aree specialistiche individuate per la professione infermieristica partendo proprio dal contributo elaborato in materia dalla Federazione Iipasvi”. Di nuovo, qual è norma di riferimento?

Per quanto ho letto, il documento Ipasvi andava ben oltre le aree previste nel profilo professionale datato 1994 che, fra l’altro, non erano in numero di 6. E quindi?

Altro dubbio: ma le declaratorie si fanno per professione? E questa che è una novità, si avrebbe dal prossimo contratto? Quindi ogni professione sanitaria avrà nel contratto proprie declaratorie diverse da quelle delle altre professioni? Mi piacerebbe capire meglio e avere qualche ulteriore elemento per riflettere e dibattere

Il dott. Proia parla di un processo di valorizzazione della professione infermieristica e di tutte le professioni sanitarie che inizia qui e da qui continuerà per altri capitoli sempre più avanzati…

Il prossimo contratto sarà senz’altro un passo avanti, visto il fermo quasi decennale, ma ha paura che si riveli un passettino. Meno di così non si poteva proprio. Però ci dicono che dobbiamo essere fiduciosi.

Francamente non sono tanto fiduciosa e nemmeno tanto ottimista, ma sarò più che felice, nell’eventualità, di riconoscere di essermi sbagliata.

Sofia Guerra, Infermiera

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