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sostegni alle famiglie

Assegno unico figli 2021, a chi spetta e come funziona

di Redazione Roma

Favorire la natalità, supportare la genitorialità e promuovere l’occupazione, in particolare femminile. Sono gli obiettivi del governo attraverso l’assegno unico familiare per i figli 2021. Uno strumento centrale, secondo il premier Draghi, convinto che un piano volto alle generazioni future deve riconoscere la nostra realtà demografica.

L’assegno ha un valore massimo di 250 euro, in base all’Isee

Uno strumento centrale e onnicomprensivo per il supporto delle famiglie con figli, in sostituzione delle misure frammentarie vigenti fino ad oggi. Parole del presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenuto alla Camera dei deputati per illustrare il Recovery Plan (che prevede 19,7 miliardi destinati alla Sanità.

Il premier è tornato sull’assegno unico per i figli, che dovrebbe entrare a regime dal primo luglio 2021 e assicurare un sostegno famigliare in base all’Isee. Così in questi giorni milioni di famiglie si stanno rivolgendo agli operatori fiscali per il calcolo dell’indicatore della situazione economica equivalente (che di fatto rappresenta il primo passo per avvicinarsi all’assegno dal mese di luglio).

Parliamo di una riforma che costituisce un cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia e a supporto della natalità, ha dichiarato l’ex governatore della Banca centrale europea, specificando che un piano volto alle prossime generazioni deve riconoscere la nostra realtà demografica: l’Italia è uno dei paesi con la più bassa fecondità in Europa, meno di 1,3 figli per ciascuna donna, rispetto alla media europea di 1,6. Da parte sua, inoltre, il premier Draghi è convinto che per mettere i giovani nella condizione di formare una famiglia occorre replicare a tre richieste: un welfare adeguato, una casa e un lavoro garantito.

Facciamo un passo indietro: lo scorso 6 aprile è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale n. 82 la Legge n. 46/2021, contenente appunto la “Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e universale”. L’assegno ha un valore massimo di 250 euro, in base all’Isee, e – previsto per ciascun figlio – corrisponde ad una quota mensile costituita da una parte universale e una parte variabile del reddito complessivo della famiglia.

La domanda per l’assegno unico per i figli dovrà essere inoltrata all’Inps e sarà necessario avere un Isee aggiornato in corso di validità. L’assegno unico per i figli 2021 sarà rivolto ad una vasta platea di beneficiari. Dettagliando: lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi, liberi professionisti, incapienti (ovvero i contribuenti che hanno un reddito tanto basso da non doverlo dichiarare al fisco oppure che, in caso di dichiarazione, non possono ottenere i benefici previsti per le detrazioni d’imposta).

Inoltre, la richiesta dell’assegno per i figli – che sostituisce l’Assegno per il nucleo familiare e le detrazioni Irpef – può essere formulata da tutte le mamme dal settimo mese di gravidanza. E ancora, dai 18 anni di età, una somma ridotta rispetto all’assegno potrebbe essere accreditata direttamente al figlio se è iscritto all’università, è un tirocinante, è iscritto a un corso professionale, svolge il servizio civile o svolge un lavoro a basso reddito (non è stato definito un tetto massimo).

L’assegno non dovrebbe essere incompatibile con altri profili di sostegno (ad esempio, il reddito di cittadinanza) e verrà riconosciuto sotto forma di credito di imposta o erogazione mensile diretta. Secondo i dati Istat, l’assegno unico per i figli 2021 dovrebbe interessare 12,5 milioni di bambini e ragazzi, di cui 10 milioni sono minori.

Ma, conti alla mano, quanto si potrà ottenere?

Rifacendosi ad una simulazione effettuata dal gruppo di lavoro Arel/Feg/Alleanza per l’infanzia, l’assegno rischierebbe – in taluni casi – di subire un “taglio” dell’importo rispetto ai 250 euro.

Stando allo scenario prospettato, infatti, l’80% delle famiglie italiane prenderebbe 161 euro al mese per ogni figlio minore e 97 per ogni figlio che non ha compiuto 21 anni d’età (il calcolo è legato alla considerazione secondo cui 8 famiglie su 10 hanno un Isee inferiore a 30 mila euro).

Ad ogni modo, l'importo dell’assegno si riduce se si alza l’Indicatore della situazione economica equivalente: per un Isee sopra i 52mila euro, infatti, il contributo scende a 67 euro al mese per i figli minori e a 40 euro per i figli maggiorenni (ma di età non superiore ai 21 anni).

Il quadro agevolerebbe sia i lavoratori autonomi sia quelli incapienti, entrambe categorie che attualmente non rientrano negli assegni famigliari. E i lavoratori dipendenti? La categoria risulterebbe, in quest’ottica, sfavorita: 1,35 milioni di famiglie perderebbero in media 381 euro all’anno. Una disparità che, per essere arginata, richiederebbe 800 milioni in più all’anno.

Giornalista
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